![]() Tra le specialità dolciarie del Natale troviamo i mostaccioli, tipici della tradizione gastronomica napoletana e poi diffusi su tutto il territorio nazionale. Scopriamone storia e curiosità. Mano mano che ci avvicinavamo al Natale, abbiamo approfondito alcuni dolci tipici delle feste. Abbiamo infatti già parlato della storia del panettone e di quella del pandoro, oggi invece ci spostiamo al Sud Italia alla scoperta del mostacciolo. In Campania, in particolare, infatti, non c'è tavola natalizia che non includa tra i dolci anche questi gustosi prodotti da forno o da pasticceria al cioccolato (ben accompagnati anche da roccocò e struffoli). Il mostacciolo è un dolce che nasce dalla tradizione dolciaria di Napoli (dove vengono chiamati anche "mustacciuoli") e che sono ben riconoscibili data la loro tipica forma romboidale e la copertura con glassa al cioccolato (quasi sempre fondente). L'origine dei mostaccioli Il nome ha una derivazione latina, dal termine mosto, "mostum", ingrediente utilizzato in passato nelle ricette culinarie ma ancora oggi rintracciabile in alcune ricette più tradizionali e casalinghe del dolce. L'origine del mostacciolo si può far risalire già ai tempi di Catone, che in "De agri cultura" parlava di piccoli dolci chiamati "mustacei" a base di anice, mosto e farina, quindi molto aromatizzati. In epoca tardo-medievale troviamo invece i "mostazoli", biscotti a base di mosto cotto. La versione napoletana di questo biscotto, però, sembra proprio prendere piede senza mosto, discostandosi quindi dalla sua stessa etimologia. Nel Cinquecento due ricette di mostaccioli sono citate nelle sue opere da Bartolomeo Scappi, cuoco delle cucine vaticane con papa Pio IV e papa Pio V. Scappi li chiama piccoli pasticci secchi e afferma che possono essere serviti anche in apertura di pranzi particolarmente opulenti. Caratteristiche dei mostaccioli Di forma romboidale, sono grandi circa 12 centimetri, ma si trovano anche nella versione mignon. All'interno sono caratterizzati da una pasta morbida dal sapore di miele e frutta candita, e sono ricoperti di glassa al cioccolato (nella stragrande maggioranza fondente, ma non mancano le versioni di cioccolato al latte, bianco o verdi al gusto di pistacchio). La loro diffusione è relativa in particolar modo alla regione Campania e al Sud Italia, ma ormai sono ampiamente diffusi anche nel resto del Paese. I mostaccioli sono dolci molto "resistenti" e si mantengono molto bene per diversi giorni con l'accortezza di chiudere con una pellicola il piatto o il vassoio in cui sono presenti (e ovviamente, per via del cioccolato, di conservarli lontano da fonti di calore). Abbinamenti I mostaccioli sono perfetti se mangiati a fine pasto accompagnati da un vino dolce, da una grappa, ma ancor meglio da un liquore alle erbe. Tipici della regione Campania, il liquore Strega, di Benevento, oppure l'Anthemis, dei monaci benedettini di Montevergine (Avellino). Sempre piacevole l'abbinamento con il liquore al finocchietto.
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![]() Chi ha inventato il pandoro? Com'è nato uno dei dolci simbolo delle festività natalizie? Ecco origine e curiosità. Insieme al panettone detiene il primato del dolce più tipico del Natale. Con la sua tipica forma di stella, alto e pieno di zucchero a velo, nella versione più classica oppure rivisitato: il pandoro ha una storia interessante e curiosa che non tutti conoscono. Perchè il pandoro si chiama così? Iniziamo dalla curiosità legata al nome. La leggenda più accreditata spiega che il nome derivi dal grido di stupore di un aiutante della pasticceria dove era nato vedendo il colore dell'impasto del dolce, così simile all'oro. Chiamato poi in dialetto veneto "pan de oro". Qual è l'origine del pandoro? L'origine del pandoro è legata alla città di Verona. Le prime tracce risalgono al periodo della Repubblica Veneziana, intorno al 1500. Ma c'è anche una corrente che ritiene, invece, che il pandoro nasca come evoluzione di altri dolci. C'è chi sostiene che sia una derivazione del veronese Nadalin (ugualmente a forma di stella), altri che sia una rielaborazione del Pane di Vienna, un pane dolce simile alla brioche, di provenienza asburgica. Chi ha inventato il pandoro? La nascita ufficiale e commerciale del pandoro di Verona ha una data esatta: martedì 14 ottobre 1884. Quel giorno il pasticcere veronese Domenico Melegatti presentò il brevetto di un dolce natalizio al Ministero di Agricoltura e Commercio del Regno d’Italia. A lui si deve ufficialmente l'invenzione del pandoro veronese. Per la sua ricetta, Melegatti si ispirò a una antica tradizione veronese. Durante la sera della vigilia di Natale, le donne dei villaggi usavano riunirsi per impastare il cosiddetto Levà, un dolce ricoperto da granella di zucchero e di mandorle. L’inventore del pandoro prese la ricetta del Levà, eliminando la copertura, la quale poteva ostacolare la lievitazione, e aggiungendo uova e burro allo scopo di rendere molto soffice l'impasto. Per quanto riguarda la forma di stella, invece, si deve ad Angelo Dall’Oca Bianca, pittore impressionista di origine veronese, che disegnò lo stampo a piramide tronca e otto punte che contraddistingue il dolce. Curiosità della "sfida delle mille lire" di Melegatti Il successo del pandoro fu immediato. Il dolce fu in breve tempo apprezzatissimo e tanti cercavano di riprodurlo nella propria versione o di imitarlo fedelmente. Domenico Melegatti mise in palio "mille lire", al tempo una cifra non da poco, per chi avesse riprodotto alla perfezione la ricetta del mitico pandoro. Purtroppo, però, nessuno riuscì mai a superare la prova. |