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Da Pescara con gusto: Il Parrozzo. storia e curiosità del dolce tipico abruzzese decantato da d'Annunzio

9/11/2019

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Foto
Fatto con mandorle e cioccolato, con una ricetta della tradizione che si tramanda da anni, scopriamo il Parrozzo, una delle specialità della gastronomia abruzzese.
Ci è giunto in dono proprio oggi dai nostri zii. Coincidenza perfetta, dal momento che il post del sabato lo dedichiamo alla rubrica del cibo. Non è una novità, abbiamo mangiato il Parrozzo abruzzese già diverse volte, e ne siamo ghiotte. Si tratta di un dolce dal sapore delicato, soffice, profumato, armonioso nel gusto, ideale per il periodo autunnale e invernale. Non a caso si associa alla tradizione gastronomica del Natale. Ma perfetto per tutti i periodi dell'anno. Appena giunto, il tempo di fare una foto, e già ne è stata tagliata la prima fetta...e poi un'altra ancora...
Storia del Parrozzo
È tante ‘bbone stu parrozze nove che pare na pazzie de San Ciattè, c'avesse messe a su gran forne tè la terre lavorata da lu bbove, la terre grasse e lustre che se coce… e che dovente a poche a poche chiù doce de qualunque cosa doce…”. Gabriele D' Annunzio
Il parrozzo nasce a Pescara nel 1920, a opera del pasticciere Luigi D'Amico. L'idea originaria fu quella di realizzare un dolce che potesse ricordare un pane rustico (detto "Pane rozzo", da cui poi "Panrozzo" e "Parrozzo"). La forma era quella di una pagnotta semisferica e riprendeva le sembianze del pane povero preparato dai contadini utilizzando il granoturco, per questo dal colore giallo intenso. D'Amico utilizzò le uova per riprodurre la tipica colorazione, aggiungendo all'impasto mandorle e farina. Il colore bruno tipico della bruciatura della crosta del pane cotto nel forno a legna fu invece riprodotto ricoprendo la semisfera con una colata di cioccolato. Il primo assaggiatore fu niente di meno che Gabriele d'Annunzio, che ne decise il nome, e al quale dolce dedicò un madrigale intitolato "La canzone del parrozzo".

L'azienda Luigi D'Amico a Pescara
Il Parrozzo rappresenta il prodotto di spicco dell’azienda Luigi D'Amico di Pescara, e il suo marchio è registrato sin dal 1926 e simbolo della tradizione dolciaria abruzzese. La Ditta Luigi D’Amico nasce nella metà del secolo XIX nell’antico centro storico di C.so Manthonè. L’azienda si dedica alla vendita di prodotti alimentari e non; tra i primi il vino, le granaglie in genere e i pesci salati. Luigi D’Amico, continuando l’attività commerciale del padre Biagio, si indirizza prevalentemente sui prodotti alimentari e apre il Bar Caffè denominato “Il ritrovo del Parozzo”, con cui inizia la produzione del tipico dolce. L’attività produttiva del Parrozzo subisce gli avvenimenti legati alla Seconda Guerra Mondiale: la distruzione della sede dell’azienda e il fermo dell’attività. La ripresa è lenta: nel 1954 Luigi D’Amico muore e la proprietà passa alla figlia Teresa. Verso la fine degli anni settanta, entra in azienda il dr Pierluigi Francini, figlio di Teresa D’Amico e del professor Giuseppe Francini, e si inizia una modernissima linea per il confezionamento in atmosfera controllata. Ciò ha consentito di portare la conservazione del Parrozzo da un mese a sette mesi. Da qui una più capillare diffusione in Italia e nel mondo.

Ricetta del Parrozzo
Il Parrozzo è un prodotto da forno non lievitato. Si ottiene con semolino o farina gialla, mandorle tritate, essenza di mandorla amara, zucchero, buccia di arancia o buccia di limone ed è ricoperto da cioccolato fondente belga di alta qualità. L'impasto ottenuto si versa in uno stampo semisferico di alluminio e si cuoce in forno. Quando si raffredda, si provvede alla golosa copertura.

Come gustare il Parrozzo?
Questo dolce si presta a tanti consumi, e per la sua delicatezza incontra i gusti più disparati. Ideale per la prima colazione, accompagnato da una bevanda calda, come un tè, un orzo, un caffè, e dopo pasto con un vino dolce e aromatico o un liquore (Moscato, liquori agrumati, Contreau, Granmargner).
Dalla confezione, consigli per l'uso: per tagliare in maniera ottimale il dolce, si consiglia di utilizzare un coltello con seghetto e riscaldato. Servire a temperatura ambiente.

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