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Non voglio dimostrare niente, voglio mostrare_Fellini

massimo troisi, la sua storia attraverso le interpretazioni e i film piu' belli

5/6/2019

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FotoLocandine di alcuni dei film più noti di Massimo Troisi
Impossibile dimenticare un artista come Massimo Troisi. Ne ripercorriamo la carriera in occasione della sua precoce e tragica scomparsa, 25 anni fa.
E' entrato di diritto nella storia della comicità italiana, sedendo su uno dei gradini più alti per la naturalezza, la profondità e la sincerità delle sue interpretazioni. Sicuramente un riferimento indiscusso e immortale per l'arte comica napoletana, ma anche simbolo di un modo di fare cinema e televisione che unisce in un tributo eterno tutta Italia e il mondo intero. Massimo Troisi esordisce in televisione molto, molto presto. Da neonato, precisamente, come testimonial per la pubblicità di un latte in polvere. Il debutto su un palcoscenico lo fa a 15 anni, nel teatrino della parrocchia di San Giorgio a Cremano (Napoli), e portando il Pulcinella in giro per alcuni spettacoli di zona. 

Gli esordi televisivi
L'inizio professionale si deve alla fondazione de La Smorfia, un trio di cabaret in cui è affiancato da due cari amici, Lello Arena e Enzo Decaro. Vestito di una semplice calzamaglia nera, i tre mettono in scena sketch satirici basati sull'attualità, sulla religione (come dimenticare la ben nota "Annunciazione, annunciazione!!") e su diverse tematiche sociali. Ecco dunque l'approdo sul piccolo schermo, in alcuni programmi di gran successo nazionale, nonostante la marcata cadenza partenopea che non vive affatto come "limite" ma, al contrario, come piacevole peculiarità.

Dal piccolo al grande schermo
"Ricomincio da tre", 1981. Massimo Troisi esordisce al cinema con una pellicola prodotta da Mauro Bernardi, che lui aveva scritto, diretto e interpretato. Un vero successo ai botteghini. Moderno e originale, con un protagonista che andava oltre i soliti cliché. Ma non solo. Grande successo anche di critica, con candidature e vittorie ai David di Donatello, ai Nastri d'Argento e ai Globi d'Oro. Nonostante la fama ormai sopraggiunta prepotente, Massimo Troisi si dedica esclusivamente al cinema senza lasciarsi trascinare da facili proposte e lavorando a un film solo se e quando pronto e convinto. "Scusate il ritardo", 1983: ecco il secondo film. Qui il protagonista è Vincenzo, il Gaetano di "Ricomincio da tre" ancora più impacciato e indeciso. Solo dopo quattro anni arriva la sua terza pellicola, "Le vie del Signore sono finite", dalle soluzioni tecniche e dal linguaggio sicuramente più evoluti rispetto alle precedenti produzioni.
Intanto, nel 1984, Troisi condivide il ruolo di regista con Roberto Benigni in "Non ci resta che piangere". Un film che supera ogni record di incassi del momento. Mentre nel 1986 accetta un piccolo ruolo nel film di Cinzia Torrini "Hotel Colonial", deve rinunciare a interpretare Pulcinella di Strawinskij a causa dei problemi cardiaci che si portava dietro dall'infanzia a causa di febbri reumatiche che avevano prodotto un forte scompenso cardiaco alla valvola mitralica (che gli sarà poi fatale). Nel 1990 entra comunque il quelle vesti nel "Viaggio di Capitan Fracassa" di Ettore Scola, regista per il quale, l'anno precedente, aveva interpretato altri due film: "Splendor" e "Che ora è?" (per quest'ultimo si era aggiudicato la Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia).
Il suo ultimo film che unisce tutti i ruoli (regista, sceneggiatore e protagonista) è "Pensavo fosse amore...invece era un calesse" del 1991 con musiche di Pino Daniele. Ma l'acclamazione mondiale arriva con "Il postino", di Michael Radford (fortemente voluto da Troisi, che aveva acquistato i diritti del romanzo "Il postino di Neruda" di Antonio Skàrmeta) e da lui co-sceneggiato e interpretato. Parte per la quale, nel 1996, ha ottenuto una candidatura postuma agli Oscar come miglior attore. Un film poetico e straziante, delicato e sincero, che sembra mettere a nudo la sua vera essenza e che lo ha portato via, partendo per un viaggio senza ritorno, come accade al protagonista stesso. Fatalità del destino. Massimo Troisi muore infatti dopo poche ore dalla fine delle riprese de "Il postino", il 4 giugno 1994, a soli 41 anni, con tanto ancora da poter offrire a un pubblico che continua a ricordarlo e celebrarlo. 

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