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L'intervista - Il Maestro Alessandro Vicari: il ruolo della musica nella vita di un bambino. Attività e benefici

25/11/2019

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FotoIl Maestro Alessandro Vicari
Quanto è importante la musica nella vita di un bambino? Quali attività svolgere e come avvicinarlo a uno strumento musicale? Ne abbiamo parlato con il Maestro Alessandro Vicari di Opus Musica a Roma.
"La musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme" - Ezio Bosso.
Questa intervista inizia e finisce allo stesso modo. Si apre con una citazione del grande pianista che ha fatto della condivisione e dell'inclusione principi portanti della sua attività musicale, e si chiude con il medesimo concetto espresso dal Maestro Alessandro Vicari, fondatore e presidente dell’Ass. Cult. Opus Musica a Tor Vergata, Roma. Il concetto portante della musica è tutto lì, nella parola: insieme. Perché la musica, suprema forma di comunicazione, istintiva e primordiale, è soprattutto un modo per vivere il mondo circostante e dunque motivo di condivisione e di relazione. A partire dalla formazione dell'individuo nel grembo materno, un luogo caldo e avvolgente che già consente di "sentire" il mondo al di fuori, di relazionarsi con esso, reagendo agli stimoli sonori e incamerandone le sensazioni. Una prima forma di stare insieme, di creare una relazione con l'altro al di fuori di noi.
Proprio da qui vogliamo partire per parlare del ruolo della musica nella formazione di un bambino. E lo facciamo con un professionista del settore, il Maestro Alessandro Vicari, romano, diplomato con il massimo dei voti in pianoforte al Conservatorio S. Cecilia di Roma, da venti anni insegnante di pianoforte, con un'esperienza didattica alle spalle di educazione musicale nelle scuole primarie, autore di opere didattiche per bambini sullo studio del pianoforte, direttore di coro e d'orchestra, fondatore e presidente della Opus Musica, Associazione che propone corsi di canto e di strumento, propedeutica e musica d’insieme rivolti a tutte le età.
L'esperienza maturata lo ha portato alla ricerca di metodologie di avvicinamento alla musica, a partire dalla più tenera età. <<Insegnare vuol dire avere la capacità di trasmettere e, tale attitudine, il più delle volte è un talento innato. L’esperienza può aiutare a raffinare la metodologia, ma servono delle competenze e delle capacità di fondo>> - ci spiega Vicari, che prosegue: <<Spesso mi chiedono se un bambino è “portato” per la musica, ma io rispondo che è la musica a dover essere “a portata” del bambino. Tutti i concetti, anche quelli più difficili, vanno spiegati in modo semplice e comprensibile, altrimenti si rischia di far disamorare la maggior parte degli allievi. Se il punto di partenza e di arrivo è uguale per tutti, la scelta della strada da percorrere è molto variegata. Percorsi diversi per il raggiungimento di un unico scopo, questa è la problematica dell'insegnante. Trasmettere il sapere, unico, declinandolo. Non è sicuramente semplice, e sono necessarie doti spiccate di sensibilità e di psicologia>>.

Perché la musica è importante nella formazione di un bambino già a partire dalla sua presenza nel grembo materno?
<<Gli studi confermano che, già nel grembo materno, il bimbo che si sta formando recepisce i suoni, la voce e il battito materni in primis, che riconoscerà e cercherà successivamente, dopo la nascita. Se ci sono quindi anche altre sonorità ricorrenti che lo circondano, ovviamente imparerà a sentirle più familiari e rassicuranti. È consigliabile proporre suoni di intensità lieve e dal timbro dolce, come quelli di un carillon, di un pianoforte, di un violino, un flauto o anche di una voce che canta. La scelta dei brani o delle melodie è molto ampia, ma è bene che i brani selezionati facciano piacere innanzi tutto alla mamma. Molto sponsorizzata è la musica classica (dalla “Ninna nanna” di Brahms alla “Barcarolle” di Offenbach, a un qualsiasi Adagio di Mozart o Beethoven), ma perché no, anche la musica leggera può essere utilizzata. Non è tanto il genere di musica, ma l’organico strumentale con cui viene eseguita: eviterei i suoni con frequenze gravi e di forte intensità, come quelle della musica rock, e cercherei piuttosto delle esecuzioni in stile acustico, tipo chitarra (acustica) e voce. Ricordiamoci sempre che l'udito dei bambini è molto più sensibile, loro posseggono una soglia di udibilità diversa dall’adulto. Quindi attenzione al volume e al tipo di sonorità>>.
In cosa consistono le attività musicali che si possono svolgere con bambini da 0 a 3 anni?
<<In questa fascia di età, ovviamente, non si può parlare di didattica. Intanto dobbiamo partire dal presupposto che il neonato impara molto dall’adulto osservandolo e imitandolo. Il genitore quindi è parte attiva della lezione, che collabora ed esegue le attività proposte in simbiosi con l'insegnante. Non si usa il linguaggio parlato, ma solo il canto e alcuni semplici strumenti musicali. La musica è di per sé un linguaggio a tutti gli effetti, un modo espressivo dell'uomo. Dai bimbi di questa fascia di età ci si aspetta una semplice risposta allo stimolo musicale proposto, che consiste o in un’ imitazione fatta con la sua vocina oppure in una reazione istintiva ed espressiva (stupore, movimento, battito di mani, ecc.). Il bambino, in maniera incosciente, assorbe i prerequisiti del linguaggio musicale. Un po’ come accade in un bambino che ha un genitore che parla una lingua e l'altro che gli parla in un'altra: diventerà bilingue senza nemmeno sforzarsi più di tanto. Il beneficio di corsi così "precoci" è quindi l'assorbimento di un linguaggio in più rispetto a un bimbo che ad esempio non viene posto davanti a questo stimolo. Impara a esprimersi con il canto, sviluppa il senso del ritmo, timbricamente impara a riconoscere voci e strumenti, impara a sentire dentro di sé reazioni ed emozioni suscitati da eventi sonori>>.
Cos’è invece la propedeutica musicale?
<<Si parla di propedeutica quando si incomincia a fare didattica. Se nella fase appena presentata le reazioni sono istintive, la scoperta avviene in maniera naturale, spontanea, nonostante sia guidata, dai 3 anni in poi si può insegnare a comprendere i suoni, come ottenerli ed utilizzarli. Si dice propedeutica perché si fanno attività che sviluppano le attitudini del bambino verso gli elementi che costituiscono il linguaggio musicale, come il senso del ritmo o l’intonazione della voce. E ancora, l'ascolto dei brani, il movimento, come usare il proprio corpo per esprimere cosa ascoltiamo. Inoltre, essendo un’attività collettiva, si accrescono le relazioni con altri bambini, si prende coscienza del proprio ruolo nel gruppo e di come poter interagire in modo costruttivo insieme agli altri. A questa età sconsiglio di far seguire corsi individuali per imparare uno specifico strumento, salvo ovviamente dei casi eccezionali che vanno valutati con criterio>>.
Qual è l’età più consona per avvicinare un bambino a uno strumento musicale?
<<Dai 6 anni in su è possibile approcciarsi allo studio della maggior parte degli strumenti, ma la scelta è assai soggettiva e dipende da molti fattori. Per quelli a fiato, ad esempio, è consigliabile aspettare gli 8 anni affinché la tecnica di respirazione risulti più efficace e le mani si adattino bene allo strumento. Nel caso di altri strumenti come la chitarra o il violino, essi vengono proporzionati alla corporatura, “un mezzo” o “un quarto” dello strumento originale, ma si può arrivare persino a “un ottavo” della dimensione da adulti. Comunque è bene non avere troppa fretta di iniziare e non forzare tale scelta se non condivisa dal bambino, così come non bisogna farsi ingannare dal facile entusiasmo che un bimbo può mostrare nei confronti di uno strumento al primo approccio: per lui è come avere un giocattolo tra le mani e potrebbe stancarsi di giocare molto presto se non impara come usarlo e divertirsi con esso. La scelta dello strumento rimane spesso un punto interrogativo. In altri Paesi è più facile e naturale scoprire la “simpatia” di un bambino verso un determinato strumento musicale, per il semplice fatto che gli adulti suonano spesso in casa, per diletto, anche se non sono professionisti. Il bambino così ha la possibilità di ascoltare e toccare con mano, è direttamente coinvolto e si appassiona o meno, senza fare troppe prove o forzature. In Italia il problema è che si ascolta e si suona poca musica in casa, non c’è l’abitudine di andare ai concerti, per non parlare delle scuole, dove tale disciplina viene trascurata e sottovalutata. È assai difficile che un bambino oggi voglia imparare a suonare un oboe se non lo hai mai visto né sentito. Nella quasi totalità dei bambini, manca la consapevolezza di alcuni timbri importanti, come ad esempio quelle degli archi, suono orchestrale per eccellenza, mentre conoscono benissimo il timbro di una chitarra elettrica. La rivoluzione dovrebbe proprio partire dai nuclei familiari>>.
Come può fare un genitore per incoraggiare il desiderio innato di un bambino all’ascolto e all’armonia musicale?
<<E' importante proporre al bambino l'ascolto della musica più variegata, possibilmente dal vivo. Ci sono concerti e lezioni-concerto a misura di famiglia, manifestazioni locali con bande musicali o orchestre giovanili e musei degli strumenti. Ma se anche si lasciasse semplicemente la televisione accesa su un concerto, un evento canoro, un’opera lirica, sarebbe di certo una occasione in più per scoprire qualcosa di diverso dalla canzone radiofonica, che ha ugualmente il suo valore>>.
Quali sono i benefici di un corso/attività musicale su un bambino (a livello di sviluppo sociale e personale)?
<<Lo studio della musica in età scolare contribuisce lo sviluppo del cervello in tutte le aree, da quella logico- matematica a quella linguistica. La musica di per sé accorda tutte le materie, è un'attività utile per la crescita dell'intelletto, lo sviluppo delle capacità espressive, un’arte che affina la mente e lo spirito. Vorrei inoltre sottolineare l’importanza della "musica d’insieme" come momento ludico e sociale: se il rapporto individuo-strumento è importante, non dovrebbe rimanere l'unica modalità di contatto con la musica. Proprio per la sua essenza, essa è il modo più naturale e concreto per creare unione, relazione, contatto reciproco ed evitare l’isolamento. Fare musica insieme, come avviene ad esempio in un coro o in un'orchestra, è una magnifica esperienza, una forma di aggregazione e di scambio, interessante quanto divertente, che arricchisce ogni singola persona dal punto di vista culturale e umano e predispone il nostro spirito al valore della coesione e dell’operare uniti in armonia>>.

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    Le interviste di MyC sono il frutto del lavoro redazionale di Claudia, giornalista pubblicista, e di Laura, blogger specializzata.
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