![]() Il 16 gennaio è arrivato in Italia "La legge del sognatore", edito dalla Feltrinelli, dello scrittore francese Daniel Pennac. Un libro che nasce dalla sua grande passione per il maestro del cinema italiano Federico Fellini, che con il sogno ha dialogato tutta la vita, creando capolavori del cinema di tutti i tempi. Nell'anno del centenario della sua nascita, Pennac porta Federico Fellini in libreria con un volume che fa sua una citazione tratta dal volume "Libro dei sogni" di Federico Fellini, uscito nel 2007 e ristampato in Italia da pochi giorni. "Verso i sei, sette anni, ero convinto che ci fossero due vite, una con gli occhi aperti, l'altra con gli occhi chiusi": questo l'estratto da quel libro che fa da apertura al nuovo volume di Pennac. Il regista, infatti, era solito prendere nota dei suoi sogni (che poi avrebbe trasformato in film) così come lo scrittore francese usa fare ancora oggi. E proprio questo ispira la sua ultima opera. Questo romanzo vuole rappresentare una sorta di viaggio di un uomo attraverso gli elementi della sua vita: il sogno, l’immaginazione, la memoria, a cui si unisce un’amicizia intellettuale per Federico Fellini. Parole scritte in equilibrio tra realtà e sogno, tra fatti di vita vissuta personale e immagini oniriche che fluttuano nell'aria e che influenzano poi il reale. Immaginazione ed esperienze si mescolano creando caos e ordine. Pennac ha conosciuto il grande maestro della macchina da presa attraverso i suoi film, il primo dei quali è stato "Il Bidone" a 20 anni, lasciandolo assolutamente sconvolto. Poi sono venute tante altre pellicole eterne come "Amarcord", "Roma", "Ginger e Fred", "Intervista", che hanno tutte contribuito a suscitare in lui un grande senso di meraviglia e di ammirazione. "La legge del sognatore" è un romanzo giunto un pò per caso alla penna di Pennac, così come un pò per caso è uscito nell'anno della celebrazione dei 100 anni dalla nascita di Fellini. Una coincidenza che si è poi trasformata in un omaggio molto sentito, perché Fellini rappresenta, insieme a Ettore Scola, il suo regista preferito in assoluto. A cui non smette di dire grazie per le ispirazioni profonde che suscita. Trama La legge del sognatore Daniel Pennac è un ragazzino in vacanza con i genitori e un amico e ha in cameretta un poster con il disegno di un sogno di Fellini, un regalo del regista a sua madre che lavorava a Cinecittà. Quella notte sogna che la luce è un liquido e che sgorga dalle fonti, inondando prima la sua casa poi tutta la cittadina in cui si trova. Passa il tempo, i due amici sono adulti e si ritrovano nello stesso luogo. Decidono di andare a bagnarsi nel lago frequentato durante le vacanze dell'infanzia e, immergendosi nelle acque gelide, Daniel scopre la cittadina sommersa del sogno di tanti anni prima. Cosa può aver provocato quel sogno premonitore infantile? Forse l'influenza di Fellini? Daniel decide quindi di mettere in scena al Piccolo di Milano uno spettacolo sui sogni, un omaggio al grande regista. Ma forse anche questo era un sogno... Infatti, la madre di Daniel, pur ammirando molto i film di Fellini, non ha mai lavorato a Cinecittà. E tutto il resto cos'è e come si spiega?
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Torino è casa mia, l'originale guida alla città scritta da un torinese innamorato ma obiettivo14/1/2020 ![]() Amate Torino? Non ci siete mai stati e vi incuriosisce molto? Ci siete stati solo una volta, di sfuggita, e non vedete l'ora di tornarci? Bene, il libretto di cui vi parliamo oggi è perfetto per ognuno di voi! Si tratta di una guida alla città, divertente e molto originale, scritta da un torinese, Giuseppe Culicchia, innamorato ma obiettivo nel descrivere la sua città, o meglio, la sua casa. Entriamo! L'impostazione di questa guida alla città di Torino è estremamente originale e divertente. Culicchia, come il titolo stesso precisa chiaramente, vede Torino non come una semplice città, ma come una casa, intesa proprio come luogo amato, pieno di ricordi e di vita, con le sue stanze e i suoi segreti. Ritroviamo quindi tutti i diversi ambienti che caratterizzano le abitazioni per come l'autore li immagina nella sua città. Con questa logica Culicchia imposta i vari capitoli della guida e il suo interessante racconto. A parte la divertentissima Cronologia, che va dal X secolo a. C. fino al 2008, e una breve Intro, i capitoli sono così denominati: L'ingresso; Il corridoio; La cucina; Il salotto; La sala da pranzo; La camera da letto; Lo studio; Il ripostiglio; Il bagno; Il terrazzo; La cantina; Il solaio; Il garage; Quello che manca; Fine; Sotto il tappeto. A metà strada tra il saggio e il racconto, questo libretto anni fa fu per noi, che a Torino abbiamo trascorso qualche anno della nostra vita, una vera e propria scoperta! Si tratta davvero di una guida alla città, con tanto di cartina allegata, come ogni guida che si rispetti, ma ha qualcosa in più: ha il pregio di essere raccontata in maniera del tutto nuova attraverso gli occhi di un torinese innamorato, ma obiettivo, che riesce a trasmettere con ironia, leggerezza e simpatia, il proprio amore per la sua città anche con tono critico e una vena di malinconia (anche verso i torinesi!). Nel 2015, per Laterza, è uscito Torino è casa nostra, una sorta di "episodio 2" che va a completare, attraverso i racconti e le testimonianze di altri torinesi, il quadro della città a dieci anni dall'uscita di Torino è casa mia. Secondo noi imperdibile. Consigliato al 100%. "Questa è una guida a Torino. E Torino è Torino. Non è una città come un'altra." Chi è Giuseppe Culicchia? Classe 1965, torinese doc con origini siciliane. Il padre infatti è stato uno dei tanti italiani che, tra la fine degli anni '40 e i primi anni '50, si spostarono dal Sud al Nord in cerca di fortuna. Torino è casa mia è dedicato proprio al ricordo del padre. Scrittore e traduttore, è stato scoperto da Pier Vittorio Tondelli che pubblicò alcuni suoi racconti nell'antologia Papergang-Under 25. Il suo primo romanzo è Tutti giù per terra (1994), ambientato nella sua Torino, spesso fonte di ispirazione. Davide Ferrario ne ha tratto l'omonimo film interpretato da Valerio Mastandrea. Ultimo romanzo: Il cuore e la tenebra edito da Mondadori (2019). Il caffè alla fine del mondo, cambiare la propria visione della vita con una domanda...si può?!7/1/2020 ![]() Un libro, un manuale, una riflessione sul senso della propria vita: "Il caffè alla fine del mondo" di John Strelecky a metà tra la crescita personale e la carica motivazionale. Commento e citazioni. Una delle domande più semplici da fare ma più complicate a cui rispondere: sei felice della tua vita? Perchè, se una risposta frettolosa potrebbe rivelarsi altrettanto superficiale, una più pensata potrebbe far emergere aspetti nascosti e non sempre razionali dal valore non scontato. Con le necessarie conseguenze che ne deriverebbero. E così questo piccolo volume scritto da Strelecky e pubblicato da Vallardi nel 2019, con oltre due milioni di copie vendute, rappresenta il tipico libro da comodino da prendere e riprendere tra le mani quando se ne ha voglia e necessità. Ideale per chi desidera riflettere sulla propria esistenza, per chi si trova in un momento cruciale del proprio cammino, per chi ama dialogare in termini psicologici e motivazionali, per tutti coloro che hanno il desiderio di scavare nel profondo della propria vita. Di farsi delle domande esistenziali con la voglia di darsi delle risposte. Quello che accade al protagonista della storia è ciò che potrebbe accadere a ognuno di noi. John va sempre di fretta, è pronto ad affrontare l'ennesima giornata tra nevrosi e superficialità. Attendendo le solite situazioni, assecondando abitudini e routine, agendo come da copione ben noto. Un giorno, però, l'impazienza di attendere che la strada si liberi dal troppo traffico lo costringe a prendere una strada diversa, a scegliere un cammino secondario ignoto, misterioso. John decide di cambiare rotta e di non seguire più le indicazioni del navigatore, seguirà l'istinto per arrivare nel luogo che deve raggiungere, ma qualcosa va diversamente. Si ritroverà in mezzo al nulla, in un caffè che lo cambierà per sempre dal momento in cui ci metterà piede. "Ciao sono John, mi sono perso". "A volte è utile guardare le cose da un punto di vista diverso". "Che ci fai qui?" c'è scritto sul menù del caffè. "Se volgi la domanda dalla seconda persona alla prima...non sarai più la stessa persona". "Mettiamo che uno ponga la domanda e trovi la risposta. E dopo?" "Bè, diciamo che è un traguardo ma anche una sfida". "Quando una persona conosce il motivo per cui esiste, diciamo che ha identificato il suo Scopo di Esistenza". Ho deciso di estrapolare dal libro alcune frasi che potessero farne comprendere il tenore e il senso. Lasciando a voi la curiosità di andare oltre e di scoprire, se interessati, ciò che verrà scoperto e come verrà scoperto nel prosieguo dei fatti e dei ragionamenti. Sicuramente si tratta di un viaggio metaforico che fa emergere quanto un imprevisto apparentemente molto sconveniente possa rivelare poi una direzione inedita e vincente verso la soddisfazione personale. Una riflessione per tenere sempre a mente che solo quando affrontiamo davvero noi stessi riusciamo a raggiungere la meta agognata, e la nostra personale felicità. Il caffè alla fine del mondo è un luogo metaforico ma che esiste realmente in ognuno di noi, in cui rifugiarci per riflettere profondamente, per comprendere e comprenderci, per trovare la forza e il coraggio di analizzare la nostra esistenza e cambiare. Un libricino che funge da sprone ad ascoltare se stessi, che ricorda di ricercare il perchè si è al mondo, il senso profondo del vivere. Che scorre veloce e fluido, molto semplice nella sua profondità di introspezione, spesso dimenticata per inerzia o messa da parte a causa delle distrazioni. |
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Febbraio 2020
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