![]() Il libro "Neve" dello scrittore francese Maxence Fermine è un gioiellino di delicatezza espressiva: pubblicato nel 1999, racconta l'essenziale, nel tipico stile della letteratura orientale, lasciando al lettore il compito di immaginare tutto il resto. E' il libro più breve che io abbia letto fino a ora. Un volumetto di 135 pagine che scorrono in un'ora o poco meno, lasciando un profondo senso di benessere e regalando all'anima inaspettata poesia. "Neve" è il romanzo-racconto d'esordio di Maxence Fermine, scrittore francese cresciuto a Grenoble e andato a vivere tra le nevi della Savoia, che parla di vita e poesia, amore e morte in puro stile giapponese. E lo fa proprio attraverso la neve, il suo candore e la sua leggiadria. Lo stile è tipico della letteratura orientale. A livello grafico le pagine lasciano molto spazio al bianco, con poco testo e delicate illustrazioni (nella mia edizione AsSaggi di Narrativa Bompiani del 2008, esse sono affidate a Georges Lemoine); a livello di scrittura, lo stile è molto stringato, raccontando solo l'essenziale, con periodi brevi e perentori. Tutto il resto è affidato all'immaginazione e alla sensibilità del lettore. Un romanzo consigliato a tutti, che si ami o meno la cultura giapponese, che lascia tutt'altro che indifferenti davanti a semplici, quanto profonde, pagine di pura poesia. La trama di "Neve" Il libro trasporta il lettore nel Giappone del XIX secolo, a seguire le vicende di Yuko, un giovane poeta che nei suoi "Haiku" canta sempre lo splendore e la bianchezza della neve. Ribellandosi alla sua famiglia di origine, il diciassettenne ricerca la poesia, la leggiadria, il bello, per lui incarnati solo dalla delicatezza della neve. Ma alla sua poesia, troppo bianca, impara a dare colore grazie agli insegnamenti del vecchio poeta Saseki, cieco ed eternamente folgorato dall'amore per Neve, la bellissima fanciulla venuta dall'Europa scomparsa mentre cercava di attraversare un precipizio sospesa su una fune. Sarà solo così che Yuko conoscerà la potenza dell'amore, divenendo un vero poeta e, soprattutto, un uomo capace di amare. Davvero. Citazioni di "Neve" "E si amarono l'un l'altro sospesi su un filo di neve". "La poesia è innanzitutto pittura, coreografia, musica e calligrafia dell'animo. Una poesia è al tempo stesso quadro, danza, musica e scrittura della bellezza". "Il poeta, il vero poeta, possiede l'arte del funambolo. Scrivere è avanzare parola dopo parola su un filo di bellezza, il filo di una poesia, di un'opera, di una storia adagiata su carta di seta. Scrivere è avanzare passo dopo passo, pagina dopo pagina, sul cammino del libro. Il difficile non è elevarsi dal suolo e mantenersi in equilibrio sul filo del linguaggio, aiutato dal bilanciere della penna. Non è neppure andar dritto su una linea continua e talvolta interrotta da vertigini effimere quanto la cascata di una virgola o l'ostacolo di un punto. No, il difficile, per il poeta, è rimanere costantemente su quel filo che è la scrittura, vivere ogni ora della vita all'altezza del proprio sogno, non scendere mai, neppure per qualche istante, dalla corda dell'immaginazione. In verità, il difficile è diventare funambolo della parola". "Ma come poteva un pittore divenuto cieco insegnargli l'arte del colore?". "La luce è interiore, è dentro di noi. Solo il colore è fuori. Chiudi gli occhi e dimmi cosa vedi". "In una mano teneva l'amore di Soseki e nell'altra il proprio cuore, che offriva alla bambina. E quel fragile bilanciere serviva a tenerla in equilibrio sul filo della felicità".
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![]() E' da pochi giorni in libreria nella nuovissima edizione Universale Economica Feltrinelli/Classici un piccolo romanzo della scrittrice francese Colette. Uscito sugli scaffali per la prima volta nel 1909, fu la prima opera ad essere pubblicata con la firma della sua autrice. Da una ventina di giorni soltanto ha fatto il suo debutto nelle librerie una nuova edizione de L'ingenua libertina, 208 pagine che derivano dall'unione di due precedenti opere di Colette: Minne e Les égarements de Minne. Nella prefazione al testo scritta dall'autrice si legge la genesi del romanzo, che deriva appunto dall'unione di quella che Colette desiderava fosse una novella, Minne, con la versione, abbreviata e alleggerita, di Les égarements de Minne. Questo piccolo romanzo, del quale l'autrice non fu comunque del tutto soddisfatta, è però una tappa fondamentale nella sua vita e nella sua carriera perchè segna la vera emancipazione della Colette scrittrice da quello che fino a quel momento era stato non soltanto suo marito, ma colui che apponeva la propria firma sulle opere della moglie. Si tratta dello scrittore francese Henry Gauthier-Villars, meglio conosciuto con il nome di Willy, che la scrittrice sposò nel 1893 e dal quale divorziò nel 1910. Colette è invece lo pseudonimo di Sidonie-Gabrielle Colette (1873 - 1954), una delle più rilevanti personalità del panorama culturale francese del Novecento. E' stata anche la prima donna a ricevere funerali di stato a seguito della negazione da parte dell'arcivescovo di Parigi della celebrazione con rito religioso. Questa negazione fu dovuta ovviamente alla condotta che Colette ebbe durante la sua vita: estremamente eclettica, dalla personalità multisfaccettata e molto anticonformista, Colette rappresenta il prototipo della donna libera e fuori dagli schemi. Non faceva mistero della sua attrazione, sia intellettuale sia fisica, tanto per gli uomini quanto per le donne; si dedicava al teatro e all'arte in tutte le sue forme anima e corpo, letteralmente. Più di una volta le sue esibizioni diedero scandalo, ma Colette continuò a esprimersi con talento e senza filtri, come meglio non poteva fare. La sua forza fu anche quella di saper unire al talento creativo la spiccata capacità imprenditoriale per esempio nella creazione di una personale linea di prodotti cosmetici. Siamo di fronte a una donna di fine Ottocento poliedrica, libera, sensibile e forte arrivata dal futuro. Ispirato alla sua vita, il recente film di Wash Westmoreland intitolato appunto Colette con protagonista una bravissima Keira Knightley, ha riacceso i riflettori su questa straordinaria scrittrice moderna. Trama di L'ingenua libertina Protagonista de L'ingenua libertina è una ragazza di nome Minne. La ragazza conduce una vita apparentemente tranquilla e per certi versi noiosa e monotona in compagnia della madre, attentissima alle necessità della figlia per la quale stravede. Ma Minne coltiva dentro di sè un animo inquieto e ribelle che nasconde alla madre e che rivela soltanto al cugino Antoine... La protagonista del libro è una rivisitazione della famosa Claudine, personaggio femminile che ha segnato il grandissimo successo di Colette quando ancora scriveva sotto mentite spoglie. Il bel titolo, tradotto in maniera fedelissima dal francese, racchiude in sé l'essenza di tutto il racconto. Bellissime le descrizioni delicate e spinte che Colette fa di personaggi e ambienti dei quali spesso è possibile sentire i suoni e percepire i colori. Citazioni dal libro: "Minne, seduta sul letto, scompiglia la matassa ingarbugliata dei suoi capelli. Tra la chiarità della capigliatura, il roseo pallore della sua pelle e la nera, liquida luce dei suoi occhi fan meraviglia. Begli occhi, spalancati e scuri, che inghiottono e annegano ogni cosa, sotto l'arco elegante delle sopracciglia malinconiche..." "Fitta e sottile, la pioggia fugge verso l'Est, in veli che ondeggiano lenti, come il lembo di un abito di garza in cammino". "Un innamorato non può essere bello, se non è riamato...". ![]() St. Mawr è il titolo originale di un romanzo breve (o racconto lungo) famoso e ben riuscito di David Herbert Lawrence (più noto per aver scritto L'amante di Lady Chatterley) tradotto nella versione italiana con il titolo Il purosangue. Avete mai sentito parlare di St. Mawr? Lawrence, scrittore, poeta, drammaturgo, saggista e pittore inglese tra le figure più emblematiche del XX secolo, lo scrisse di rientro da un viaggio in Inghilterra con l'intento di dar sfogo alla propria disapprovazione verso la cosiddetta "civiltà" del Vecchio Continente, in particolare proprio quella inglese, che considerava ormai abbondantemente superata, rispetto a quanto di primitivo e autoctono respirava ancora nel Nuovo Continente, dove si era trasferito per qualche tempo. A dare corpo a questa protesta è proprio un cavallo, un purosangue, St. Mawr, che Lady Carrington, una delle due donne americane protagoniste della storia, acquista a Londra per farne dono al marito Rico, inglese, che di avere un cavallo non ha proprio voglia, anzi, preferirebbe di gran lunga un'automobile... Quando Rico, in seguito a un incidente causato dal cavallo, decide di vendere St. Mawr, la storia comincia effettivamente a prendere forma. Protagoniste del romanzo sono certamente le due donne americane, Lady Carrington e sua madre, Mistress Witt, ma fulcro di tutto il racconto è senza dubbio St. Mawr, simbolo della forza indomabile, disarmante e autentica della Natura. Tra i personaggi maschili, invece, dominano le figure, interessanti quanto a tratti imperscrutabili, dei due palafrenieri della famiglia Carrington, Phoenix (americano, di Phoenix appunto, per metà messicano e per metà indiano Navajo, già alle dipendenze delle due donne) e Lewis (gallese, da sempre con St. Mawr, entra alle dipendenze della famiglia in seguito all'acquisto del purosangue). Il romanzo fu pubblicato nel 1925 riscuotendo grande successo sia di pubblico sia di critica. Io sono appassionata di cavalli e per me Il purosangue è una lettura a dir poco irrinunciabile, ma lo consiglio vivamente a tutti quelli che amano la letteratura di qualità, quella scritta con le pennellate ancor più che con la penna. La mia edizione del romanzo, della quale vado molto fiera, è la I ristampa Oscar Mondadori, anno 1977, e vanta una illustre traduzione dall'inglese ad opera di Elio Vittorini. La copertina, a mio giudizio splendida, è invece di Ferenc Pinter. Per me una sorta di piccolo gioiello! Tra le mie citazioni preferite: "E' difficile spiegarsi, milady. Se fosse un uomo direi che qualcosa gli è andata male nella vita. Ma per una bestia non si può dirlo. Un puro sangue come St. Mawr bisogna comprenderlo, e io non so se qualcuno ci sia mai riuscito. Confesso che nemmeno io... Ma ho capito che si tratta di un animale non comune che occorrerebbe tenere in una speciale maniera; non so poi quale... " (pagg. 50-51). ![]() Né di Eva né di Adamo, piccolo romanzo autobiografico (160 pp.), è il quindicesimo scritto da Amélie Nothomb e pubblicato per la prima volta in Italia nel 2008 dalla casa editrice Voland con la quale la Nothomb ha appena pubblicato anche il suo ultimo romanzo, I nomi epiceni, dal 21 febbraio 2019 in tutte le librerie. Ho ricevuto Né di Eva né di Adamo in regalo a Pasqua del 2008, me lo ricordo perchè sono solita scrivere in alto a destra sulla prima pagina dei libri qualche piccola annotazione come data, luogo di acquisto o persona dalla quale li ho ricevuti. Era praticamente fresco di stampa, pubblicato pochi mesi prima, e lo lessi quasi immediatamente, ricordo che ne rimasi entusiasta. Pochi giorni fa mi è venuta voglia di rileggerlo, piano piano la storia mi è tornata in mente quasi nella sua totalità, ma ho notato che rispetto alle frasi che avevo sottolineato allora, questa volta erano altre a colpire la mia attenzione. Anche questa è la bellezza della lettura: uno stesso libro, letto in momenti diversi, in età differenti, può esprimere e regalare emozioni nuove, in certi casi anche opposte magari. Amélie Nothomb ha debuttato nel 1992 con un libro intitolato Igiene dell'assassino e da lì si è consacrata la sua carriera di scrittrice. Figlia di un diplomatico belga, per via del lavoro del padre ha girato il mondo seguendolo nei suoi viaggi. Nata a Kobe, in Giappone, nel 1967, si sente molto più giapponese che belga. Protagoniste di Né di Eva né di Adamo sono due storie d'amore: quella di Amélie, che racconta in prima persona, per il suo fidanzato di allora, il giapponese Rinri, e quella per il Giappone, terra nella quale Amélie è nata e alla quale sente di appartenere profondamente. Leggere questo libro è piacevolissimo, è scritto come se la penna scivolasse sui fogli con la leggerezza di una piuma. Divertente, ironico, fresco. E' una bellissima dichiarazione d'amore che l'autrice fa alla terra che ama più di ogni altra cosa. Per chi condivide la stessa passione per il Giappone, non può che essere una lettura consigliatissima, ma è forse un libro ancora più interessante per chi desidera scoprire, attraverso una bellissima storia d'amore, qualcosa di questa terra e di questa cultura così diversa dalla nostra. Le parole e il trasporto di Amélie Nothomb nell'esprimere il proprio legame per il Giappone spinge veramente a correre a prenotare il primo volo utile direzione Paese del Sol levante. Alcune citazioni delle tante che mi hanno colpito durante la lettura: "Mi piaceva che potessimo fare a meno di chiacchierare, senza che ci fosse il minimo disagio." "Rinri pretendeva solo che lo ascoltassi. Quanto aveva ragione! Ascoltare qualcuno è un regalo enorme. E io ascoltavo con fervore." "Non era il giapponese tipo. Per esempio aveva viaggiato moltissimo, ma da solo e senza macchina fotografica." "La notte tingeva d'argento i bambù del parco Shirogane. La nostra apocalisse di lucciole proiettava il suo oro su quella candida opacità. Il fratello e la sorella erano incantati dai loro spiedini di stelle. Mi rendevo conto di essere in compagnia di due bambini innamorati l'uno dell'altra ed era una visione sconvolgente." "Guardai in aria: era dunque questo, il monte Fuji. Alla fine avevo trovato un posto dal quale non appariva magnifico, per la semplice ragione che non si vedeva: la sua base. Altrimenti, quel vulcano è un'invenzione sublime, ed è visibile quasi ovunque, al punto che talvolta l'ho scambiato per un ologramma." "Fortunatamente, è impossibile annoiarsi guardando passare gli esseri umani, specie in Giappone." "Fino a quel momento, la sola forma di vita a due che avevo conosciuto era stata con mia sorella. Ma lei era talmente il mio doppio che non era una vita a due, ma piuttosto l'esistenza totalmente appagata di un essere perfetto." "Quando mi chiedono in che stagione bisogna visitare il Giappone, rispondo sempre a ottobre." "L'acero nipponico supera in bellezza quello canadese. Per lodare le mie mani, Rinri ricorreva all'espressione tradizionale: - Le tue mani hanno la perfezione di una foglia d'acero." "Ho sempre amato perdutamente il bambù, questa creatura ibrida che i giapponesi non classificano né tra gli alberi né tra le piante e che unisce alla graziosa flessibilità l'eleganza del suo rigoglio di foglie." "Nessuno più di me sa quanto il Fuji sia grandioso e superbo, il che non gli impedisce di essere il più piacevole dei compagni di strada. E' il mio migliore amico." "I peggiori incidenti nella vita sono quelli legati al linguaggio." "- Voglio darti l'abbraccio fraterno del samurai." Novità in libreria: "L'alfabeto della moda" di sofia gnoli con illustrazioni di Aldo Sacchetti2/4/2019 ![]() E' da pochi giorni in libreria "L'alfabeto della moda", scritto da Sofia Gnoli e illustrato da Aldo Sacchetti, edito da Carocci editore per la collana Sfere extra. 208 pp, 14 euro. Da giovedì scorso, 28 marzo, è disponibile in libreria e negli e-shop un nuovo interessante libro dedicato alle parole della moda. La sua autrice, Sofia Gnoli, insegna all'Università La Sapienza di Roma, è una affermata storica della moda e giornalista e collabora con Il Venerdì di Repubblica, La Repubblica e Vogue Italia. Già autrice di altri libri sul tema come Eleganza Fascista. La moda dagli anni Venti alla fine della Guerra (2017) e Moda. Dalla nascita della haute couture a oggi (uscito nel 2012, oggi alla sua ottava ristampa), anche questi editi dalla Carocci, ha recentemente collaborato con il Victoria and Albert Museum di Londra per la mostra The Glamour of Italian Fashion 1945-2014. Il titolo dell'opera potrebbe far pensare a una sorta di elenco di termini tecnici e di settore che poco hanno a che fare con il racconto, ma invece è proprio il racconto l'elemento fondante di questo libro. Le lettere dell'alfabeto, seppur accuratamente riferite a capi, accessori e stili che sono tappe fondamentali nella storia della moda, sono in realtà lo spunto per l'autrice per raccontare in modo molto interessante aneddoti e riferimenti che vanno dal mondo del cinema a quello editoriale, musicale, cinematografico, artistico e ovviamente, a quello più propriamente legato agli stilisti e al mondo delle passerelle. Sofia Gnoli delinea quindi un percorso piacevolissimo e molto divertente nel quale incontriamo stelle del cinema come Catherine Deneuve e Audrey Hepburn, ma anche personaggi della musica particolarmente eclettici come David Bowie e Iggy Pop, e poi pensatori come Gabriele D'Annunzio e firme della moda come Coco Chanel, Yves Saint Laurent. Passando per i cappellini fluo della regina Elisabetta, facciamo amicizia quindi con veri e propri pilastri che hanno lasciato la propria firma indelebile nella storia della moda. Sofia Gnoli lo fa in un modo così gioviale che leggendo L'alfabeto della moda si ha come la sensazione che sia proprio Katharine Hepburn a suggerirci all'orecchio uno dei suoi preziosi consigli su come indossare i pantaloni. A dare colore e forma alle parole scelte dall'autrice, un brillante illustratore, Aldo Sacchetti. Calabrese di origini, dopo il liceo classico decide di assecondare la propria passione per il disegno figurativo continuando la sua formazione presso l’Accademia Internazionale d’Alta Moda “Koefia” di Roma. Il suo stile è particolarissimo e fortemente riconoscibile. Le sue figure, seppur esili nelle forme, contengono una grande personalità nello sguardo. Oltre che nella fisicità, è negli occhi infatti, che tradiscono spesso un atteggiamento altezzoso, sofisticato e a mio parere anche un bel po' noir, che ritrovo la firma di Aldo Sacchetti. Bellissima poi la tecnica coloristica, leggera e acquerellata, a conferire ancora più eleganza alle illustrazioni. I suoi disegni rappresentano, con la stessa ironia che la Gnoli mette nei testi, la bellezza e il lato più spumeggiante e "frivolo" di termini che si potrebbe far fatica a rappresentare. Ed è così che parole come "rete", "quadri", "tailleur", "uniforme" diventano sinuose e avvolgenti grazie al talento e alla passione di Aldo Sacchetti. Tratti eleganti, illustrazioni meravigliose e originalissime. Giustamente presenti anche sulla bellissima copertina, danno un grandissimo valore aggiunto a questo interessante progetto editoriale che potrebbe trovar posto, a mio parere, non soltanto nelle librerie degli appassionati di moda. Di seguito il link al sito dell'editore dove, in questo momento, il libro è disponibile a 11,90 euro > L'alfabeto della moda Per chi invece volesse fare un piccolo viaggio nella storia della moda italiana con l'autrice del volumetto di cui abbiamo parlato, vi segnalo una serie di video interessanti che ho trovato su youtube e che Sofia Gnoli ha realizzato con Società Dante Alighieri. Vi lascio il link al video introduttivo dal quale poi potete arrivare facilmente ai successivi > Sofia Gnoli - Introduzione - Storia della moda italiana - Le Pillole della Dante |
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Febbraio 2020
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