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Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo_Rodari

Il bacio più breve della storia, il racconto poetico di Mathias Malzieu

4/2/2020

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FotoIl bacio più breve della storia_Mathias Malzieu (seconda edizione aprile 2017 - Universale Economica Feltrinelli)
Mancano dieci giorni esatti a San Valentino. Che diate importanza o no a questa ricorrenza dedicata agli innamorati, potrebbe in ogni caso essere una buona occasione per regalare o auto regalarsi un bel libro sul tema.
La letteratura mondiale è ricca di racconti, romanzi, saggi sull'argomento; l'amore, che sia appagante o struggente, risolto o tormentato, è una delle principali fonti di ispirazione per chiunque si approcci alla scrittura proprio perché, per fortuna, non ha mai smesso di permeare l'esistenza di tutti noi. 
Avevamo effettivamente l'imbarazzo della scelta, ma la nostra attenzione è ricaduta su un libretto piccolo, ma intenso, che racconta di un amore insolito. Si intitola Il bacio più breve della storia (dal titolo originale in francese Le plus petit baiser jamais recensé) e ve lo raccontiamo qui. 

Trama de Il bacio più breve della storia
Un teatro, un'orchestra che suona un brano dal titolo It's Now or Never e un bacio, anzi IL bacio, minuscolo e casuale, con una misteriosa e sfuggevole ragazza che poi, come per magia, letteralmente scompare. Ecco che comincia la ricerca per ritrovare questa strana, adorabile creatura, artefice di questo bacio tanto breve quanto indimenticabile. Così il protagonista, con l'aiuto di due personaggi improbabili, ovvero Gaspard Neige, un detective in pensione ma ancora appassionato, ed Elvis, il suo curioso pappagallo con la particolarissima capacità di saper riprodurre perfettamente anche i suoni più impercettibili, incomincia la sua ricerca per ritrovare l'amore della sua vita. Riusciranno a ritrovarsi? L'amore troverà la sua strada nonostante gli inevitabili ostacoli e le mille paure?  

Una storia originalissima, che attinge dal mondo musicale e artistico, carico di magia e di emotività. I personaggi protagonisti di questa storia, unici nel loro genere, sono figli della fervida creatività di Malzieu che riesce sempre a far vibrare le corde del cuore, lasciando speranza.
Divertente ed emozionante, un gioiellino da non perdere. 

​Citazioni da Il bacio più breve della storia
  • Non ci guardavamo davvero. Non ci toccavamo davvero, non ci dicevamo quasi niente. I suoi occhi troppo grandi sulla pelle di porcellana, e quello strano modo di scusarsi perché sorrideva. 
  • Il bacio più breve della storia. Impatto luminoso, poi più nulla. Scomparsa.
  • "Ho un ricordo così incontaminato di quel bacio che mi sembra di viverlo ancora adesso. È come se si riproducesse ogni secondo che passa." "Perché ci pensa e così lo alimenta."
  • "Bisogna inventare di più per deprimersi meno, caro mio..." "Se potessi, non farei altro che inventare."
  • La mancanza e la sensazione di aver subìto un'ingiustizia mi facevano perdere la bussola. Avevo l'impressione di restringermi, di diventare trasparente. Da allora non sapevo più cosa volevo né quanto valevo. Finché non sfiorai la ragazza che scompare quando la baciano. 
  • Era attratto dalla bellezza, non qualunque però. Era attratto dal fascino e dalla grazia, da quelle donne che potresti scambiare per un pasticcino.
  • Era una sensazione strana. Mi sembrava di correre dietro a un'eterna estate senza notare il sole che sorgeva davanti alla mia porta.
  • L'amavo. E pur amandola al contrario, non riuscivo a odiarla.
  • Sulle spalle aveva uno zaino carico di centocinquanta chili di dubbi. Non so chi di noi portasse lo zaino più pesante. Era spaventoso e rassicurante al tempo stesso. 
  • So... di non sapere. È l'unica cosa di cui sono sicuro.
  • Mi sentivo come un indiano furibondo con un piede sulla groppa di un cavallo selvatico e l'altro sulla groppa di un altro. Gli animali cominciano a separarsi, e io mi devo decidere: saltare presto sull'uno o sull'altro. Il galoppo risuonava nel bunker che avevo al posto del cuore. 
  • La sua ombra stava diventando un po' meno tagliente ma era sempre ingombrante. Entrambi sapevamo quanto il nostro legame era stato magico.
  • Non potevo mettere l'amore su una bilancia e proclamare il vincitore. Questi due amori avevano una consistenza troppo diversa e per definirli sarebbero servite quasi due parole differenti. Sinonimi siamesi attaccati per il cuore che si feriscono reciprocamente e non possono guardarsi. 
  • I tuoi occhi sono troppo grandi, quando ridi, dentro ci si vede il cuore.
Chi è Mathias Malzieu?
​Prima che scrittore, Mathias Malzieu è il leader di uno dei migliori gruppi rock francesi, i Dionysos.
È nato nel 1974 a Montpellier ed è autore, oltre che del romanzo di cui vi abbiamo parlato in questo post, anche di un altro racconto, meraviglioso, La meccanica del cuore, bestseller internazionale pubblicato da Feltrinelli nel 2012 e dal quale Malzieu ha tratto un album e un film d'animazione con lo stesso titolo,  finalista agli Oscar e ai César,  prodotto da Luc Besson e del quale è coregista. 
Qui sotto un assaggio per voi. 

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LA MISURA DELLA FELICITÀ, IL TENERO ROMANZO DI GABRIELLE ZEVIN

3/12/2019

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FotoLa misura della felicità_Gabrielle Zevin. Edizione speciale TEA Tandem giugno 2016
Nessun uomo è un'isola; ogni libro è un mondo.
Tre anni fa fu questa frase, scritta sul retro di copertina, a convincermi che avrei voluto leggere questo libro. Faceva parte della promozione TEA Tandem, ovvero due libri a 15 euro. Ne scelsi un altro (si trattava di Il profumo scritto da Patrick Süskind) e li portai a casa entrambi. 
Lo lessi in treno, all'interno ho trovato il biglietto che usavo come segnalibro: Firenze - Buonconvento, nel 2016 vivevo in Toscana. 
Ho deciso di rileggerlo e di consigliarvelo, magari anche come "libro sotto l'albero".


La misura della felicità
​Il titolo originale è The Storied Life of A.J. Fikry. In effetti il protagonista della storia è proprio lui, A.J. Fikry, unico libraio su una piccola isola sperduta il quale, dopo aver perso la moglie a causa di un incidente stradale, perde anche l'entusiasmo nel proprio lavoro, che aveva sempre amato e condiviso con sua moglie, e di conseguenza svuota di senso la sua intera esistenza.
A dare uno scossone e una svolta a questa situazione di malessere e di grave mancanza arriva, del tutto inaspettatamente, una bambina, Maya. A.J. Fikry diventerà il suo papà adottivo e Maya crescerà circondata dall'amore e... dai libri ovviamente!
Un po' come il filo dell'aquilone rappresentato sulla copertina della versione italiana, pubblicata per la prima volta dalla casa editrice Nord nel 2014, il filo che tiene insieme la storia e gli eventi raccontati è l'amore sconfinato di un padre per la propria figlia che si dichiara e si manifesta attraverso l'amore, anche questo sconfinato, per la lettura.
Anzi, non soltanto per la lettura, ma per i libri e per tutto il mondo reale, fatto di persone, luoghi, emozioni, contatti, relazioni che nascono e ruotano intorno a un oggetto semplice, tanto semplice da riuscire a smuovere interi mondi, interiori e non solo. 
Nessun uomo è un'isola; ogni libro è un mondo.
La misura della felicità è un romanzo tenero, commovente e pieno di ottimismo. Si legge tutto d'un fiato, perché la storia è originale e ben strutturata e lo stile di Gabrielle è pulito, lineare, piacevole. È l'ideale per gli amanti dei libri e delle librerie.
​Divertenti e utili anche i consigli di lettura che A.J. Fikry dispensa a Maya e che valgono per tutti noi. Segnano l'apertura di ogni nuovo capitolo. 


Chi è Gabrielle Zevin
L'autrice di questo romanzo è una ragazza newyorkese, laureata in lettere ad Harvard. Oggi è scrittrice e autrice cinematografica, vive a Los Angeles. Nel 2007, per la sceneggiatura di ​Conversations with Other Women (con Aaron Eckhart e Helena Bonham Carter nel cast) è stata nominata agli Independent Spirit Awards, i prestigiosi premi per il cinema indipendente americano.
Entrato nella classifica del «New York Times» grazie al passaparola dei lettori, La misura della felicità è stato tradotto in più di trenta lingue vendendo milioni di copie in tutto il mondo. Ha scritto anche libri per ragazzi. Per saperne di più: gabriellezevin.com/

Citazioni da La misura della felicità: 
  • Credo di essermi ammorbidito, con la mezz'età. Ma credo pure che la mia reazione più recente a questo libro sia la prova che bisogna incontrare le storie al momento giusto. Ricorda, Maya: le cose che ci colpiscono a vent'anni non sono necessariamente le stesse che ci colpiscono a quaranta, e viceversa. Questo è vero nei libri e anche nella vita. 
  • La libreria è larga quindici Maya e lunga venti. Lei lo sa perché ha passato un inter pomeriggio a misurarla, distendendosi lungo la stanza. È una vera fortuna che non sia lunga più di trenta Maya, perché, quando ha preso le misure, lei sapeva contare solo fino a trenta. 
  • Quando prende un libro, la prima cosa che fa è annusarlo. 
  • Non c'entra molto con la scrittura, però... un giorno, potresti prendere in considerazione l'idea di sposarti. Scegli qualcuno convinto che tu sia l'unica persona nella stanza.
  • Non ti abbattere, Maya. Come libraio, ti assicuro che vincere un premio può incidere sulle vendite, ma raramente pesa in termini di qualità. A.J.F. P.S. La cosa più promettente del tuo racconto è che si avverte l'empatia. Perché la gente fa quello che fa? Questa è una caratteristica fondamentale dei grandi scrittori. 
  • Che differenza c'è tra un libro e l'altro? Sono diversi perché lo sono, decide. Bisogna leggerne molti, bisogna crederci, bisogna accettare che ti deludano, perché qualcuno, di tanto in tanto, ti possa entusiasmare.  
  • Questo racconto mi riguarda. E, più faccio quello che faccio (vendere libri, certo, ma anche vivere, sperando che quest'espressione non suoni orribilmente melodrammatica), più credo che questo sia il nocciolo di tutto: tessere una rete di relazioni, mia cara, piccola secchiona. Semplicemente tessere una rete di relazioni. 
  • <<Maya, siamo ciò che amiamo. Siamo quello che amiamo.>> Maya scuote la testa. <<Papà, mi spiace. Non capisco.>> <<Non siamo le cose che raccogliamo, che acquistiamo, che leggiamo. Per tutto il tempo che passiamo qui, sulla Terra, siamo solo amore. Le cose che abbiamo amato. Le persone che abbiamo amato. E tutto ciò... penso che tutto ciò continui a vivere.>>
  • E mi piace parlare di libri con persone cui piace parlare di libri. Mi piace la carta. Mi piace la sensazione della carta, e mi piace sentire il peso di un libro in tasca. Mi piace anche l'odore dei libri nuovi.>>

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IL POSTINO DI NERUDA, IL ROMANZO POETICO DI ANTONIO SKARMETA CHE HA ISPIRATO IL FILM DI TROISI

1/10/2019

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FotoIl postino di Neruda_Antonio Skarmeta_TEADUE edizione 1999
Io personalmente amo molto questo libro, non soltanto la storia raccontata, amo proprio il libricino che vedete nella foto a corredo di questo post. Ha fatto da tramite per un'amicizia che è poi diventata molto di più.
In Italia è quasi impossibile non conoscerlo. Ha ispirato un film indimenticabile, 
Il postino, uscito nel 1994, nel quale il grande Massimo Troisi ci regala la sua ultima, intensa, emozionante interpretazione.
Al suo fianco, nei panni di Neruda, un bravissimo Philippe Noiret. Nel cast anche Maria Grazia Cucinotta, già convincente all'inizio della sua carriera nel ruolo di Beatriz.  

Il film, che vede impegnato alla regia lo stesso Troisi insieme a Michael Radford, riconsegna molto bene la leggerezza, la poesia e l'ironia che Skármeta utilizza nel suo racconto, ma per me, soprattutto nelle fasi conclusive, segna l'inizio di un inevitabile pianto. Succede tutte le volte che lo vedo. Di certo non aiuta a trattenere le lacrime la meravigliosa colonna sonora firmata Luis Bacalov, vincitore del premio Oscar nel 1996. Dal mio punto di vista, una lettura che non può mancare nel bagaglio personale di ognuno di noi.

Chi è Antonio Skármeta?
Antonio Skármeta è uno scrittore nato ad Antofagasta (Cile) nel 1940. Figlio di immigrati croati, si è dedicato alle lettere e alla filosofia nel suo Paese per poi trasferirsi alla Columbia University di New York. E' autore non soltanto di opere narrative, ma anche di saggi e testi teatrali.  
In Italia la sua opera più famosa, con traduzione di Andrea Donati, è senza dubbio Il postino di Neruda, che uscì in Cile nel 1985 con il titolo  Ardiente paciencia, sostituito solo in seguito dal più noto El cartero de Neruda appunto. 

La trama de "Il postino di Neruda"
Giugno 1969, Isla Negra, Cile.
Il giovane Mario Jiménez è figlio di un pescatore ma non ha la stessa vocazione del padre. Così, quando sulla piccola isola sperduta in cui vive arriva un famoso poeta di nome Pablo Neruda, accetta di buon grado l'incarico di diventare il postino di fiducia del grande poeta.
Mario, per quanto non abbia studiato se non il minimo che gli consenta di saper leggere, è dotato di rara sensibilità, caratteristica che gli permetterà di instaurare una grande amicizia con Neruda, fatta di naturale complicità e stima reciproca. 
​A fare da sfondo al racconto, un periodo storico molto delicato per il Cile, quello dell'assedio militare causato dal colpo di stato contro Allende, il cosiddetto Golpe cileno. 

Citazioni da "Il postino di Neruda"
«Don Pablo» dichiarò solenne. «Sono innamorato». Il vate usò il telegramma a mo' di ventaglio, e prese a muoverlo davanti al mento. «Bene», rispose, «non è tanto grave. C'è rimedio». «Rimedio? Don Pablo, se c'è rimedio, io voglio solo rimanere ammalato. Sono innamorato, perdutamente innamorato».
"Se fossi poeta potrei dire quello che voglio".
"E che cos'è che vuoi dire?".
"Be', il problema è proprio questo. Siccome non sono poeta, non lo so dire​".
"Ma i treni che conducono al paradiso sono sempre accelerati e si impantanano in stazioni umide e soffocanti. Sono treni espresso soltanto quelli con destinazione inferno".
"Se non posso vederla, a che mi servono gli occhi!".

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KITCHEN, IL PRIMO GRANDE SUCCESSO DI BANANA YOSHIMOTO, un racconto di riflessione

24/9/2019

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FotoKitchen di Banana Yoshimoto_Universale Economica Feltrinelli_40esima edizione maggio 2014
Giappone, 1988. Una giovane scrittrice, all'epoca appena ventiquattrenne, scrive il suo primo romanzo, "Kitchen".
Forte dell'immediato successo ottenuto in patria, con oltre 60 ristampe nel solo Giappone, Kitchen di Banana Yoshimoto diventa un caso letterario internazionale e nel 1991 arriva anche in Italia edito da Feltrinelli per la collana I Canguri con traduzione e postfazione di Giorgio Amitrano.

La prima edizione per la Universale Economica Feltrinelli è del marzo 1993, la mia è la quarantesima edizione, maggio 2014. E' la dimostrazione che Kitchen è un libro che continua ad affascinare tantissimi lettori in Italia e nel mondo.
Come mai l'ho acquistato? 
In tutta sincerità ammetto di essere stata particolarmente attratta dalla copertina, mi piace ancora oggi moltissimo. E poi dal nome dell'autrice, Banana. Dev'essermi sembrata una combinazione di ingredienti perfetta per un libretto intitolato "Cucina" e l'ho comprato. Non me ne sono pentita, tutt'altro.

La trama di "Kitchen"
Mikage è una giovane ragazza che, dopo la morte della nonna, si ritrova completamente sola, o quasi. Perso qualsiasi legame con la famiglia d'origine, Mikage riesce a trovare conforto nel suo posto del cuore, la cucina. Lei adora le cucine, alla follia!
In questa solitudine irrompe però un ragazzo, Yuichi, che la invita ad andare a vivere a casa sua con lui e con sua madre, Eriko, una donna affascinante, solare e piena di vita che Mikage imparerà a conoscere profondamente.
In questa ritrovata atmosfera calda e familiare, dove la cucina avrà sempre un posto fondamentale per Mikage, si snoda il racconto che Banana Yoshimoto consegna ai lettori con una grande carica emozionale e con profonda sensibilità e una vena malinconica, a tratti poetica, toccando temi come la solitudine, l'amicizia, l'amore, l'omosessualità e promuovendo un'idea di famiglia non convenzionale. 

Il libro si compone di due parti: Kitchen e Plenilunio (Kitchen 2) 
C'è poi Moonlight Shadow, slegato dal resto, un racconto breve che l’autrice presentò come tesi di laurea, molto influenzato dal genere dello “shojo manga”.

Citazioni da "Kitchen"
​"Non c'è posto al mondo che io ami più della cucina. Non importa dove si trova, com'è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene."
"Mentre ci davamo appuntamento, guardai dalla finestra. L'aria era color grigio piombo. Le nuvole venivano trascinate via dal vento con una forza incredibile. in questo mondo non c'è posto per le cose tristi. Nessun posto."
"Mentre lavavo le tazze udivo, mescolata al rumore dell'acqua, una canzone che Yuichi stava canticchiando. Abbiamo fermato la barca lontano per non disturbare la luna..."
"Le persone che vogliono farcela da sole dovrebbero prima di tutto curare qualcosa che cresce. Un bambino, una pianta, che so. Facendolo, si capiscono i propri limiti. E' un punto di partenza."
"Diventerò grande, accadranno tante cose e toccherò il fondo molte volte. Soffrirò molte volte e molte volte mi rimetterò in piedi. Non mi lascerò sconfiggere. Non mi lascerò andare. Le cucine dei sogni. Ne avrò infinite. Nell'anima, nella realtà, nei viaggi. Da sola, con tanti altri, in due, in tutti i posti dove vivrò. Sì, ne avrò infinite."
"I grandi personaggi nel loro semplice esistere emettono luce e rischiarano lo spirito di chi sta loro accanto. Così, quando si spengono, inevitabilmente scende un'ombra pesante."
"E' notte nelle strade. Mentre aspettiamo al semaforo è bello vedere la gente che passa davanti al parabrezza, impiegati, donne, giovani, vecchi, brillare alla luce dei fari. E' l'ora in cui, sotto la cupola fredda e silenziosa della notte, tutti, avvolti in maglioni e cappotti, sono diretti verso un posto caldo, chissà dove."
"I ricordi veramente belli continuano a vivere e a splendere per sempre, pulsando dolorosamente insieme al tempo che passa."


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"chi ha spostato il mio formaggio?", una parabola semplice sul cambiamento, bestseller internazionale

11/6/2019

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Foto"Chi ha spostato il mio formaggio?" di Spencer Johnson _ edizione Sperling & Kupfer
Un bestseller internazionale che aiuta ad affrontare i cambiamenti della vita attraverso una favoletta molto efficace: "Chi ha spostato il mio formaggio?" di Spencer Johnson, recensione e citazioni. 
Quattro personaggi vivono in un labirinto e si trovano nella condizione di costante necessità di cercare formaggio. E' questo, infatti, l'elemento per loro vitale, che dona la felicità e il nutrimento necessari alla vita. Trottolino e Nasofino sono due topolini, Ridolino e Tentenna sono gnomi, uguali ai topi come dimensione, ma dal comportamento umano. Nella storia, i piccoli protagonisti sono costantemente alle prese con cambiamenti inattesi, situazioni che mettono in crisi le poche certezze raggiunte e la serenità derivante. Al termine di tutto, solo uno di loro saprà affrontare il cambiamento con successo, comunicando orgoglioso ciò che ha imparato dalla sua esperienza.
Cos'è il Formaggio? Ovviamente, si tratta della metafora di ciò che fa bene alla propria esistenza, di ciò che viene anelato dalla quasi totalità delle persone: l'amore ad esempio, ma anche un lavoro soddisfacente, la salute, la felicità, il successo economico per altri. Il Labirinto, invece, è il luogo nel quale si cerca ciò che si desidera, che come tale può dimostrarsi pieno di trappole e ostacoli ma anche di scorciatoie. 
"Chi ha spostato il mio formaggio?" è stato scritto da Spencer Johnson (autore di diversi bestseller internazionali) in una fase particolare della propria vita, in cui alcuni avvenimenti avevano messo scompiglio nelle certezze della sua vita. Da qui l'interrogativo: come affrontare il cambiamento con successo? Il cambiamento non deve fare paura, ma fungere da opportunità. Il libricino si legge in un'oretta e di per sé racconta in maniera molto elementare una storiella che, nonostante la superficiale semplicità, nasconde invece un messaggio molto profondo e formativo. A metà tra il motivazionale e lo psicologico. Ognuno potrà ritrovarsi almeno in uno dei personaggi descritti, ma di sicuro la necessità condivisa è quella di trovare la propria via per uscire dal Labirinto per affrontare al meglio il tempo dei cambiamenti che toccano necessariamente, prima o poi, l'esistenza di ognuno di noi.

Citazioni dal libro:
"Se noterai per tempo i piccoli cambiamenti, ti sarà più facile adattarti a quelli grandi, quando arriveranno".
"E' meno pericoloso affrontare il Labirinto che rimanere fermi senza formaggio".
"Quando superi le tue paure ti senti libero".
"Occorre essere più consapevoli della necessità di comportarsi in modo semplice, di essere flessibili e pronti ad agire rapidamente. Non è necessario complicare troppo le questioni o disorientare sé stessi con apprensioni e paure".
"Aveva compreso che era più sicuro aver ben chiare le opportunità che la situazione era in grado di offrire piuttosto che isolarsi nel proprio confortevole orticello".

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"il viaggio dell'elefante" di josé saramago, un intenso flusso di pensieri

4/6/2019

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FotoIl viaggio dell'elefante di José Saramago_nella mia edizione Mondolibri su licenza Giulio Einaudi editore_anno 2009_202 pp.
Letture in corso… Il viaggio dell'elefante, romanzo breve pubblicato in Portogallo nel 2008 e in Italia l'anno successivo, del narratore, poeta e drammaturgo portoghese José Saramago, Premio Nobel per la Letteratura nel 1998.
Con in testa il Portogallo, meta delle mie prossime vacanze estive, e in libreria un romanzo di José Saramago la scelta su quale lettura portare a farmi compagnia nei miei viaggi in treno è stata immediata: diamo una seconda possibilità a Il viaggio dell'elefante!
Così ho pensato pochi giorni fa e ormai sono alle battute finali.
Ho ricevuto questo libro in regalo ormai dieci anni fa, ma al primo approccio non mi entusiasmò e lo abbandonai dopo le prime due o tre pagine. La causa di quell'abbandono fu la stessa che oggi mi porta a considerarlo un romanzo originale, si tratta della tecnica narrativa che Saramago utilizza, un flusso di pensieri che finiscono sulla pagina senza interruzioni, in maniera del tutto spontanea. Non ci sono le maiuscole, niente capoversi, la punteggiatura è quasi del tutto assente, presente solo dove strettamente necessario. Mancano le virgolette a segnare i dialoghi, ci sono solo poche virgole e punti fermi. Il racconto è talmente preciso e chiaro nella testa dell'autore, io narrante, che la lettura, oggi, procede piacevole, leggera e continua. Dieci anni fa invece mi annoiava, confondeva e disorientava. Uno degli aspetti più interessanti della lettura è proprio questo, che uno stesso libro, a distanza di anni, può avere effetti del tutto nuovi e inaspettati.
La trama di questo breve romanzo è tutta nel titolo: si parla del viaggio di un elefante. Non un elefante qualsiasi però: si tratta di Salomone, elefante indiano di proprietà del sovrano del Portogallo e dell'Algarve, João III, e di sua moglie, Caterina d'Austria. Siamo a metà del XVI secolo. I due decidono di regalare Salomone all'arciduca Massimiliano, reggente di Spagna. E' così che cominciano i preparativi per il viaggio del pachiderma che, con grande carovana al seguito, partirà da Lisbona alla volta di Valladolid per poi rimettersi in marcia verso la destinazione finale, Vienna, passando per Genova, Verona, Padova e Innsbruck. 
Il viaggio diventa per Saramago l'occasione per fare le dovute riflessioni sui comportamenti umani, sulle ipocrisie e i giochi di ruolo delle classi sociali coinvolte. Ruota quindi tutto intorno a una carovana di persone e animali? Sì, ma quanto può essere incredibile un viaggio? 

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" il gabbiano jonathan livingston " di richard bach: un breve racconto dalla grande intensita'

28/5/2019

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FotoIl gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach_Edizione BestBur Rizzoli 2015
Jonathan Livingston Seagull è il titolo originale del racconto scritto nel 1970 da Richard Bach, che ha raggiunto il cuore di milioni di lettori sulle ali del suo giovane gabbiano. Recensione e citazioni.
Si tratta di un racconto, o di una fiaba se preferite, con protagonisti animali che sembrano umani, che dell'umanità trasmettono gli aspetti più profondi.
Richard Bach, nato nel 1936 e ancora vivente, è un pilota dell'aeronautica statunitense che trasferisce nella scrittura la sua grandissima passione per il volo. In questo libricino è Jonathan Livingston a incarnarla e a sublimarla. E' la storia di un giovane gabbiano che non si accontenta di vivere per mangiare, come la Legge dello Stormo detta, ma che aspira a scoprire e ad apprendere le regole del Volo. Questa ricerca lo porterà ad allontanarsi dal suo gruppo di appartenenza per scoprire, anche attraverso la solitudine, la sua ambizione più grande: tendere alla perfezione, all'eterno. Nel suo percorso di formazione e crescita interiore, Jonathan Livingston incontrerà altri gabbiani, simili a lui, che lo aiuteranno a comprendere i veri valori di una vita vissuta inseguendo il proprio sogno di libertà. Una metafora di vita riassunta in poche, incisive pagine, che non vi lasceranno indifferenti ma che anzi, vi toccheranno nel profondo.
A ispirare l'autore è stata la vicenda di un pilota acrobatico che ha segnato la storia dell’aviazione mondiale durante il periodo della Grande Depressione americana; il pilota in questione, John H. Livingston, morì nel 1974, quattro anni dopo la pubblicazione del libro di Bach, stroncato da un attacco di cuore dopo aver testato un aereo. 
Il testo, diviso in tre parti, è intervallato dalle suggestive fotografie di Russell Munson, classe 1938, specializzato nella fotografia d'aviazione. Gli scatti, in bianco e nero, sono dedicati ai gabbiani in vari momenti del volo.
Sono molto affezionata a questo racconto, l'ho letto in un momento particolare della mia vita nel quale è venuta a mancare una persona che, per il suo attaccamento ai propri ideali, ho rivisto molto in Jonathan Livingston. Dedico a lui questo post.

Citazioni dal libro:
"Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d'ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo".
"Ci solleveremo dalle tenebre dell'ignoranza, ci accorgeremo d'essere creature di grande intelligenza e abilità. Saremo liberi! Impareremo a volare!"
"Il suo maggior dolore non era la solitudine, era che gli altri gabbiani si rifiutassero di credere e aspirare alla gloria del volo. Si rifiutavano di aprire gli occhi per vedere".
"Quel che aveva sperato per lo Stormo, se lo godeva adesso da sé solo. Egli imparò a volare, e non si rammaricava per il prezzo che aveva dovuto pagare. Scoprì ch'erano la noia e la paura e la rabbia a rendere così breve la vita di un gabbiano. Ma, con l'animo sgombro da esse, lui, per lui, visse contento, e visse molto a lungo".
"Hai idea di quante vite ci sarà toccato vivere, prima che ci passasse pel cervello che c'è, al mondo, qualcos'altro che conta, oltre al mangiare, al beccarci fra di noi, oltre insomma alla Legge dello Stormo?"
"...scegliamo il nostro mondo successivo in base a ciò che prendiamo in questo. Se non impari nulla, il mondo di poi sarà identico a quello di prima, e avrai anche là le stesse limitazioni che hai qui, gli stessi handicap".
"Perché qualsiasi numero, vedi, è un limite, mentre la perfezione non ha limiti. Velocità perfetta, figlio mio, vuol dire solo esserci, esser là".
"Quei gabbiani che non hanno una meta ideale e che viaggiano solo per viaggiare, non arrivano da nessuna parte, e vanno piano".
"Per volare alla velocità del pensiero, verso qualsivoglia luogo," disse "tu devi innanzitutto persuaderti che ci sei già arrivato".
"Addio, Jon, amico mio." "Arrivederci, Sully. Ci rivedremo ancora." Detto questo Jonathan si concentrò col pensiero per trasferirsi con esso su un'altra spiaggia e in un altro tempo, laggiù, dove vola un grande stormo di gabbiani. Ormai sapeva bene di non essere di carne e ossa e penne, ma un'idea: senza limiti né limitazioni, una perfetta idea di libertà".  

Foto
Dediche belle_Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach
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Myclaurette al salone del libro di torino: la nostra esperienza e i libri acquistati

14/5/2019

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FotoShopping al Salone Internazionale del Libro di Torino
Anche MyClaurette presente al Salone Internazionale del Libro di Torino 2019! Ecco un breve resoconto della giornata, gli incontri e lo shopping fatto.
Partecipare sabato scorso al Salone del Libro di Torino è stato bellissimo. A parte un po' di disorganizzazione nella gestione dei visitatori all'ingresso, devo dire che ho trovato un evento nel complesso ben strutturato e molto ricco. Ricco soprattutto di frizzante energia, voglia di conoscenza e condivisione. Sentirsi parte di un mondo culturale in fermento, trovarsi in mezzo a chi scrive, a chi disegna, a chi pubblica, a chi divulga conoscenza è una carica di entusiasmo e speranza che fa bene al cuore. E' stato estremamente interessante, tra le altre cose, ascoltare l'intervento di Luis Sepùlveda nel corso dell'incontro dal titolo La letteratura latinoamericana non esiste a cura di Encuentro in collaborazione con Instituto Cervantes; intravedere Alberto Angela nello spazio Rai che più che un divulgatore sembrava una rockstar per quanto il pubblico fosse in visibilio; scattarsi un selfie con Pif, che stimo molto e del quale apprezzo il pensiero e il lavoro; grande emozione mi ha suscitato poi incontrare Umberto Guidoni, astronauta, astrofisico e scrittore italiano che ha partecipato a due missioni NASA a bordo dello Space Shuttle. Letteralmente un uomo venuto dalle stelle! 
Noi di MyClaurette siamo quindi molto contente che quest'anno il Salone Internazionale del Libro di Torino, che ha chiuso ieri la sua 32esima edizione, abbia fatto registrare ben 148.000 presenze superando del 3% l'edizione 2018.  Ovviamente, abbiamo fatto acquisti!

Ecco quattro libri scelti al Salone che approfondiremo appena possibile nella nostra rubrica dedicata:
  • Doris, la ragazza misto seta di Irmgard Keun_L'Orma Editore
Doris è giovane, vive in provincia, si innamora spesso e sogna in grande. E a sognare non l'ha imparato nell'oscurità delle notti, ma nel buio delle sale cinematografiche. <La mia vita è come un film, ed è così che la voglio scrivere> annota nelle pagine che compongono questo incalzante romanzo di Irmgard Keun. 
  • Eleganza fascista, la moda dagli anni Venti alla fine della guerra di Sofia Gnoli_Carocci editore Sfere
Storia, moda, donne e regime sono gli ingredienti principali di questo libro che, attraverso documenti inediti, rare immagini di archivio e testimonianze orali, ripercorre la storia della moda italiana a partire dai primi anni Venti fino al suo grande riconoscimento internazionale dopo la Seconda guerra mondiale. 
  • La mossa del cavallo di Andrea Camilleri_Sellerio editore Pelermo
Il romanzo (pubblicato la prima volta da Rizzoli, nel 1999) è una combinazione di mosse ingegnose: una macchina scenografica a scacchiera. La vicenda si svolge tra Montelusa e Vigàta, nell'autunno del 1877: ai tempi della Sinistra storica al governo, e dei malumori contro il mantenimento dell'odiosa tassa sul macinato. 
  • La guida Lonely Planet sul Portogallo
​Facendo il countdown per il prossimo viaggio...

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"neve", il romanzo breve di maxence fermine che apre il cuore alla poesia giapponese

30/4/2019

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FotoLa mia edizione di "Neve" di Maxence Fermine, AsSaggi di Narrativa Bompiani 2008
Il libro "Neve" dello scrittore francese Maxence Fermine è un gioiellino di delicatezza espressiva: pubblicato nel 1999, racconta l'essenziale, nel tipico stile della letteratura orientale, lasciando al lettore il compito di immaginare tutto il resto. 
E' il libro più breve che io abbia letto fino a ora. Un volumetto di 135 pagine che scorrono in un'ora o poco meno, lasciando un profondo senso di benessere e regalando all'anima inaspettata poesia. "Neve" è il romanzo-racconto d'esordio di Maxence Fermine, scrittore francese cresciuto a Grenoble e andato a vivere tra le nevi della Savoia, che parla di vita e poesia, amore e morte in puro stile giapponese. E lo fa proprio attraverso la neve, il suo candore e la sua leggiadria. Lo stile è tipico della letteratura orientale. A livello grafico le pagine lasciano molto spazio al bianco, con poco testo e delicate illustrazioni (nella mia edizione AsSaggi di Narrativa Bompiani del 2008, esse sono affidate a Georges Lemoine); a livello di scrittura, lo stile è molto stringato, raccontando solo l'essenziale, con periodi brevi e perentori. Tutto il resto è affidato all'immaginazione e alla sensibilità del lettore. Un romanzo consigliato a tutti, che si ami o meno la cultura giapponese, che lascia tutt'altro che indifferenti davanti a semplici, quanto profonde, pagine di pura poesia.

La trama di "Neve"
Il libro trasporta il lettore nel Giappone del XIX secolo, a seguire le vicende di Yuko, un giovane poeta che nei suoi "Haiku" canta sempre lo splendore e la bianchezza della neve. Ribellandosi alla sua famiglia di origine, il diciassettenne ricerca la poesia, la leggiadria, il bello, per lui incarnati solo dalla delicatezza della neve.
 Ma alla sua poesia, troppo bianca, impara a dare colore grazie agli insegnamenti del vecchio poeta Saseki, cieco ed eternamente folgorato dall'amore per Neve, la bellissima fanciulla venuta dall'Europa scomparsa mentre cercava di attraversare un precipizio sospesa su una fune. Sarà solo così che Yuko conoscerà la potenza dell'amore, divenendo un vero poeta e, soprattutto, un uomo capace di amare. Davvero.

Citazioni di "Neve"
"E si amarono l'un l'altro sospesi su un filo di neve".
"La poesia è innanzitutto pittura, coreografia, musica e calligrafia dell'animo. Una poesia è al tempo stesso quadro, danza, musica e scrittura della bellezza".
"Il poeta, il vero poeta, possiede l'arte del funambolo. Scrivere è avanzare parola dopo parola su un filo di bellezza, il filo di una poesia, di un'opera, di una storia adagiata su carta di seta. Scrivere è avanzare passo dopo passo, pagina dopo pagina, sul cammino del libro. Il difficile non è elevarsi dal suolo e mantenersi in equilibrio sul filo del linguaggio, aiutato dal bilanciere della penna. Non è neppure andar dritto su una linea continua e talvolta interrotta da vertigini effimere quanto la cascata di una virgola o l'ostacolo di un punto. No, il difficile, per il poeta, è rimanere costantemente su quel filo che è la scrittura, vivere ogni ora della vita all'altezza del proprio sogno, non scendere mai, neppure per qualche istante, dalla corda dell'immaginazione. In verità, il difficile è diventare funambolo della parola".
"Ma come poteva un pittore divenuto cieco insegnargli l'arte del colore?".
"La luce è interiore, è dentro di noi. Solo il colore è fuori. Chiudi gli occhi e dimmi cosa vedi".
"In una mano teneva l'amore di Soseki e nell'altra il proprio cuore, che offriva alla bambina. E quel fragile bilanciere serviva a tenerla in equilibrio sul filo della felicità".

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L'ingenua libertina, il piccolo romanzo firmato Colette, la scrittrice che ha sfidato ogni convenzione

23/4/2019

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FotoL'ingenua libertina_Colette, Edizione Universale Economica Feltrinelli/Classici con traduzione di Daniella Selvatico Estense. € 9,50
​​E' da pochi giorni in libreria nella nuovissima edizione Universale Economica Feltrinelli/Classici un piccolo romanzo della scrittrice francese Colette. Uscito sugli scaffali per la prima volta nel 1909, fu la prima opera ad essere pubblicata con la firma della sua autrice.
Da una ventina di giorni soltanto ha fatto il suo debutto nelle librerie una nuova edizione de L'ingenua libertina, 208 pagine che derivano dall'unione di due precedenti opere di Colette: Minne e Les égarements de Minne. Nella prefazione al testo scritta dall'autrice si legge la genesi del romanzo, che deriva appunto dall'unione di quella che Colette desiderava fosse una novella, Minne, con la versione, abbreviata e alleggerita, di Les égarements de Minne. Questo piccolo romanzo, del quale l'autrice non fu comunque del tutto soddisfatta, è però una tappa fondamentale nella sua vita e nella sua carriera perchè segna la vera emancipazione della Colette scrittrice da quello che fino a quel momento era stato non soltanto suo marito, ma colui che apponeva la propria firma sulle opere della moglie. Si tratta dello scrittore francese Henry Gauthier-Villars, meglio conosciuto con il nome di Willy, che la scrittrice sposò nel 1893 e dal quale divorziò nel 1910. Colette è invece lo pseudonimo di Sidonie-Gabrielle Colette (1873 - 1954), una delle più rilevanti personalità del panorama culturale francese del Novecento. E' stata anche la prima donna a ricevere funerali di stato a seguito della negazione da parte dell'arcivescovo di Parigi della celebrazione con rito religioso. Questa negazione fu dovuta ovviamente alla condotta che Colette ebbe durante la sua vita: estremamente eclettica, dalla personalità multisfaccettata e molto anticonformista, Colette rappresenta il prototipo della donna libera e fuori dagli schemi. Non faceva mistero della sua attrazione, sia intellettuale sia fisica, tanto per gli uomini quanto per le donne; si dedicava al teatro e all'arte in tutte le sue forme anima e corpo, letteralmente. Più di una volta le sue esibizioni diedero scandalo, ma Colette continuò a esprimersi con talento e senza filtri, come meglio non poteva fare. La sua forza fu anche quella di saper unire al talento creativo la spiccata capacità imprenditoriale per esempio nella creazione di una personale linea di prodotti cosmetici. Siamo di fronte a una donna di fine Ottocento poliedrica, libera, sensibile e forte arrivata dal futuro.
Ispirato alla sua vita, il recente film di Wash Westmoreland intitolato appunto Colette con protagonista una bravissima Keira Knightley, ha riacceso i riflettori su questa straordinaria scrittrice moderna. 
Trama di L'ingenua libertina
Protagonista de L'ingenua libertina è una ragazza di nome Minne. La ragazza conduce una vita apparentemente tranquilla e per certi versi noiosa e monotona in compagnia della madre, attentissima alle necessità della figlia per la quale stravede. Ma Minne coltiva dentro di sè un animo inquieto e ribelle che nasconde alla madre e che rivela soltanto al cugino Antoine...
La protagonista del libro è una rivisitazione della famosa Claudine, personaggio femminile che ha segnato il grandissimo successo di Colette quando ancora scriveva sotto mentite spoglie. Il bel titolo, tradotto in maniera fedelissima dal francese, racchiude in sé l'essenza di tutto il racconto. Bellissime le descrizioni delicate e spinte che Colette fa di personaggi e ambienti dei quali spesso è possibile sentire i suoni e percepire i colori.

Citazioni dal libro:
"Minne, seduta sul letto, scompiglia la matassa ingarbugliata dei suoi capelli. Tra la chiarità della capigliatura, il roseo pallore della sua pelle e la nera, liquida luce dei suoi occhi fan meraviglia. Begli occhi, spalancati e scuri, che inghiottono e annegano ogni cosa, sotto l'arco elegante delle sopracciglia malinconiche..."
"Fitta e sottile, la pioggia fugge verso l'Est, in veli che ondeggiano lenti, come il lembo di un abito di garza in cammino".
"Un innamorato non può essere bello, se non è riamato...".

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IL PUROSANGUE (ST. MAWR), un classico DI D. H. LAWRENCE per gli amanti della letteratura straniera di qualita'

16/4/2019

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FotoLa mia edizione de Il Purosange_I ristampa Oscar Mondadori maggio '77_copertina di Ferenc Pinter
St. Mawr è il titolo originale di un romanzo breve (o racconto lungo) famoso e ben riuscito di David Herbert Lawrence (più noto per aver scritto L'amante di Lady Chatterley) tradotto nella versione italiana con il titolo Il purosangue.
Avete mai sentito parlare di St. Mawr? Lawrence, scrittore, poeta, drammaturgo, saggista e pittore inglese tra le figure più emblematiche del XX secolo, lo scrisse di rientro da un viaggio in Inghilterra con l'intento di dar sfogo alla propria disapprovazione verso la cosiddetta "civiltà" del Vecchio Continente, in particolare proprio quella inglese, che considerava ormai abbondantemente superata, rispetto a quanto di primitivo e autoctono respirava ancora nel Nuovo Continente, dove si era trasferito per qualche tempo. 
A dare corpo a questa protesta è proprio un cavallo, un purosangue, St. Mawr, che Lady Carrington, una delle due donne americane protagoniste della storia, acquista a Londra per farne dono al marito Rico, inglese, che di avere un cavallo non ha proprio voglia, anzi, preferirebbe di gran lunga un'automobile... 
Quando Rico, in seguito a un incidente causato dal cavallo, decide di vendere St. Mawr, la storia comincia effettivamente a prendere forma. 
Protagoniste del romanzo sono certamente le due donne americane, Lady Carrington e sua madre, Mistress Witt, ma fulcro di tutto il racconto è senza dubbio St. Mawr, simbolo della forza indomabile, disarmante e autentica della Natura.
Tra i personaggi maschili, invece, dominano le figure, interessanti quanto a tratti imperscrutabili, dei due palafrenieri della famiglia Carrington, Phoenix (americano, di Phoenix appunto, per metà messicano e per metà indiano Navajo, già alle dipendenze delle due donne) e Lewis (gallese, da sempre con St. Mawr, entra alle dipendenze della famiglia in seguito all'acquisto del purosangue).
Il romanzo fu pubblicato nel 1925 riscuotendo grande successo sia di pubblico sia di critica. 
Io sono appassionata di cavalli e per me Il purosangue è una lettura a dir poco irrinunciabile, ma lo consiglio vivamente a tutti quelli che amano la letteratura di qualità, quella scritta con le pennellate ancor più che con la penna. 
La mia edizione del romanzo, della quale vado molto fiera, è la I ristampa Oscar Mondadori, anno 1977, e vanta una illustre traduzione dall'inglese ad opera di Elio Vittorini. La copertina, a mio giudizio splendida, è invece di Ferenc Pinter. Per me una sorta di piccolo gioiello! 

Tra le mie citazioni preferite:
"E' difficile spiegarsi, milady. Se fosse un uomo direi che qualcosa gli è andata male nella vita. Ma per una bestia non si può dirlo. Un puro sangue come St. Mawr bisogna comprenderlo, e io non so se qualcuno ci sia mai riuscito. Confesso che nemmeno io... Ma ho capito che si tratta di un animale non comune che occorrerebbe tenere in una speciale maniera; non so poi quale... " (pagg. 50-51).

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Né di Eva né di Adamo: la dichiarazione d'amore al Giappone di Amélie Nothomb

9/4/2019

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FotoNé di Eva né di Adamo_Amélie Nothomb_1a edizione: febbraio 2008, casa editrice Voland per la collana Amazzoni. 13 €
​Né di Eva né di Adamo, piccolo romanzo autobiografico (160 pp.), è il quindicesimo scritto da Amélie Nothomb e pubblicato per la prima volta in Italia nel 2008 dalla casa editrice Voland con la quale la Nothomb ha appena pubblicato anche il suo ultimo romanzo, I nomi epiceni, dal 21 febbraio 2019 in tutte le librerie.

Ho ricevuto Né di Eva né di Adamo in regalo a Pasqua del 2008, me lo ricordo perchè sono solita scrivere in alto a destra sulla prima pagina dei libri qualche piccola annotazione come data, luogo di acquisto o persona dalla quale li ho ricevuti.
Era praticamente fresco di stampa, pubblicato pochi mesi prima, e lo lessi quasi immediatamente, ricordo che ne rimasi entusiasta. Pochi giorni fa mi è venuta voglia di rileggerlo, piano piano la storia mi è tornata in mente quasi nella sua totalità, ma ho notato che rispetto alle frasi che avevo sottolineato allora, questa volta erano altre a colpire la mia attenzione. Anche questa è la bellezza della lettura: uno stesso libro, letto in momenti diversi, in età differenti, può esprimere e regalare emozioni nuove, in certi casi anche opposte magari. 
Amélie Nothomb ha debuttato nel 1992 con un libro intitolato Igiene dell'assassino e da lì si è consacrata la sua carriera di scrittrice. Figlia di un diplomatico belga, per via del lavoro del padre ha girato il mondo seguendolo nei suoi viaggi. Nata a Kobe, in Giappone, nel 1967, si sente molto più giapponese che belga. 
Protagoniste di Né di Eva né di Adamo sono due storie d'amore: quella di Amélie, che racconta in prima persona, per il suo fidanzato di allora, il giapponese Rinri, e quella per il Giappone, terra nella quale Amélie è nata e alla quale sente di appartenere profondamente. 
Leggere questo libro è piacevolissimo, è scritto come se la penna scivolasse sui fogli con la leggerezza di una piuma. Divertente, ironico, fresco. E' una bellissima dichiarazione d'amore che l'autrice fa alla terra che ama più di ogni altra cosa. Per chi condivide la stessa passione per il Giappone, non può che essere una lettura consigliatissima, ma è forse un libro ancora più interessante per chi desidera scoprire, attraverso una bellissima storia d'amore, qualcosa di questa terra e di questa cultura così diversa dalla nostra. Le parole e il trasporto di Amélie Nothomb nell'esprimere il proprio legame per il Giappone spinge veramente a correre a prenotare il primo volo utile direzione Paese del Sol levante. 

Alcune citazioni delle tante che mi hanno colpito durante la lettura:
"Mi piaceva che potessimo fare a meno di chiacchierare, senza che ci fosse il minimo disagio."
"Rinri pretendeva solo che lo ascoltassi. Quanto aveva ragione! Ascoltare qualcuno è un regalo enorme. E io ascoltavo con fervore."
"Non era il giapponese tipo. Per esempio aveva viaggiato moltissimo, ma da solo e senza macchina fotografica."
"La notte tingeva d'argento i bambù del parco Shirogane. La nostra apocalisse di lucciole proiettava il suo oro su quella candida opacità. Il fratello e la sorella erano incantati dai loro spiedini di stelle. Mi rendevo conto di essere in compagnia di due bambini innamorati l'uno dell'altra ed era una visione sconvolgente."
"Guardai in aria: era dunque questo, il monte Fuji. Alla fine avevo trovato un posto dal quale non appariva magnifico, per la semplice ragione che non si vedeva: la sua base. Altrimenti, quel vulcano è un'invenzione sublime, ed è visibile quasi ovunque, al punto che talvolta l'ho scambiato per un ologramma."
"Fortunatamente, è impossibile annoiarsi guardando passare gli esseri umani, specie in Giappone."
"Fino a quel momento, la sola forma di vita a due che avevo conosciuto era stata con mia sorella. Ma lei era talmente il mio doppio che non era una vita a due, ma piuttosto l'esistenza totalmente appagata di un essere perfetto."
"Quando mi chiedono in che stagione bisogna visitare il Giappone, rispondo sempre a ottobre."
"L'acero nipponico supera in bellezza quello canadese. Per lodare le mie mani, Rinri ricorreva all'espressione tradizionale: - Le tue mani hanno la perfezione di una foglia d'acero."
"Ho sempre amato perdutamente il bambù, questa creatura ibrida che i giapponesi non classificano né tra gli alberi né tra le piante e che unisce alla graziosa flessibilità l'eleganza del suo rigoglio di foglie."
"Nessuno più di me sa quanto il Fuji sia grandioso e superbo, il che non gli impedisce di essere il più piacevole dei compagni di strada. E' il mio migliore amico."
"I peggiori incidenti nella vita sono quelli legati al linguaggio."
"- Voglio darti l'abbraccio fraterno del samurai."

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Le ho mai raccontato del vento del Nord, il bel romanzo "epistolare" di Daniel Glattauer

26/2/2019

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Conoscete Daniel Glattauer? E' un autore viennese, classe 1960, che dopo aver lavorato come giornalista per diversi anni ha cominciato a dedicarsi a tempo pieno alla letteratura.
Io non lo conoscevo fino a quando un Natale di sei anni fa una delle mie più care amiche mi regalò questo libro dal titolo che mi sembrò piuttosto curioso e intrigante: Le ho mai raccontato del vento del Nord, libro del 2006 con il quale Glattauer ha raggiunto la fama mondiale (è stato tradotto in circa quaranta lingue ed è diventato anche opera teatrale, radiodramma e audiolibro).
Sfogliandolo un po', come faccio spesso quando mi trovo per la prima volta un libro nuovo fra le mani, notai subito che le pagine non erano fitte di testo, ma composte di paragrafetti scanditi dal tempo... otto minuti dopo, 40 secondi dopo,  quattro minuti e mezzo dopo e così via, e identificati da una R:, un RE: talvolta un Oggetto. Il libro mi incuriosì subito moltissimo, capii che si trattava quasi sicuramente di un'amicizia (o di un amore) di penna, o meglio, di tastiera!
I protagonisti della storia sono Emmi Rothner e Leo Leike, dei quali però non vi svelo nulla. Vi invito a conoscerli attraverso i loro scambi di email perchè secondo me questo romanzo, che possiamo definire "epistolare del nuovo millennio" (il termine "epistolare", per quanto non del tutto appropriato rende molto bene l'idea) merita e restituisce un po' di quel sapore romantico che a volte manca nelle storie d'amicizia e d'amore contemporanee.
L'autore è acuto e delicato e la costruzione della storia è interessante anche dal punto di vista della psicologia dei personaggi. Il romanzo è leggero, ma per niente banale, anzi, direi che è molto originale. Mi ha divertito e fatto sorridere, ma mi ha anche tenuto col fiato sospeso; mi ha coinvolto e mi ha fatto entrare in empatia con i due protagonisti, di questo sono grata all'autore. 
Tre anni dopo, nel 2009, è uscito La settima onda, il sequel di Le ho mai raccontato del vento del Nord. Io ho preferito il primo, ma anche il secondo merita. In più è necessario leggerlo per scoprire come andrà a finire la storia tra Emmi e Leo. Si incontreranno mai? Se ancora non lo sapete, vi invito a scoprirlo. 

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L'inventore di sogni, l'inno alla fantasia dei bambini di Ian McEwan

19/2/2019

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L'inventore di sogni (titolo originale: The daydreamer) è un breve e brillante romanzo dello scrittore e sceneggiatore inglese Ian McEwan (classe 1948). Pubblicato per la prima volta nel 1994, questo piccolo libro è un vero e proprio inno alla fantasia dei bambini. Il protagonista è appunto un bambino di dieci anni considerato un po' strano dai grandi, Peter Fortune, che, prendendo spunto da semplici fatti e personaggi di vita quotidiana, inventa una serie di divertentissimi episodi e fantastiche avventure con la forza della sua incredibile immaginazione. 
Non potrete non amarlo! Personaggio molto simpatico è anche la sorellina di Peter, Kate, di sette anni, coprotagonista del libro. Più piccola del fratello per età, ma molto più pratica di lui, sa come farlo tornare con i piedi per terra quando se ne sta con la testa fra le nuvole. 
Il libro è suddiviso in capitoli, ognuno dei quali, raccontando una rocambolesca storia frutto della fervida fantasia di Peter, ci aiuta a delinearne la personalità e a comprenderne il rapporto con gli adulti e con il mondo circostante. Così abbiamo nell'ordine:
  • Due parole su Peter
  • Le Bambole
  • Il Gatto
  • La Pomata Svanilina
  • Il Prepotente 
  • Il Ladro
  • Il Piccolo
  • I Grandi 
Leggendo questo romanzo mi sono affezionata moltissimo a Peter, tanto che spesso, sentendone la mancanza, vado a fargli visita rileggendo un capitolo o le citazioni che ho sottolineato (sì, io sono una di quelle che quando legge non può fare a meno della matita!). 
Di seguito alcune delle mie citazioni preferite: 
"Gli piaceva stare da solo, e pensare i suoi pensieri."
"Ed è impossibile sapere di una persona che cosa pensa, se quella persona non lo dice."
"Se ti unisci alla compagnia, la gente sa che cosa ti passa per la mente. Perché è la stessa cosa che sta passando per la mente degli altri. Se non vuoi fare il guastafeste, devi unirti alla compagnia. Ma Peter non la pensava così. Non aveva niente in contrario a stare con gli altri quando era il caso. Ma la gente esagera. Anzi, secondo lui, se si fosse sprecato un po' meno tempo a stare insieme e convincere gli altri a fare lo stesso, e se ne fosse dedicato un po' di più a stare da soli e a pensare a chi siamo e chi potremmo essere, allora il mondo sarebbe stato un posto migliore, magari anche senza le guerre."  
"Dal canto suo anche Peter, crescendo, imparò che, siccome la gente non riesce a vedere che cosa ti sta passando nel cervello, la cosa migliore per farsi capire, è dirglielo."
"L'immagine del micio sonnolento non mancava di torturare Peter ogni volta che, uscendo di casa, riceveva il benvenuto di una raffica gelida di tramontana."
"Dopo mangiato, i grandi erano troppo piacevolmente impegnati a bere e a raccontarsi storie infinite, per aver voglia di mettere a letto i bambini, ed era allora che la Banda del Mare poteva svignarsela nella tiepida calma del crepuscolo, e tornare indisturbata nei posti preferiti dei giochi fatti di giorno. Con la differenza che a quell'ora in più ci sarebbe stato il mistero del buio e delle ombre paurose, e la sabbia fredda sotto i piedi nudi, e la gioia impagabile di corse sfrenate che si aveva l'impressione di rubare a qualcuno."
"E oltre tutto questo umano fermento, l'oceano si gonfiava e si ripiegava, perché a nulla e nessuno è dato di restare fermo, non agli uomini, non all'acqua e neppure al tempo."

Consiglio L'inventore di sogni a tutti quelli che hanno voglia di intraprendere insieme a Peter favolosi viaggi in mondi fantastici. Probabilmente ritroverete voi stessi bambini in molti di quei mondi. 

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Colazione da Tiffany di Truman Capote e le due Holly che ha generato

12/2/2019

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Metto subito le mani avanti: io amo alla follia il film con Audrey Hepburn e George Peppard, ho il dvd e l’ho consumato a furia di guardarlo e riguardarlo. Il libro in questo caso è arrivato nella mia vita solo dopo e, cosa che solitamente accade di rado, non ho preferito il romanzo al film. Semplicemente trovo che, per quanto ci siano nel film molte parti chiaramente riprese dal romanzo, quelle eliminate o modificate siano bastate a cambiare la percezione che si ha dei personaggi e della storia in generale. 
Ma rimaniamo sul romanzo, tema di questo post. Il suo autore, Truman Capote, nato a New Orleans nel 1924 e morto all’età di sessant’anni a Los Angeles, è considerato una delle voci più originali della letteratura americana del Novecento ed è molto noto per essere anche autore di A sangue freddo (1966), romanzo successivo rispetto a Breakfast at Tiffany’s, che vide la luce nel 1958, anno della sua prima pubblicazione. Colazione da Tiffany arriverà in Italia un anno dopo, nel 1959. Nel 1961 verrà realizzato l’omonimo film con Blake Edwards alla regia.
A raccontarci la storia come se fosse la trama di uno dei suoi racconti, in questo caso autobiografico, è Paul Varjak, aspirante scrittore squattrinato che diventa vicino di casa della vera protagonista della storia, Holly Golightly, una ragazza dalle mille sfaccettature e contraddizioni, generosa con gli uomini, spesso ferita, ma eternamente bambina. Nel romanzo il personaggio di Holly viene fuori nella sua dirompente bellezza velata di mistero e poesia in mezzo a tante figure maschili che, per quanto molto ben caratterizzate da Capote, perdono fascino rispetto a lei che, se nel romanzo attira come una calamita gli uomini, allo stesso modo assorbe l’attenzione di chi legge. La storia raccontata da Capote, per quanto scritta talmente bene da scivolare via leggera e piacevole, è in realtà molto dura. Ho apprezzato e amato il romanzo, ma in questo caso, e non mi succede quasi mai, la Holly che mi ha rubato il cuore non è quella originale, ma la sua rivisitazione, ammetto edulcorata, della versione cinematografica. Quando si tratta di Audrey Hepburn probabilmente non riesco a rimanere imparziale, o semplicemente amo talmente tanto il finale di quel film meraviglioso (completamente diverso da quello del romanzo) che non riesco proprio a immaginare una Holly Golightly che non sia inzuppata nel suo trench, con il suo Gatto rosso stretto tra le braccia, mentre bacia Paul regalandoci una delle scene più romantiche della storia del cinema di tutti i tempi.
A Truman Capote va però il merito di averci regalato pagine di incantevole letteratura senza le quali nessuna delle due, o più, Holly sarebbero mai potute nascere.
Come dico sempre: meglio leggere prima il libro e solo dopo guardare il film che ne è derivato, per il semplice motivo che altrimenti la nostra immaginazione risulterà già condizionata da quella di regista, sceneggiatore, costumista, ecc., ma non è sempre possibile dare un ordine alle cose e in questo caso a me è successo di innamorarmi di una Holly che non è propriamente la “mia”, ma le voglio talmente bene che va bene così.
E voi cosa ne pensate? Vi è rimasto più nel cuore il film o il romanzo? 

Di seguito alcune delle mie citazioni preferite tratte dal romanzo: 
"Portava sempre gli occhiali neri, era sempre in perfetto ordine, c'era un innato buon gusto nella semplicità dei suoi abiti, nei grigi, negli azzurri, nell'opacità dei tessuti che la faceva brillare di luce propria."
"...per baciare qualcuno basta piegarsi un po' in avanti."
"Bisogna essere sensibili per apprezzarla, bisogna avere una vena di poeta."
"E' una piccola seccatura, il fatto che non abbia un nome. Ma io non ho il diritto di darglielo, dovrà aspettare fino a quando non apparterrà a qualcuno."
"<Non voglio possedere niente finchè non avrò trovato un posto dove io e le cose faremo un tutto unico. Non so ancora precisamente dove sarà. Ma so com'è.> Sorrise e lasciò cadere il gatto sul pavimento. <E' come da Tiffany> disse. "
"Si deve molto a chi ci dà un po' di fiducia."
"Queste settimane, che abbracciano la fine di un'estate e il principio di un altro autunno, sono confuse nella mia memoria, forse perchè la nostra comprensione reciproca aveva raggiunto la dolce profondità in cui due persone comunicano più spesso con il silenzio che con le parole." 
"E, a un tratto, accadde. Mentre guardavo i colori sfumati dei capelli di Holly balenare alla luce rosso-gialla delle foglie, l'amai abbastanza da dimenticare me stesso, le mie disperazioni egoistiche e da essere contento perchè stava per succedere qualcosa che lei pensava felice."
​"Sì, perchè non può continuare così per sempre. A non sapere che cos'è tuo finchè non lo butti via."

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