Torino è casa mia, l'originale guida alla città scritta da un torinese innamorato ma obiettivo14/1/2020 ![]() Amate Torino? Non ci siete mai stati e vi incuriosisce molto? Ci siete stati solo una volta, di sfuggita, e non vedete l'ora di tornarci? Bene, il libretto di cui vi parliamo oggi è perfetto per ognuno di voi! Si tratta di una guida alla città, divertente e molto originale, scritta da un torinese, Giuseppe Culicchia, innamorato ma obiettivo nel descrivere la sua città, o meglio, la sua casa. Entriamo! L'impostazione di questa guida alla città di Torino è estremamente originale e divertente. Culicchia, come il titolo stesso precisa chiaramente, vede Torino non come una semplice città, ma come una casa, intesa proprio come luogo amato, pieno di ricordi e di vita, con le sue stanze e i suoi segreti. Ritroviamo quindi tutti i diversi ambienti che caratterizzano le abitazioni per come l'autore li immagina nella sua città. Con questa logica Culicchia imposta i vari capitoli della guida e il suo interessante racconto. A parte la divertentissima Cronologia, che va dal X secolo a. C. fino al 2008, e una breve Intro, i capitoli sono così denominati: L'ingresso; Il corridoio; La cucina; Il salotto; La sala da pranzo; La camera da letto; Lo studio; Il ripostiglio; Il bagno; Il terrazzo; La cantina; Il solaio; Il garage; Quello che manca; Fine; Sotto il tappeto. A metà strada tra il saggio e il racconto, questo libretto anni fa fu per noi, che a Torino abbiamo trascorso qualche anno della nostra vita, una vera e propria scoperta! Si tratta davvero di una guida alla città, con tanto di cartina allegata, come ogni guida che si rispetti, ma ha qualcosa in più: ha il pregio di essere raccontata in maniera del tutto nuova attraverso gli occhi di un torinese innamorato, ma obiettivo, che riesce a trasmettere con ironia, leggerezza e simpatia, il proprio amore per la sua città anche con tono critico e una vena di malinconia (anche verso i torinesi!). Nel 2015, per Laterza, è uscito Torino è casa nostra, una sorta di "episodio 2" che va a completare, attraverso i racconti e le testimonianze di altri torinesi, il quadro della città a dieci anni dall'uscita di Torino è casa mia. Secondo noi imperdibile. Consigliato al 100%. "Questa è una guida a Torino. E Torino è Torino. Non è una città come un'altra." Chi è Giuseppe Culicchia? Classe 1965, torinese doc con origini siciliane. Il padre infatti è stato uno dei tanti italiani che, tra la fine degli anni '40 e i primi anni '50, si spostarono dal Sud al Nord in cerca di fortuna. Torino è casa mia è dedicato proprio al ricordo del padre. Scrittore e traduttore, è stato scoperto da Pier Vittorio Tondelli che pubblicò alcuni suoi racconti nell'antologia Papergang-Under 25. Il suo primo romanzo è Tutti giù per terra (1994), ambientato nella sua Torino, spesso fonte di ispirazione. Davide Ferrario ne ha tratto l'omonimo film interpretato da Valerio Mastandrea. Ultimo romanzo: Il cuore e la tenebra edito da Mondadori (2019).
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Il caffè alla fine del mondo, cambiare la propria visione della vita con una domanda...si può?!7/1/2020 ![]() Un libro, un manuale, una riflessione sul senso della propria vita: "Il caffè alla fine del mondo" di John Strelecky a metà tra la crescita personale e la carica motivazionale. Commento e citazioni. Una delle domande più semplici da fare ma più complicate a cui rispondere: sei felice della tua vita? Perchè, se una risposta frettolosa potrebbe rivelarsi altrettanto superficiale, una più pensata potrebbe far emergere aspetti nascosti e non sempre razionali dal valore non scontato. Con le necessarie conseguenze che ne deriverebbero. E così questo piccolo volume scritto da Strelecky e pubblicato da Vallardi nel 2019, con oltre due milioni di copie vendute, rappresenta il tipico libro da comodino da prendere e riprendere tra le mani quando se ne ha voglia e necessità. Ideale per chi desidera riflettere sulla propria esistenza, per chi si trova in un momento cruciale del proprio cammino, per chi ama dialogare in termini psicologici e motivazionali, per tutti coloro che hanno il desiderio di scavare nel profondo della propria vita. Di farsi delle domande esistenziali con la voglia di darsi delle risposte. Quello che accade al protagonista della storia è ciò che potrebbe accadere a ognuno di noi. John va sempre di fretta, è pronto ad affrontare l'ennesima giornata tra nevrosi e superficialità. Attendendo le solite situazioni, assecondando abitudini e routine, agendo come da copione ben noto. Un giorno, però, l'impazienza di attendere che la strada si liberi dal troppo traffico lo costringe a prendere una strada diversa, a scegliere un cammino secondario ignoto, misterioso. John decide di cambiare rotta e di non seguire più le indicazioni del navigatore, seguirà l'istinto per arrivare nel luogo che deve raggiungere, ma qualcosa va diversamente. Si ritroverà in mezzo al nulla, in un caffè che lo cambierà per sempre dal momento in cui ci metterà piede. "Ciao sono John, mi sono perso". "A volte è utile guardare le cose da un punto di vista diverso". "Che ci fai qui?" c'è scritto sul menù del caffè. "Se volgi la domanda dalla seconda persona alla prima...non sarai più la stessa persona". "Mettiamo che uno ponga la domanda e trovi la risposta. E dopo?" "Bè, diciamo che è un traguardo ma anche una sfida". "Quando una persona conosce il motivo per cui esiste, diciamo che ha identificato il suo Scopo di Esistenza". Ho deciso di estrapolare dal libro alcune frasi che potessero farne comprendere il tenore e il senso. Lasciando a voi la curiosità di andare oltre e di scoprire, se interessati, ciò che verrà scoperto e come verrà scoperto nel prosieguo dei fatti e dei ragionamenti. Sicuramente si tratta di un viaggio metaforico che fa emergere quanto un imprevisto apparentemente molto sconveniente possa rivelare poi una direzione inedita e vincente verso la soddisfazione personale. Una riflessione per tenere sempre a mente che solo quando affrontiamo davvero noi stessi riusciamo a raggiungere la meta agognata, e la nostra personale felicità. Il caffè alla fine del mondo è un luogo metaforico ma che esiste realmente in ognuno di noi, in cui rifugiarci per riflettere profondamente, per comprendere e comprenderci, per trovare la forza e il coraggio di analizzare la nostra esistenza e cambiare. Un libricino che funge da sprone ad ascoltare se stessi, che ricorda di ricercare il perchè si è al mondo, il senso profondo del vivere. Che scorre veloce e fluido, molto semplice nella sua profondità di introspezione, spesso dimenticata per inerzia o messa da parte a causa delle distrazioni. ![]() È veramente tempo di dire Basta! A ricordarcelo a gran voce e con argomentazioni e dati inconfutabili, per coloro ai quali non bastasse l'evidenza, è Lilli Gruber e noi l'abbiamo incontrata durante l'ultima serata di BookCity a Milano proprio in occasione della presentazione del suo ultimo libro. Scopriamolo insieme e guardiamo in faccia la sconfortante situazione che ancora oggi persiste nell'evolutissima civiltà 4.0 Chi è Lilli Gruber tutti lo sanno. Giornalista, scrittrice e conduttrice di Otto e mezzo, programma di approfondimento giornalistico in onda ogni sera su La7. Però forse non tutti sanno che è stata la prima donna ad aver condotto un Tg sulle reti nazionali in prima serata e che dal 1988 è stata inviata per la Rai sui fronti di guerra seguendo anche eventi internazionali che hanno segnato la storia come, ad esempio, la caduta del Muro di Berlino nel 1989 che viene raccontato anche nel libro Quei giorni a Berlino (1990) scritto con Paolo Borella seguito poi nel 2009 da Ritorno a Berlino. Ho avuto il piacere di conoscerla di persona durante la presentazione di Basta! Il potere delle donne contro la politica del testosterone che si è tenuta a Milano presso la sede del Corriere della Sera nella serata conclusiva di BookCity, iniziativa che a Milano ogni anno, da otto anni, si pone l'obiettivo di promuovere la lettura, il mondo dell'editoria e degli autori con eventi diffusi in città. Se nello schermo può apparire un po' algida, tolta quella sottile barriera al plasma Lilli Gruber è invece una donna molto simpatica, alla mano, cordialissima ed estremamente disponibile con il proprio pubblico. Divertente insieme al suo collega e amico Beppe Severgnini che le faceva da spalla. È anche una donna forte, sicura di sé, convinta e convincente. Gli argomenti di cui tratta nel suo ultimo libro, oggetto di questo post, in realtà dovrebbero essere chiari a tutti. Mi verrebbe da dire che in questa evolutissima società, che aspira alla Società 5.0, non dovrebbe neppure esserci il bisogno di scrivere ancora di argomenti del genere, così superati, così retrogradi. E invece è assolutamente necessario. Anzi, è urgente. Le donne sono ancora oggi, e con frequenza crescente, oggetto di minacce, di violenza verbale, fisica e psicologica, a casa, in famiglia, sul posto di lavoro, sui mezzi pubblici. Sottopagate, non occupate, con la scusa della maternità imminente; ma ci ci può sentire mortificate perché si vuole e si può dare la vita? È una contraddizione in termini! E si potrebbe andare avanti con un elenco infinito, di episodi raccontati, provati e controprovati avvenuti anche in ambienti considerati immuni da un tale indicibile e inqualificabile abominio. A questa urgenza ha risposto Lilli Gruber, da sempre attivissima e combattiva nelle battaglie in favore dei diritti delle donne. Dati alla mano, con esperienze di vita vissuta, episodi di vita politica italiana e internazionale, dà prova del fatto che non si può stare tranquilli. La nostra società è intrisa, è fortemente pervasa, è attraversata profondamente da un machismo galoppante, che purtroppo ha tra le mani il potere e che non sembra volersi fermare. Eppure la soluzione esiste e non si chiama "femminismo", ma "alleanza" tra quelli che Lilli Gruber definisce "uomini di buona volontà" e le donne. Perché in fondo si tratta solamente di GIUSTIZIA. Bisogna che anche le donne abbiano accesso alle famose "stanze dei bottoni". Ogni occasione negata alle donne, che risultano essere mediamente più preparate degli uomini in pressoché tutti i campi, è un'occasione mancata di sviluppo, di emancipazione, di crescita e di buona salute per la nostra società e per il nostro pianeta. Lilli Gruber racconta che mentre preparava un imminente trasloco con il marito Jacques... ...Nella sera di giugno, dimentichiamo gli scatoloni e ci mettiamo a discutere. Individuando tre <v> al cuore della questione - volgarità, violenza, visibilità - che sono il risultato di una virilità impotente. Ci aspetta una lunga estate calda. (pag. 14) Lascio a voi scoprire, come sto facendo io, cosa nascondono queste tre <v>. È un libro diretto, pieno di dati e prove provate, piacevolissimo alla lettura, chiarissimo e sincero. Edito da Solferino per la collana i Solferini. Durante la promozione del suo libro la Gruber ripete sempre questa frase: "Attenzione perché i diritti acquisiti non sono acquisiti per sempre". È un'affermazione forte, che fa paura, ma è estremamente attuale. Me la sono sentita rimbombare nella testa tutta la sera e anche il giorno dopo, ma deve far riflettere e scatenare una reazione in ognuno di noi. Una reazione che sa di consapevolezza e di coraggio. Bisogna dire Basta! |
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