![]() L'acquisto di questo libro nel mio caso è avvenuto così: mi trovavo in stazione a Firenze ed ero, come spesso mi capita con i viaggi a lunga percorrenza, in netto anticipo rispetto all'orario di partenza del mio treno per Milano e così, come al solito, ho fatto la mia bella passeggiata in Feltrinelli. Non avevo intenzione di acquistare nulla, avevo già in borsa un paio di libri ed ero praticamente sicura che l'idea di portarmi dietro un ulteriore peso mi avrebbe distolto dalla tentazione fortissima che mi prende ogni volta che metto piede in libreria. Così credevo almeno. Bene, non è andata esattamente in quel modo. Ma esattamente al contrario...ho cominciato a sfogliare così, distrattamente, questo libretto che mi diceva: "Prendimi" e non l'ho più lasciato. Poche pagine dopo, ero già in coda alla cassa. Così mi sono portata a casa gli "scarabocchi", questo il significato della parola "scribbles", di Sarah Andersen che io personalmente trovo geniale. Chi è Sarah Andersen? Autrice del libro oggetto di questo post è una giovane disegnatrice di fumetti e illustratrice americana laureatasi al Maryland Institute College of Art nel 2014 e attualmente residente a Brooklyn. Tre anni fa il suo Adulthood is a myth, pubblicato in Italia da Becco Giallo con il titolo Crescere, che palle! è stato un vero e proprio caso editoriale. Dal successo in rete al successo in libreria Come tantissimi altri casi di successo, anche questo piccolo libro (111 pagine), che è poi una raccolta delle strisce a fumetti più belle disegnate da Sarah nel tempo, nasce un po' per caso. L'autrice stessa ha raccontato che, annoiandosi molto a lavoro, ha cominciato a scarabocchiare qualcosa, qualcosa che aveva molto a che fare con sé stessa, con le proprie esperienze quotidiane, coinvolgendo quindi anche il suo rapporto con gli altri e con le sfide della vita di tutti i giorni. Nonostante i disegni, definiti appunto scarabocchi, le sembrassero piuttosto bruttini, un giorno ha deciso di metterli on line e condividerli con il popolo della rete. Diffondere con freschezza e ironia un messaggio importante di accettazione, delle proprie fragilità, di piccole o grandi manie, dei capricci e delle passioni a volte infantili ma così sinceri, le sembrava giusto. Il riscontro di pubblico è stato quasi subito molto positivo e i followers hanno cominciato a moltiplicarsi. Com'è stato possibile che gli "scarabocchi" di una giovane illustratrice sconosciuta abbiano ottenuto tutto questo successo? La chiave assoluta del suo successo sono senza dubbio la fortissima carica empatica e l'ironia dei personaggi che Sarah ha eletto a protagonisti delle sue strisce. Sfogliando Crescere, che palle! è impossibile non pensare: "Ma sembro io!!!", "Anch'io faccio così!", "Com'è possibile che sappia esattamente quello che penso?". Empatia. Condivisione sincera e spontanea di sensazioni e stati d'animo con la semplicità e l'immediatezza che forse il disegno, ancor più della parola, sa trasmettere, soprattutto se nasce dal profondo del proprio vissuto. In fondo Sarah tira fuori ciò che tutte le ragazze della sua generazione, ma l'universo femminile in generale, provano. Raggiunto il milione e più di followers, il coronamento del successo è arrivato con la proposta di sviluppare un progetto editoriale dedicato a questa simpatica ragazzina un po' goffa e con i capelli arruffati in testa e al suo fedele coniglietto bianco. Perchè in fondo è ancora così, viviamo in un mondo super connesso e siamo digital addicted, ma il vero successo si misura ancora oggi approdando sugli scaffali di una libreria. E per me che non amo il kindle ma adoro i libri e l'odore della carta è una gioia immensa. Crescere, che palle! è il primo di tre raccolte. Le altre due sono: Un grosso morbidoso bozzolo felice (titolo originale: Big Mushy Happy Lump) pubblicato nel 2017 e Tutto sotto controllo (titolo originale: Herding Cats) uscito nel 2018. Una nota di merito va anche alla traduttrice, Francesca Paglialunga, che trovo abbia trasferito in maniera brillante in lingua italiana l'ironia di Sarah. Oggi la pagina facebook Sara's Scribbles conta 2.676.355 di followers. Vi lascio di seguito anche il link diretto alla pagina dell'autrice https://sarahcandersen.com/ dove tra le altre cose troverete uno shop con articoli a tema molto molto carini.
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IL POSTINO DI NERUDA, IL ROMANZO POETICO DI ANTONIO SKARMETA CHE HA ISPIRATO IL FILM DI TROISI1/10/2019 ![]() Io personalmente amo molto questo libro, non soltanto la storia raccontata, amo proprio il libricino che vedete nella foto a corredo di questo post. Ha fatto da tramite per un'amicizia che è poi diventata molto di più. In Italia è quasi impossibile non conoscerlo. Ha ispirato un film indimenticabile, Il postino, uscito nel 1994, nel quale il grande Massimo Troisi ci regala la sua ultima, intensa, emozionante interpretazione. Al suo fianco, nei panni di Neruda, un bravissimo Philippe Noiret. Nel cast anche Maria Grazia Cucinotta, già convincente all'inizio della sua carriera nel ruolo di Beatriz. Il film, che vede impegnato alla regia lo stesso Troisi insieme a Michael Radford, riconsegna molto bene la leggerezza, la poesia e l'ironia che Skármeta utilizza nel suo racconto, ma per me, soprattutto nelle fasi conclusive, segna l'inizio di un inevitabile pianto. Succede tutte le volte che lo vedo. Di certo non aiuta a trattenere le lacrime la meravigliosa colonna sonora firmata Luis Bacalov, vincitore del premio Oscar nel 1996. Dal mio punto di vista, una lettura che non può mancare nel bagaglio personale di ognuno di noi. Chi è Antonio Skármeta? Antonio Skármeta è uno scrittore nato ad Antofagasta (Cile) nel 1940. Figlio di immigrati croati, si è dedicato alle lettere e alla filosofia nel suo Paese per poi trasferirsi alla Columbia University di New York. E' autore non soltanto di opere narrative, ma anche di saggi e testi teatrali. In Italia la sua opera più famosa, con traduzione di Andrea Donati, è senza dubbio Il postino di Neruda, che uscì in Cile nel 1985 con il titolo Ardiente paciencia, sostituito solo in seguito dal più noto El cartero de Neruda appunto. La trama de "Il postino di Neruda" Giugno 1969, Isla Negra, Cile. Il giovane Mario Jiménez è figlio di un pescatore ma non ha la stessa vocazione del padre. Così, quando sulla piccola isola sperduta in cui vive arriva un famoso poeta di nome Pablo Neruda, accetta di buon grado l'incarico di diventare il postino di fiducia del grande poeta. Mario, per quanto non abbia studiato se non il minimo che gli consenta di saper leggere, è dotato di rara sensibilità, caratteristica che gli permetterà di instaurare una grande amicizia con Neruda, fatta di naturale complicità e stima reciproca. A fare da sfondo al racconto, un periodo storico molto delicato per il Cile, quello dell'assedio militare causato dal colpo di stato contro Allende, il cosiddetto Golpe cileno. Citazioni da "Il postino di Neruda" «Don Pablo» dichiarò solenne. «Sono innamorato». Il vate usò il telegramma a mo' di ventaglio, e prese a muoverlo davanti al mento. «Bene», rispose, «non è tanto grave. C'è rimedio». «Rimedio? Don Pablo, se c'è rimedio, io voglio solo rimanere ammalato. Sono innamorato, perdutamente innamorato». "Se fossi poeta potrei dire quello che voglio". "E che cos'è che vuoi dire?". "Be', il problema è proprio questo. Siccome non sono poeta, non lo so dire". "Ma i treni che conducono al paradiso sono sempre accelerati e si impantanano in stazioni umide e soffocanti. Sono treni espresso soltanto quelli con destinazione inferno". "Se non posso vederla, a che mi servono gli occhi!". ![]() Giappone, 1988. Una giovane scrittrice, all'epoca appena ventiquattrenne, scrive il suo primo romanzo, "Kitchen". Forte dell'immediato successo ottenuto in patria, con oltre 60 ristampe nel solo Giappone, Kitchen di Banana Yoshimoto diventa un caso letterario internazionale e nel 1991 arriva anche in Italia edito da Feltrinelli per la collana I Canguri con traduzione e postfazione di Giorgio Amitrano. La prima edizione per la Universale Economica Feltrinelli è del marzo 1993, la mia è la quarantesima edizione, maggio 2014. E' la dimostrazione che Kitchen è un libro che continua ad affascinare tantissimi lettori in Italia e nel mondo. Come mai l'ho acquistato? In tutta sincerità ammetto di essere stata particolarmente attratta dalla copertina, mi piace ancora oggi moltissimo. E poi dal nome dell'autrice, Banana. Dev'essermi sembrata una combinazione di ingredienti perfetta per un libretto intitolato "Cucina" e l'ho comprato. Non me ne sono pentita, tutt'altro. La trama di "Kitchen" Mikage è una giovane ragazza che, dopo la morte della nonna, si ritrova completamente sola, o quasi. Perso qualsiasi legame con la famiglia d'origine, Mikage riesce a trovare conforto nel suo posto del cuore, la cucina. Lei adora le cucine, alla follia! In questa solitudine irrompe però un ragazzo, Yuichi, che la invita ad andare a vivere a casa sua con lui e con sua madre, Eriko, una donna affascinante, solare e piena di vita che Mikage imparerà a conoscere profondamente. In questa ritrovata atmosfera calda e familiare, dove la cucina avrà sempre un posto fondamentale per Mikage, si snoda il racconto che Banana Yoshimoto consegna ai lettori con una grande carica emozionale e con profonda sensibilità e una vena malinconica, a tratti poetica, toccando temi come la solitudine, l'amicizia, l'amore, l'omosessualità e promuovendo un'idea di famiglia non convenzionale. Il libro si compone di due parti: Kitchen e Plenilunio (Kitchen 2) C'è poi Moonlight Shadow, slegato dal resto, un racconto breve che l’autrice presentò come tesi di laurea, molto influenzato dal genere dello “shojo manga”. Citazioni da "Kitchen" "Non c'è posto al mondo che io ami più della cucina. Non importa dove si trova, com'è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene." "Mentre ci davamo appuntamento, guardai dalla finestra. L'aria era color grigio piombo. Le nuvole venivano trascinate via dal vento con una forza incredibile. in questo mondo non c'è posto per le cose tristi. Nessun posto." "Mentre lavavo le tazze udivo, mescolata al rumore dell'acqua, una canzone che Yuichi stava canticchiando. Abbiamo fermato la barca lontano per non disturbare la luna..." "Le persone che vogliono farcela da sole dovrebbero prima di tutto curare qualcosa che cresce. Un bambino, una pianta, che so. Facendolo, si capiscono i propri limiti. E' un punto di partenza." "Diventerò grande, accadranno tante cose e toccherò il fondo molte volte. Soffrirò molte volte e molte volte mi rimetterò in piedi. Non mi lascerò sconfiggere. Non mi lascerò andare. Le cucine dei sogni. Ne avrò infinite. Nell'anima, nella realtà, nei viaggi. Da sola, con tanti altri, in due, in tutti i posti dove vivrò. Sì, ne avrò infinite." "I grandi personaggi nel loro semplice esistere emettono luce e rischiarano lo spirito di chi sta loro accanto. Così, quando si spengono, inevitabilmente scende un'ombra pesante." "E' notte nelle strade. Mentre aspettiamo al semaforo è bello vedere la gente che passa davanti al parabrezza, impiegati, donne, giovani, vecchi, brillare alla luce dei fari. E' l'ora in cui, sotto la cupola fredda e silenziosa della notte, tutti, avvolti in maglioni e cappotti, sono diretti verso un posto caldo, chissà dove." "I ricordi veramente belli continuano a vivere e a splendere per sempre, pulsando dolorosamente insieme al tempo che passa." chicche in libreria: piccole donne, grandi sogni. Hepburn, chanel, kahlo raccontate alle bambine17/9/2019 ![]() Un pò "Storie della buonanotte per bambine ribelli", un pò libricino delle prime letture per piccini: ecco la collana "Piccole donne, grandi sogni", che piace anche alle mamme. Ero come sempre nel reparto bambini della Mondadori per scegliere quale libro acquistare alla piccola lettrice, quando la mia attenzione è stata colpita da una pubblicazione inedita. Tra il coniglietto Bing, classici volumi Disney e cofanetti Montessori, in un mare colorato di uscite editoriali, ecco un'attraente grafica di Audrey Hepburn. Un libricino con pagine cartonate, in formato rettangolare pocket, intitolato "Piccole donne, grandi sogni". 12 pagine spesse, ideali per le mani dei più piccoli, sulle quali viene scritta e disegnata in grandi linee la vita di una delle donne scelte a rappresentare sogni importanti che si sono realizzati con successo. Con l'insegnamento di fondo a credere nelle proprie capacità e portare avanti con fiducia e coraggio le proprie passioni e le attitudini distintive. Sotto il volumetto della regina di "Colazione da Tiffany", quelli di Coco Chanel e Frida Khalo, ugualmente e fantasticamente rappresentati a livello illustrativo. I volumi sono di Maria Isabel Sanchez Vegara, ma le illustratrici cambiano sempre, rendendo ogni personaggio diverso da un altro nella sua rappresentazione, stilistica, cromatica, concettuale. La collana è stata pubblicata per Fabbri Editori da Mondadori, e la prima edizione è uscita sul mercato italiano a maggio 2019. Io al momento ho trovato solo tre uscite del formato pocket (9,90 euro l'una), ma esiste anche la collana in formato più grande (16 euro), sempre in cartonato ma di 26 pagine, che ha un maggiore numero di uscite (Jane Austen, Marie Curie, Madre Teresa, Anna Frank, per citarne alcune). Si tratta di libricini molto carini da regalare a una bimba, ma che possono piacere anche a un'amante di una delle donne raccontate, come "chicca" da libreria, dono originale e diverso dal solito. Io ho acquistato al momento solo Audrey Hepburn e Coco Chanel, in attesa di proseguire la raccolta. Piacciono sia alle bimbe sia alle loro mamme, esperienza personale! Dal retro copertina: "La piccola Audrey voleva fare l'attrice e aiutare gli altri, e ha realizzato il suo sogno. E tu, che sogno hai?" "La piccola Coco voleva diventare una grande stilista, e ha realizzato il suo sogno. E tu che sogno hai?". Leggi anche Storie della buonanotte per bambine ribelli Storie della buonanotte per bambine ribelli 2 ti voglio bene assai, con luciano de crescenzo alla scoperta della storia della musica napoletana10/9/2019 ![]() "Ti voglio bene assai", il libro che racconta, con la consueta vena ironica di Luciano De Crescenzo, la storia (e la filosofia) della canzone napoletana, scorrevole e spassoso come nello stile dello scrittore partenopeo. Recensione e citazioni. Devo essere sincera, ho comprato questo libro principalmente per un motivo: il titolo. Una chiara quanto efficace dichiarazione d'amore, che lo rendeva ideale come regalo (nel mio caso natalizio). Il secondo motivo è stato la simpatia nei confronti di Luciano De Crescenzo, che ho sempre apprezzato molto nelle sue molteplici vesti di attore, regista, scrittore, sceneggiatore, personaggio che ha saputo portare la filosofia e il mito classico a ogni livello, nonché di scrittore dalla penna vivace e colorata. Edito Mondadori, "Ti voglio bene assai" è stato pubblicato nel 2015 e, in 135 pagine, descrive le canzoni storiche e quelle più conosciute della tradizione musicale napoletana attraverso la chiave degli aneddoti personali dell'autore. Senza tralasciare le leggende o le storie reali che ne sono alla base. Di fondo c'è l'amore incondizionato di De Crescenzo per la città natale Napoli che, attraverso le sue contraddizioni e una fervida creatività, ha rappresentato la culla per lo sviluppo della cultura canora italiana nel mondo. E l'autore ci spiega come e perché. Con importanti riferimenti storici che vanno a scomodare re e regine, compositori classici, personaggi autorevoli italiani e non. Fautori della diffusione (consapevole o inconsapevole) della canzone partenopea oltre i ristretti confini cittadini, di quei rioni popolari e non solo in cui nascevano. Le canzoni prese in esame da Luciano De Crescenzo sono tante: "'O sole mio", "Torna a Surriento", "Malafemmena", "Era de maggio", "'O surdato 'nnammurato" solo per citarne alcune. Ognuna legata a momenti di vita privata, e poi raccontate e spiegate in singoli capitoletti, per coglierne il significato e l'essenza. Il libro si rivolge sia a un pubblico di lettori amanti e conoscitori della cultura napoletana, sia a semplici curiosi che vogliano conoscere qualcosa in più dell'argomento, potendo contare su traduzioni in lingua italiana delle strofe o dei modi di dire dialettali. L'andamento della scrittura è molto scorrevole e confidenziale, con digressioni personali che fanno sorridere e con uno stile espressivo pieno di personalità, quella riconoscibile, eclettica e geniale del padre di "Bellavista". Citazioni da "Ti voglio bene assai" "L'uomo però sottovaluta il pericolo, credendo di non essere vulnerabile alla tentazione. Si avvicina alla Sirena ma riesce a dirle appena poche parole prima di naufragare. Dunque attenzione! Se vi capita di passare vicino a una Sirena, abbiate il buon senso di tapparvi almeno le orecchie". "In pratica, l'idea dell'autore è che quando amiamo qualcuno saremmo disposti a tutto. Persino la morte può sembrare più dolce, se preceduta dal bacio della persona desiderata". "Lo so, a qualcuno potrà sembrare strano, ma a me è sempre piaciuto passeggiare per un qualsiasi vicolo della città, ed essere travolto dall'arcobaleno di colori dei panni stesi ad asciugare sui balconi". "Il successo di Te voglio bene assaje fu uno dei tre eventi importanti che accaddero a Napoli in quel periodo: gli altri due furono la Ferrovia Napoli-Portici e l'illuminazione a gas delle strade cittadine". "Era de maggio. Sì, ma poteva essere anche aprile. L'amore non ha stagioni". "E' passata una vita. Quasi non me ne sono accorto. E ora eccole qua, le mie canzoni. La colonna sonora del mio personale panta rei. Tutto scorre, è proprio vero. I momenti di gioia sembrano scomparire in un soffio come quelli di tristezza. Anche se a volte dipende dal tipo di tristezza". La sposa americana, il celebre romanzo di mario soldati per amanti della narrativa classica italiana3/9/2019 ![]() Una storia di passione adulterina e introspezione psicologica descritta con intensa vena espressiva: ecco info, trama e citazioni del romanzo di Mario Soldati "La sposa americana". Letto in breve tempo durante le vacanze estive, "La sposa americana" è un romanzo che scorre veloce incuriosendo il lettore con una trama intrigante e un tratto descrittivo molto profondo. Uscito nel 1977, rappresenta uno dei romanzi più celebrati dello scrittore torinese Mario Soldati, molto apprezzato anche da un lettore esigente come Italo Calvino che ha parlato di una “perfezione di costruzione più unica che rara”. In effetti, ciò che mi ha da subito colpito leggendo il libro è stata proprio la capacità dello scrittore di catapultarti in una dimensione parallela, rendendoti protagonista delle vicende attraverso una descrizione minuziosa e una scrittura molto accattivante. Un romanzo ideale per chi ama la letteratura classica, le trame amorose ben scritte e strutturate, per chi cerca un libro leggero ma intenso allo stesso tempo, che coinvolge senza stancare. "La sposa americana" ha raggiunto presto un grande successo di critica: tradotto in ben sei lingue, si è aggiudicato il "Premio Napoli" nel 1978 e ha ispirato una pellicola omonima uscita nel 1983 (film diretto da Giovanni Soldati, figlio di Mario, con Stefania Sandrelli nei panni di Anna e musiche di Gino Paoli). La trama di "La sposa americana" La storia è incentrata sulle vicende di Edoardo, un italiano che insegna negli Stati Uniti, sposato con Edith, cittadina americana di origini slave, donna energica e inquieta. Tutto sarà messo in discussione a causa della passione adulterina del protagonista per la seducente e sensuale Anna, sua cognata e migliore amica di sua moglie, anche lei di origini italiane. La bella Anna ha sposato il fratello di Edith, ma la relazione scricchiola ben presto con non pochi colpi di scena, e a un certo punto è difficile frenare l'istinto passionale che si scatena tra i due cognati. Tra sentimento, tradimenti, bugie, ragione e istinto, le vicende si intrecciano fino a creare un groviglio di relazioni amorose, psicologiche e culturali diverse. La grande scrittura di Soldati dà anima e corpo alle protagoniste femminili, entrambe emancipate e libere nonostante i vincoli sociali, di cui si sottolinea bene la diversità derivante soprattutto dalla differente provenienza culturale, che dialoga ma non si incontra mai fino in fondo. Molto a fuoco il profilo di Edoardo, dettagliatamente sviluppato a livello psicologico, tra desideri inconfessabili, prontezza d'azione e profondi sensi di colpa. Citazioni da "La sposa americana" "In gioventù tutti, uomini e donne, cercano di contrastare dentro il loro animo ogni nuova sincera simpatia: quasi la mettono alla prova, anche a costo di soffocarla sul nascere. È un istinto di prudenza e di difesa". "Una divinità suprema dispone delle nostre esistenze, le intreccia, le organizza, e la mia storia sarebbe molto diversa se il Caso, calcolando con estrema precisione le frazioni di secondo, non l'avesse voluta come è". "Tutta la vita è un dono misterioso. Misurarlo mi sembra un'empietà". "Il vero amore cominciava. Erano i suoi inganni sottili, antichi più del sole: aspira al potere assoluto; manovra paziente, cauto, scaltro; finge di rispettare la nostra intima democrazia; allo stesso tempo ci tortura, nascondendosi così bene nella persona da noi amata che accusiamo lei della crudeltà di lui, il tiranno che invece è dentro di noi, anche se ce ne accorgiamo soltanto troppo tardi, disperati, quando non può più farci male". ![]() Letture in corso... La mossa del cavallo, pubblicato per la prima volta da Rizzoli nel 1999, è uno tra i più brillanti romanzi di Andrea Calogero Camilleri. Scrittore infaticabile ma anche regista di teatro, televisione, radio e sceneggiatore, Camilleri ha insegnato regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Certamente per tutti noi è più semplicemente il "papà" del commissario Montalbano. Non so se sia capitato anche a qualcuno di voi, ma io questa mattina mi sono alzata con il pensiero di accertarmi sulle sue condizioni di salute. La notizia diramata ieri sull'arresto cardiaco che ha colpito il "papà" di Montalbano mi ha scosso non poco. Nato a settembre del 1925, Camilleri si avvia verso la conclusione del suo 94esimo anno di età. Nonostante l'età avanzata e la cecità che l'ha colpito, ha però sempre dimostrato, anche recentemente, grandissima lucidità e capacità di analisi. Il suo è quindi il classico caso per cui, pur trattandosi di una persona anziana, non ci si riesce ad abituare facilmente all'idea che possa vacillare fino a non riprendersi più. Molto presente in tv, non soltanto indirettamente vestendo i panni del suo famoso Commissario interpretato da Zingaretti, ma mettendoci la faccia egli stesso introducendo i capitoli della serie ed essendo protagonista della serata mandata in onda lo scorso 5 marzo dalla Rai per lo spettacolo teatrale "Conversazione su Tiresia". Ricordiamo che Camilleri ha vinto diversi premi tra i quali: Premio Campiello 2011 alla Carriera, Premio Chandler 2011 alla Carriera, Premio Fregene Letteratura - Opera Complessiva 2013, Premio Pepe Carvalho 2014, Premio Gogol 2015. Ma passiamo al suo libro, che sto piacevolmente leggendo in questi giorni... "La mossa del cavallo", ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto a Barrafranca (Enna) nel XIX secolo, è un interessante romanzo poliziesco di Camilleri del 1999, divenuto anche film tv nel 2018 ("La mossa del cavallo - C'era una volta Vigata") con protagonista Michele Riondino. Come sua abitudine, Camilleri prende spunto da fatti realmente accaduti, o sommamente raccontati, per una trama di prim'ordine. Un giallo sicuramente reso vivace dalle vicende che narra, ma soprattutto dai pittoreschi personaggi coinvolti e dall'uso del dialetto siciliano. Un elemento, quest'ultimo, che da un lato potrebbe destabilizzare, ma dall'altro inevitabilmente immerge il lettore nel reale e profondo contesto della Sicilia antica raccontata, tra vicende di sopraffazione, ingiustizie, rivalità, tradimenti. La trama "La mossa del cavallo" narra le vicende di Giovanni Bovara, un vigatese cresciuto a Genova, inviato nella sua terra d'origine come ispettore capo ai mulini in seguito all'uccisione dei suoi due predecessori. Fin dal suo arrivo, Bovara cercherà di denunciare la tremenda corruzione dei suoi sotto ispettori e per questo motivo si troverà coinvolto in una vicenda dalla quale tenterà di tirarsi fuori facendo finta di giocare una partita a scacchi. Il suo agire intralcerà e metterà a rischio il "sistema" creato ad arte dal capomafia don Cocò Afflitto. Citazioni "Una cosa è sapìri comu si chiama una pirsòna e una cosa è sapìri cu è". "Di parole un fiume, di fatti carestia". "Con animo cristiano era sempre pronto a prestare dinaro ai bisognevoli e doppo, con animo pagano, si faceva tornare narrè il doppio e macari il triplo di quello che aveva sborsato". ![]() Un bestseller internazionale che aiuta ad affrontare i cambiamenti della vita attraverso una favoletta molto efficace: "Chi ha spostato il mio formaggio?" di Spencer Johnson, recensione e citazioni. Quattro personaggi vivono in un labirinto e si trovano nella condizione di costante necessità di cercare formaggio. E' questo, infatti, l'elemento per loro vitale, che dona la felicità e il nutrimento necessari alla vita. Trottolino e Nasofino sono due topolini, Ridolino e Tentenna sono gnomi, uguali ai topi come dimensione, ma dal comportamento umano. Nella storia, i piccoli protagonisti sono costantemente alle prese con cambiamenti inattesi, situazioni che mettono in crisi le poche certezze raggiunte e la serenità derivante. Al termine di tutto, solo uno di loro saprà affrontare il cambiamento con successo, comunicando orgoglioso ciò che ha imparato dalla sua esperienza. Cos'è il Formaggio? Ovviamente, si tratta della metafora di ciò che fa bene alla propria esistenza, di ciò che viene anelato dalla quasi totalità delle persone: l'amore ad esempio, ma anche un lavoro soddisfacente, la salute, la felicità, il successo economico per altri. Il Labirinto, invece, è il luogo nel quale si cerca ciò che si desidera, che come tale può dimostrarsi pieno di trappole e ostacoli ma anche di scorciatoie. "Chi ha spostato il mio formaggio?" è stato scritto da Spencer Johnson (autore di diversi bestseller internazionali) in una fase particolare della propria vita, in cui alcuni avvenimenti avevano messo scompiglio nelle certezze della sua vita. Da qui l'interrogativo: come affrontare il cambiamento con successo? Il cambiamento non deve fare paura, ma fungere da opportunità. Il libricino si legge in un'oretta e di per sé racconta in maniera molto elementare una storiella che, nonostante la superficiale semplicità, nasconde invece un messaggio molto profondo e formativo. A metà tra il motivazionale e lo psicologico. Ognuno potrà ritrovarsi almeno in uno dei personaggi descritti, ma di sicuro la necessità condivisa è quella di trovare la propria via per uscire dal Labirinto per affrontare al meglio il tempo dei cambiamenti che toccano necessariamente, prima o poi, l'esistenza di ognuno di noi. Citazioni dal libro: "Se noterai per tempo i piccoli cambiamenti, ti sarà più facile adattarti a quelli grandi, quando arriveranno". "E' meno pericoloso affrontare il Labirinto che rimanere fermi senza formaggio". "Quando superi le tue paure ti senti libero". "Occorre essere più consapevoli della necessità di comportarsi in modo semplice, di essere flessibili e pronti ad agire rapidamente. Non è necessario complicare troppo le questioni o disorientare sé stessi con apprensioni e paure". "Aveva compreso che era più sicuro aver ben chiare le opportunità che la situazione era in grado di offrire piuttosto che isolarsi nel proprio confortevole orticello". ![]() Letture in corso… Il viaggio dell'elefante, romanzo breve pubblicato in Portogallo nel 2008 e in Italia l'anno successivo, del narratore, poeta e drammaturgo portoghese José Saramago, Premio Nobel per la Letteratura nel 1998. Con in testa il Portogallo, meta delle mie prossime vacanze estive, e in libreria un romanzo di José Saramago la scelta su quale lettura portare a farmi compagnia nei miei viaggi in treno è stata immediata: diamo una seconda possibilità a Il viaggio dell'elefante! Così ho pensato pochi giorni fa e ormai sono alle battute finali. Ho ricevuto questo libro in regalo ormai dieci anni fa, ma al primo approccio non mi entusiasmò e lo abbandonai dopo le prime due o tre pagine. La causa di quell'abbandono fu la stessa che oggi mi porta a considerarlo un romanzo originale, si tratta della tecnica narrativa che Saramago utilizza, un flusso di pensieri che finiscono sulla pagina senza interruzioni, in maniera del tutto spontanea. Non ci sono le maiuscole, niente capoversi, la punteggiatura è quasi del tutto assente, presente solo dove strettamente necessario. Mancano le virgolette a segnare i dialoghi, ci sono solo poche virgole e punti fermi. Il racconto è talmente preciso e chiaro nella testa dell'autore, io narrante, che la lettura, oggi, procede piacevole, leggera e continua. Dieci anni fa invece mi annoiava, confondeva e disorientava. Uno degli aspetti più interessanti della lettura è proprio questo, che uno stesso libro, a distanza di anni, può avere effetti del tutto nuovi e inaspettati. La trama di questo breve romanzo è tutta nel titolo: si parla del viaggio di un elefante. Non un elefante qualsiasi però: si tratta di Salomone, elefante indiano di proprietà del sovrano del Portogallo e dell'Algarve, João III, e di sua moglie, Caterina d'Austria. Siamo a metà del XVI secolo. I due decidono di regalare Salomone all'arciduca Massimiliano, reggente di Spagna. E' così che cominciano i preparativi per il viaggio del pachiderma che, con grande carovana al seguito, partirà da Lisbona alla volta di Valladolid per poi rimettersi in marcia verso la destinazione finale, Vienna, passando per Genova, Verona, Padova e Innsbruck. Il viaggio diventa per Saramago l'occasione per fare le dovute riflessioni sui comportamenti umani, sulle ipocrisie e i giochi di ruolo delle classi sociali coinvolte. Ruota quindi tutto intorno a una carovana di persone e animali? Sì, ma quanto può essere incredibile un viaggio? " il gabbiano jonathan livingston " di richard bach: un breve racconto dalla grande intensita'28/5/2019 ![]() Jonathan Livingston Seagull è il titolo originale del racconto scritto nel 1970 da Richard Bach, che ha raggiunto il cuore di milioni di lettori sulle ali del suo giovane gabbiano. Recensione e citazioni. Si tratta di un racconto, o di una fiaba se preferite, con protagonisti animali che sembrano umani, che dell'umanità trasmettono gli aspetti più profondi. Richard Bach, nato nel 1936 e ancora vivente, è un pilota dell'aeronautica statunitense che trasferisce nella scrittura la sua grandissima passione per il volo. In questo libricino è Jonathan Livingston a incarnarla e a sublimarla. E' la storia di un giovane gabbiano che non si accontenta di vivere per mangiare, come la Legge dello Stormo detta, ma che aspira a scoprire e ad apprendere le regole del Volo. Questa ricerca lo porterà ad allontanarsi dal suo gruppo di appartenenza per scoprire, anche attraverso la solitudine, la sua ambizione più grande: tendere alla perfezione, all'eterno. Nel suo percorso di formazione e crescita interiore, Jonathan Livingston incontrerà altri gabbiani, simili a lui, che lo aiuteranno a comprendere i veri valori di una vita vissuta inseguendo il proprio sogno di libertà. Una metafora di vita riassunta in poche, incisive pagine, che non vi lasceranno indifferenti ma che anzi, vi toccheranno nel profondo. A ispirare l'autore è stata la vicenda di un pilota acrobatico che ha segnato la storia dell’aviazione mondiale durante il periodo della Grande Depressione americana; il pilota in questione, John H. Livingston, morì nel 1974, quattro anni dopo la pubblicazione del libro di Bach, stroncato da un attacco di cuore dopo aver testato un aereo. Il testo, diviso in tre parti, è intervallato dalle suggestive fotografie di Russell Munson, classe 1938, specializzato nella fotografia d'aviazione. Gli scatti, in bianco e nero, sono dedicati ai gabbiani in vari momenti del volo. Sono molto affezionata a questo racconto, l'ho letto in un momento particolare della mia vita nel quale è venuta a mancare una persona che, per il suo attaccamento ai propri ideali, ho rivisto molto in Jonathan Livingston. Dedico a lui questo post. Citazioni dal libro: "Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d'ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo". "Ci solleveremo dalle tenebre dell'ignoranza, ci accorgeremo d'essere creature di grande intelligenza e abilità. Saremo liberi! Impareremo a volare!" "Il suo maggior dolore non era la solitudine, era che gli altri gabbiani si rifiutassero di credere e aspirare alla gloria del volo. Si rifiutavano di aprire gli occhi per vedere". "Quel che aveva sperato per lo Stormo, se lo godeva adesso da sé solo. Egli imparò a volare, e non si rammaricava per il prezzo che aveva dovuto pagare. Scoprì ch'erano la noia e la paura e la rabbia a rendere così breve la vita di un gabbiano. Ma, con l'animo sgombro da esse, lui, per lui, visse contento, e visse molto a lungo". "Hai idea di quante vite ci sarà toccato vivere, prima che ci passasse pel cervello che c'è, al mondo, qualcos'altro che conta, oltre al mangiare, al beccarci fra di noi, oltre insomma alla Legge dello Stormo?" "...scegliamo il nostro mondo successivo in base a ciò che prendiamo in questo. Se non impari nulla, il mondo di poi sarà identico a quello di prima, e avrai anche là le stesse limitazioni che hai qui, gli stessi handicap". "Perché qualsiasi numero, vedi, è un limite, mentre la perfezione non ha limiti. Velocità perfetta, figlio mio, vuol dire solo esserci, esser là". "Quei gabbiani che non hanno una meta ideale e che viaggiano solo per viaggiare, non arrivano da nessuna parte, e vanno piano". "Per volare alla velocità del pensiero, verso qualsivoglia luogo," disse "tu devi innanzitutto persuaderti che ci sei già arrivato". "Addio, Jon, amico mio." "Arrivederci, Sully. Ci rivedremo ancora." Detto questo Jonathan si concentrò col pensiero per trasferirsi con esso su un'altra spiaggia e in un altro tempo, laggiù, dove vola un grande stormo di gabbiani. Ormai sapeva bene di non essere di carne e ossa e penne, ma un'idea: senza limiti né limitazioni, una perfetta idea di libertà". romanzo in bianco e nero, ispirazioni cinematografiche, amore e guerra nel libro di delia morea21/5/2019 ![]() Candidato al Premio Strega 2019, il nuovo libro di Delia Morea, "Romanzo in bianco e nero" edito Avagliano Editore, è un omaggio della scrittrice al cinema neorealistico italiano, tra sogni, guerra e ricordi di una vita che non sempre offre ciò che dovrebbe. Sono reduce dalla presentazione odierna del nuovo libro di Delia Morea, "Romanzo in bianco e nero", e devo dire che ne sono rimasta particolarmente colpita. A partire dalla scrittrice stessa, un vero scrigno di aneddoti, un pozzo pieno di cultura cinematografica oltre che teatrale, una penna scorrevole e coinvolgente. La Morea (già autrice di due libri molto interessanti, "Quelli che c'erano" e "Una terra imperfetta") ci catapulta questa volta nei duri anni della seconda guerra mondiale, lasciando proseguire la storia fino al 1975. Le vicende hanno inizio in un'Italia lacerata dal conflitto, precisamente nella Roma del 1939, dai toni cupi ma anche spensierati che una fortunata élite di giovani borghesi si trova a vivere. Il filo conduttore più evidente, approcciandosi al testo, è senza dubbio quello cinematografico (non a caso il titolo del libro riprende i colori delle pellicole di un tempo, uno dei tre protagonisti principali si chiama Marcello - evidente omaggio a Marcello Mastroianni -, le ambientazioni stesse ricreate e la narrazione rievocano film del cinema neorealista italiano). Insomma, è inevitabile immergersi in un'atmosfera che gli amanti del cinema e dei grandi registi e attori di un tempo non hanno mai dimenticato, continuando a restarne affascinati. C'è poi il tema della grande guerra, colpevole di aver cambiato (in molti casi in maniera irreversibile) molte esistenze, sia di quanti sono partiti, iniettandosi il dolore nelle vene, sia di coloro che sono rimasti, nell'attesa angosciante di un ritorno. E c'è ancora il racconto del tempo, di quel tempo che passa, che scorre veloce, che dovrebbe trascorrere in maniera diversa, offrire opportunità e ricordi felici invece di lasciare quell'amaro in bocca di occasioni perse per cause sulle quali è impossibile agire. E il racconto dell'amore, di una storia d'amore che vive di momenti di intensa armonia, ma anche di distacchi e perdite. Molto bello l'omaggio a Michelangelo Antonioni ad apertura del romanzo: "Io non so com'è la realtà...ci sfugge, mente di continuo. Io diffido sempre di ciò che vedo, di ciò che un'immagine ci mostra, perché immagino ciò che c'è al di là: e ciò che c'è dietro un'immagine non si sa". La trama di "Romanzo in bianco e nero" Il libro narra una storia di amore e di amicizia sullo sfondo di una Roma tormentata da accadimenti storici fondamentali. Protagonisti i cugini Marcello e Carlo, e la giovane ebrea Rachele, le cui vicende si snodano in due epoche specifiche: gli anni della Seconda Guerra Mondiale e quelli "di Piombo", i Settanta, entrambi periodi molto duri e significativi che avvolgono in un metaforico “bianco e nero” il nastro della storia italiana. I protagonisti sono alle prese con i sogni di un avvenire importante, ricco di aspettative, sono espressione di un ambiente borghese che può sognare in grande, ma poi nella condizione di chi vede infrangere le speranze e i progetti. I capitoli del libro si susseguono alternando il prima e il dopo, connotati dalle date diverse. Un romanzo che potrebbe fungere anche da inno alla gioventù, degli anni migliori della propria vita, che trascorrono mentre vengono vissuti e non sempre goduti. Nel binomio epocale degli anni Settanta, vivaci e frenetici come la gioventù, e degli anni della Guerra, complice di un inevitabile ripiegamento su se stessi, di immobilità e vita non vissuta. Il prologo e l'epilogo sono affidati a un unico personaggio, Marcello, che con la sua voce anziana, apre e chiude il romanzo come cala un sipario al teatro. ![]() Anche MyClaurette presente al Salone Internazionale del Libro di Torino 2019! Ecco un breve resoconto della giornata, gli incontri e lo shopping fatto. Partecipare sabato scorso al Salone del Libro di Torino è stato bellissimo. A parte un po' di disorganizzazione nella gestione dei visitatori all'ingresso, devo dire che ho trovato un evento nel complesso ben strutturato e molto ricco. Ricco soprattutto di frizzante energia, voglia di conoscenza e condivisione. Sentirsi parte di un mondo culturale in fermento, trovarsi in mezzo a chi scrive, a chi disegna, a chi pubblica, a chi divulga conoscenza è una carica di entusiasmo e speranza che fa bene al cuore. E' stato estremamente interessante, tra le altre cose, ascoltare l'intervento di Luis Sepùlveda nel corso dell'incontro dal titolo La letteratura latinoamericana non esiste a cura di Encuentro in collaborazione con Instituto Cervantes; intravedere Alberto Angela nello spazio Rai che più che un divulgatore sembrava una rockstar per quanto il pubblico fosse in visibilio; scattarsi un selfie con Pif, che stimo molto e del quale apprezzo il pensiero e il lavoro; grande emozione mi ha suscitato poi incontrare Umberto Guidoni, astronauta, astrofisico e scrittore italiano che ha partecipato a due missioni NASA a bordo dello Space Shuttle. Letteralmente un uomo venuto dalle stelle! Noi di MyClaurette siamo quindi molto contente che quest'anno il Salone Internazionale del Libro di Torino, che ha chiuso ieri la sua 32esima edizione, abbia fatto registrare ben 148.000 presenze superando del 3% l'edizione 2018. Ovviamente, abbiamo fatto acquisti! Ecco quattro libri scelti al Salone che approfondiremo appena possibile nella nostra rubrica dedicata:
![]() Che animale sei? di Paola Mastrocola è un tenero invito a scoprire il mondo con lo sguardo curioso di una piccola anatra che non sa di essere un'anatra. La recensione. L'autrice Gli esordi di Paola Mastrocola, torinese classe 1956, risalgono a ormai 19 anni fa. L'anno che lei stessa indica come il principio della Mastrocola scrittrice è appunto il 2000 quando La gallina volante si aggiudica il Premio Selezione Campiello. Nel 2001 il suo Palline di pane, romanzo edito da Guanda, sua casa editrice per circa dodici anni, arriverà tra i finalisti al Premio Strega. Nel 2004 vince il Super Campiello con il romanzo Una casa nel bosco e pubblica anche il saggio intitolato La scuola raccontata al mio cane nel quale esprime, forte della sua esperienza da docente, tutto il suo disappunto per le riforme scolastiche approvate in quegli anni accendendo molte polemiche. Nel 2005 arriva Che animale sei?, sempre edito da Guanda, il "romanzo-favola" con il quale ho conosciuto Paola Mastrocola e del quale vi voglio raccontare qui. La produzione di Paola Mastrocola negli anni è stata proficua, io ho apprezzato molto anche Più lontana della luna, romanzo del 2007, e L'amore prima di noi (2016). Ultimo nato, Leone, romanzo del 2018, per me ancora da scoprire. Che animale sei? Storia di una pennuta Protagonista di questo piccolo libro è una piccola anatra che non sa di essere un'anatra. Non avendola mai conosciuta, crede che sua mamma sia una pantofola e con questa inizia il suo cammino alla scoperta del mondo. Il primo dei 28 brevissimi capitoli che compongono le avventure della protagonista del romanzo è appunto intitolato Al caldo di una pantofola di pelo. Nel corso del suo viaggio di scoperta del mondo, tra disavventure e picchi di felicità, la piccola anatra riuscirà a trovare il coraggio di prendere consapevolezza della realtà e separarsi dall'amata pantofola che aveva rappresentato un posto sicuro dove sentirsi protetta. Incontrerà molti personaggi che le faranno comprendere, tra le altre cose, la sua vera identità e il valore dell'amicizia. Questo romanzo-favola di Paola Mastrocola ha il grande pregio di essere una piacevolissima lettura. Si può leggere ai bambini, ma sarebbe interessante che quegli stessi bambini, una volta cresciuti, lo rileggessero da adulti, coglierebbero senz'altro nuove sfumature, molto profonde, filtrate attraverso gli occhi e le esperienze di una vita più matura. Nella sua apparente semplicità, che passa dallo stile di scrittura alla caratterizzazione dei personaggi che popolano la storia, Che animale sei? è caratterizzato da una eccezionale profondità di contenuti raccontati con la leggerezza e lo sguardo incantato, curioso e, a tratti ingenuo, che solo i bambini sanno avere con tale spiccata intensità. Il libro è arricchito dai bei disegni di Franco Matticchio, illustratore e pittore nato a Varese nel 1957 che, tra le altre cose, ha collaborato per anni con la storica rivista di fumetti e satira linus. Nel 2008 è stato poi pubblicato il sequel intitolato E se covano i lupi, in cui il tema centrale è quello delicato e magico dell'attesa. Citazioni dal libro "Ci misero un po' a capirsi, perchè a volte non basta parlarsi per capirsi". "La osservava lavorare e, più la osservava, più la pensava. E più la pensava, più gli veniva di osservarla. E lei, più si sentiva osservata, più ci dava dentro a scavare". "C'è un momento in cui i pensieri bisogna fermarli. Perchè ne vengono troppi e si accavallano. Proprio come i cavalli: se tu li fai partire tutti insieme, poi si mettono uno sull'altro e infatti si dice: si accavallano. I cavalli. Ma anche i pensieri i possono accavallare. Mi si sono accavallati i pensieri, si dice. Si dice? Sì, si può dire, perchè no?" "Per fortuna a un certo punto viene sempre la notte e così per un po' copre tutto". "...le idee vengono sempre, le persone invece alle volte se ne vanno, soprattutto le persone un po' speciali che magari hai appena incontrato e non vorresti che andassero via mai più, le legheresti al tuo braccio con un cordino, come si fa con i palloncini, ma anche i palloncini poi se ne vanno, volano via e tu rimani con il tuo stupido cordino al braccio e cosa te ne fai, guardi il palloncino che se ne va in alto e poi non lo vedi neanche più, e chissà quanti milioni di palloncini ci sono in cielo, tutti i palloncini che abbiamo perso, che idioti!, cosa stavamo facendo quando li abbiamo persi, cosa avremmo potuto fare per non perderli mai..." "E' sempre così, ce la prendiamo solo con chi ci vuol bene". "L'unica era aspettare. Lucio aveva saputo da poco che la coda, se te la spezzano, poi ti può ricrescere. Ci vuole solo tempo. Lo aveva saputo da poco e gli era cambiata la vita: di colpo era diventato grande. Forse diventare grande è solo quest: sapere che la coda ti può ricrescere". ![]() Il libro "Neve" dello scrittore francese Maxence Fermine è un gioiellino di delicatezza espressiva: pubblicato nel 1999, racconta l'essenziale, nel tipico stile della letteratura orientale, lasciando al lettore il compito di immaginare tutto il resto. E' il libro più breve che io abbia letto fino a ora. Un volumetto di 135 pagine che scorrono in un'ora o poco meno, lasciando un profondo senso di benessere e regalando all'anima inaspettata poesia. "Neve" è il romanzo-racconto d'esordio di Maxence Fermine, scrittore francese cresciuto a Grenoble e andato a vivere tra le nevi della Savoia, che parla di vita e poesia, amore e morte in puro stile giapponese. E lo fa proprio attraverso la neve, il suo candore e la sua leggiadria. Lo stile è tipico della letteratura orientale. A livello grafico le pagine lasciano molto spazio al bianco, con poco testo e delicate illustrazioni (nella mia edizione AsSaggi di Narrativa Bompiani del 2008, esse sono affidate a Georges Lemoine); a livello di scrittura, lo stile è molto stringato, raccontando solo l'essenziale, con periodi brevi e perentori. Tutto il resto è affidato all'immaginazione e alla sensibilità del lettore. Un romanzo consigliato a tutti, che si ami o meno la cultura giapponese, che lascia tutt'altro che indifferenti davanti a semplici, quanto profonde, pagine di pura poesia. La trama di "Neve" Il libro trasporta il lettore nel Giappone del XIX secolo, a seguire le vicende di Yuko, un giovane poeta che nei suoi "Haiku" canta sempre lo splendore e la bianchezza della neve. Ribellandosi alla sua famiglia di origine, il diciassettenne ricerca la poesia, la leggiadria, il bello, per lui incarnati solo dalla delicatezza della neve. Ma alla sua poesia, troppo bianca, impara a dare colore grazie agli insegnamenti del vecchio poeta Saseki, cieco ed eternamente folgorato dall'amore per Neve, la bellissima fanciulla venuta dall'Europa scomparsa mentre cercava di attraversare un precipizio sospesa su una fune. Sarà solo così che Yuko conoscerà la potenza dell'amore, divenendo un vero poeta e, soprattutto, un uomo capace di amare. Davvero. Citazioni di "Neve" "E si amarono l'un l'altro sospesi su un filo di neve". "La poesia è innanzitutto pittura, coreografia, musica e calligrafia dell'animo. Una poesia è al tempo stesso quadro, danza, musica e scrittura della bellezza". "Il poeta, il vero poeta, possiede l'arte del funambolo. Scrivere è avanzare parola dopo parola su un filo di bellezza, il filo di una poesia, di un'opera, di una storia adagiata su carta di seta. Scrivere è avanzare passo dopo passo, pagina dopo pagina, sul cammino del libro. Il difficile non è elevarsi dal suolo e mantenersi in equilibrio sul filo del linguaggio, aiutato dal bilanciere della penna. Non è neppure andar dritto su una linea continua e talvolta interrotta da vertigini effimere quanto la cascata di una virgola o l'ostacolo di un punto. No, il difficile, per il poeta, è rimanere costantemente su quel filo che è la scrittura, vivere ogni ora della vita all'altezza del proprio sogno, non scendere mai, neppure per qualche istante, dalla corda dell'immaginazione. In verità, il difficile è diventare funambolo della parola". "Ma come poteva un pittore divenuto cieco insegnargli l'arte del colore?". "La luce è interiore, è dentro di noi. Solo il colore è fuori. Chiudi gli occhi e dimmi cosa vedi". "In una mano teneva l'amore di Soseki e nell'altra il proprio cuore, che offriva alla bambina. E quel fragile bilanciere serviva a tenerla in equilibrio sul filo della felicità". ![]() E' da pochi giorni in libreria nella nuovissima edizione Universale Economica Feltrinelli/Classici un piccolo romanzo della scrittrice francese Colette. Uscito sugli scaffali per la prima volta nel 1909, fu la prima opera ad essere pubblicata con la firma della sua autrice. Da una ventina di giorni soltanto ha fatto il suo debutto nelle librerie una nuova edizione de L'ingenua libertina, 208 pagine che derivano dall'unione di due precedenti opere di Colette: Minne e Les égarements de Minne. Nella prefazione al testo scritta dall'autrice si legge la genesi del romanzo, che deriva appunto dall'unione di quella che Colette desiderava fosse una novella, Minne, con la versione, abbreviata e alleggerita, di Les égarements de Minne. Questo piccolo romanzo, del quale l'autrice non fu comunque del tutto soddisfatta, è però una tappa fondamentale nella sua vita e nella sua carriera perchè segna la vera emancipazione della Colette scrittrice da quello che fino a quel momento era stato non soltanto suo marito, ma colui che apponeva la propria firma sulle opere della moglie. Si tratta dello scrittore francese Henry Gauthier-Villars, meglio conosciuto con il nome di Willy, che la scrittrice sposò nel 1893 e dal quale divorziò nel 1910. Colette è invece lo pseudonimo di Sidonie-Gabrielle Colette (1873 - 1954), una delle più rilevanti personalità del panorama culturale francese del Novecento. E' stata anche la prima donna a ricevere funerali di stato a seguito della negazione da parte dell'arcivescovo di Parigi della celebrazione con rito religioso. Questa negazione fu dovuta ovviamente alla condotta che Colette ebbe durante la sua vita: estremamente eclettica, dalla personalità multisfaccettata e molto anticonformista, Colette rappresenta il prototipo della donna libera e fuori dagli schemi. Non faceva mistero della sua attrazione, sia intellettuale sia fisica, tanto per gli uomini quanto per le donne; si dedicava al teatro e all'arte in tutte le sue forme anima e corpo, letteralmente. Più di una volta le sue esibizioni diedero scandalo, ma Colette continuò a esprimersi con talento e senza filtri, come meglio non poteva fare. La sua forza fu anche quella di saper unire al talento creativo la spiccata capacità imprenditoriale per esempio nella creazione di una personale linea di prodotti cosmetici. Siamo di fronte a una donna di fine Ottocento poliedrica, libera, sensibile e forte arrivata dal futuro. Ispirato alla sua vita, il recente film di Wash Westmoreland intitolato appunto Colette con protagonista una bravissima Keira Knightley, ha riacceso i riflettori su questa straordinaria scrittrice moderna. Trama di L'ingenua libertina Protagonista de L'ingenua libertina è una ragazza di nome Minne. La ragazza conduce una vita apparentemente tranquilla e per certi versi noiosa e monotona in compagnia della madre, attentissima alle necessità della figlia per la quale stravede. Ma Minne coltiva dentro di sè un animo inquieto e ribelle che nasconde alla madre e che rivela soltanto al cugino Antoine... La protagonista del libro è una rivisitazione della famosa Claudine, personaggio femminile che ha segnato il grandissimo successo di Colette quando ancora scriveva sotto mentite spoglie. Il bel titolo, tradotto in maniera fedelissima dal francese, racchiude in sé l'essenza di tutto il racconto. Bellissime le descrizioni delicate e spinte che Colette fa di personaggi e ambienti dei quali spesso è possibile sentire i suoni e percepire i colori. Citazioni dal libro: "Minne, seduta sul letto, scompiglia la matassa ingarbugliata dei suoi capelli. Tra la chiarità della capigliatura, il roseo pallore della sua pelle e la nera, liquida luce dei suoi occhi fan meraviglia. Begli occhi, spalancati e scuri, che inghiottono e annegano ogni cosa, sotto l'arco elegante delle sopracciglia malinconiche..." "Fitta e sottile, la pioggia fugge verso l'Est, in veli che ondeggiano lenti, come il lembo di un abito di garza in cammino". "Un innamorato non può essere bello, se non è riamato...". |
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Febbraio 2020
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