Come nasce il colore dell'anno? Dal 2000 con Pantone il color of the year definisce trend e stile23/1/2020 ![]() Ormai da 20 anni siamo abituati a conoscere quale sarà il colore dell'anno avvenire, ovvero quello che lo caratterizzerà in termini di trend di stile e di design, di scelte e di abbinamenti. Si tratta di una ricorrenza attesa soprattutto dagli esperti dei settori moda e design nelle diverse declinazioni di impiego, ma della quale parlano molto stampa e media con una risonanza molto elevata. L'annuncio, che viene dato alla fine dell'anno in corso per il prossimo che sta per iniziare, viene veincolato con tanto di motivazioni, ma ci siamo mai chiesti come nasca l'idea di selezionare un determinato colore dell'anno? Com'è venuta fuori questa ormai consolidata usanza, legata specificamente a un marchio leader mondiale, Pantone? Un’azienda di colori che è con il tempo diventata un vero e proprio fenomeno mediatico e commerciale, un marchio famoso e associato in maniera decisa al Lifestyle. Come nasce "il colore dell'anno"? Il colore dell’anno nasce dal Pantone Color Institute, una divisione di Carlstadt, una società del New Jersey che include un’agenzia di consulting. Esso è selezionato da un gruppo di esperti che gira per il mondo attraverso gli ambiti più disparati: sfilate, fiere, eventi mondani e mete turistiche di grande rilevanza sociale, ma anche collezioni d'arte, artisti emergenti, realtà tecnologiche ed eventi caratterizzanti un determinato periodo. Facendo ciò, si riesce a far emergere le tonalità più in voga e i trend socioeconomici emergenti, selezionando la tonalità in assoluto predominante sia in termini stilistici sia sociali. Cosa vuol dire "il colore dell'anno" a livello stilistico e sociale? Il Pantone Color of the Year influenza lo sviluppo dei prodotti e le decisioni in materia di acquisti in svariati settori, tra cui moda, arredamento di interni, design industriale, imballaggio dei prodotti e graphic design. Ma, oltre a indicare il colore più rilevante in termini di moda e trends, riflette anche il clima e l'atmosfera globale che sta caratterizzando la società. Insomma, un colore che racchiude in sè significati e sensazioni percepibili a livello globale, tra vita mondana e vita reale.
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![]() A cosa si deve l'origine legata all'usanza della calza della Befana il 6 gennaio? Dolci doni tra storia e leggenda. Il 6 gennaio grandi e piccini aspettano la consegna della calza della Befana, tradizione dalle origini molto antiche che segna la fine del periodo delle festività natalizie. Siamo talmente abituati a ricevere e regalare questo piccolo dono che non ci chiediamo nemmeno da dove possa provenire una tale usanza. Diamo per scontata la sua esistenza e magari stenteremmo a credere che le sue origini siano molto più remote di quanto si possa immaginare. Prima della raffigurazione della simpatica vecchina vestita di stracci, esisteva già il rito delle calze, motivo di attesa di qualcosa di buono. La tradizione vuole che questo rituale fosse inserito nelle celebrazioni tipiche di alcune civiltà in occasione del solstizio d'inverno, quando gradualmente le luci avanzano sempre di più sull'ombra. Vincendola e donando maggiore prosperità e l'impulso alla rinascita della natura e dei suoi frutti. Questo evento, se nelle civiltà nordiche veniva celebrato con l'abbellimento di abeti e scambio di doni, nell’antica Roma pare fosse festeggiato con le calze. La tradizione si farebbe risalire a Numa Pompilio, uno dei sette re di Roma, che si tramanda usasse appendere una grande calza all’interno di una caverna, tra il solstizio d’inverno e i primi giorni di gennaio. Secondo una leggenda popolare, infatti, di tanto in tanto una ninfa avrebbe potuto riempire questa specie di sacca con bramati doni della natura. Se parliamo invece della calza della Befana così come la si conosce oggi, essa dovrebbe invece rappresentare un adattamento del Cristianesimo a un’usanza pagana precedente. Una leggenda ne rimanda le origini al XII secolo e unisce il ruolo dei Re Magi alla figura di una sconosciuta e povera vecchina. In base alla narrazione popolare, lungo il cammino che li conduceva da Gesù, i Re Magi chiesero indicazioni a una donna anziana, la quale però si rifiutò di ascoltare il loro racconto, non credendo alla nascita del Salvatore. Dopo pochi giorni, però, la vecchina si pentì del proprio comportamento sprezzante e, per farsi perdonare, decise di passare casa per casa per regalare doni e dolciumi ai bambini, nella speranza che uno di essi fosse Gesù. L’anziana era purtroppo molto povera, tanto da essere vestita con abiti rattoppati e scarpre rotte, motivo per cui gli abitanti del luogo decisero di appendere calze e scarponcini nuovi per ripagarla dei suoi sforzi. La vecchina però preferì riempire quelle calzature piuttosto che farle proprie, dando prova di un comportamento ormai divenuto altruista e intriso di bontà. Da quella tradizione semplice, ormai di tempo ne è trascorso. E non c'è bimbo (ma sono tantissimi anche gli adulti) che non aspetti di trovare sull'albero di Natale, appesa al caminetto o in un luogo preciso della propria casa, la propria calza. Piena di dolci, di un giochino, creata a tema, contenente un libro o qualsiasi cosa si desideri. Immancabile il 6 gennaio, oggi come in passato. Come nasce l'usanza di fare l'albero di Natale? Design, moda, decoro, ma anche una lunga storia19/12/2019 ![]() La storia dell'albero di Natale: dai rami di ulivo decorati dell'Antica Grecia al simbolo d'eccellenza del Natale nel mondo, l'albero del Rockefeller Center di New York. Nella versione classica oppure in una veste moderna, in formato mini o altissimo, verde, bianco o colorato, con le lucine già installate, musicale, con il trenino che gira intorno, monotematico oppure ricco di addobbi fantasiosi, prezioso o spartano: di alberi di Natale ce ne sono le varianti più diverse. Sicuramente il gusto personale gioca un ruolo predominante nella creazione del proprio albero, così come le proprie scelte in fatto di design. L'albero di Natale è una delle tradizioni più diffuse al mondo per celebrare la festività per eccellenza, un simbolo pagano che però racchiude in sè non solo estetica, non solo tendenza, non solo apparenza e sfarzo, ma anche una tradizione molto antica. Un'usanza che nasce dal passato più remoto e che si è lentamente diffusa nei Paesi cattolici, per via della sua diffusione maggiore in terra protestante e legata a riti pagani. L'Antica Grecia Per essere proprio precisi, la storia del decoro di un "albero" può partire già dall'Antica Grecia (e poi dai Romani), che usavano decorare rami di ulivo o di alloro in occasione di feste religiose. Abbelliti con ghirlande di lana e con frutti invernali, questi rami venivano preparati due volte nel corso dell'anno: in primavera per richiedere un tempo favorevole ai raccolti e in autunno per ringraziare dei doni che la terra aveva offerto. Dedicati alle divinità, venivano portati di casa in casa dai più piccini che intonavano canzoni e ricevevano in cambio doni. I Celti L’usanza è poi giunta nell’Europa nord-occidentale, dove venivano decorate piante tipiche del luogo, quasi sempre i sempreverdi, ma è più comune l’idea che furono i Celti a dar vita alla tradizione dell’albero addobbato come lo intendiamo noi. Si trattava di un sempreverde per celebrare il solstizio d’inverno, festeggiato nella data del 25 dicembre. Il Medioevo Durante il Medioevo, sempre nel Nord Europa, la notte della vigilia, sui sagrati delle chiese si mettevano in scena i Misteri di Adamo ed Eva: un albero, che con il passare del tempo sarà sempre un abete (per la sua valenza magica di sempreverde), rappresentava l’albero del peccato originale, simbolo della caduta degli uomini. Celebrando la nascita di Gesù, il salvatore dell’intera umanità, quell’albero diventava simbolo di perdono e di riconciliazione. Inizialmente addobbato solo con mele, si arricchì con il passare del tempo di decorazioni sempre più diverse. La diffusione nei Paesi Anglosassoni L'usanza dell'albero decorato è rimasta a lungo all'interno dei territori del Nord Europa, giudicata dai Paesi del Cattolicesimo tradizione tipicamente protestante, se non addirittura pagana. Per giungere poi un pò ovunque nel mondo occidentale per emulazione e dalla maggiore graduale globalizzazione di usi e costumi. Dalla Gran Bretagna, la tradizione si diffuse con una certa velocità nei vari Paesi anglosassoni, negli Stati Uniti d'America soprattutto. Oggi, l’albero eretto ogni anno al Rockefeller Center di New York è forse il simbolo mondiale del Natale. Maestoso, luminoso, ricco e abbellito con elementi sempre caratteristici e diversi. L’attrazione più visitata della Grande Mela durante le festività natalizie la cui accensione è un vero e proprio evento. Fin dal 1933: era stato appena inaugurato l’edificio principale del Rockefeller Center, il 30 Rockefeller Plaza. Ma fu durante la Grande Depressione, due anni prima, che venne piantato dagli operai il primo alberello di Natale proprio il quel luogo, per creare unione e conservare una tradizione dei Paesi europei di origine. Calendari dell'Avvento Beauty 2019: ecco i 10 più belli per farsi coccolare aspettando il Natale14/11/2019 ![]() Quali sono i calendari dell'Avvento 2019 più accattivanti? Perfetti come idee regalo, ecco alcune proposte ricercate nel design e nella composizione dei prodotti, per un Natale ancora più dolce. Il Natale è anche e soprattutto attesa. Sì, perchè quando poi arriva, sopraggiunge anche l'angoscia che quel periodo dell'anno molto atteso e amato stia ormai volgendo al termine. "L'attesa del piacere è essa stessa il piacere", come diceva G. E. Lessing. E ci troviamo d'accordo con questo concetto. Per questo amiamo molto l'idea di avere ogni anno un calendario dell'Avvento. Quello scrigno, più o meno prezioso non importa, che consente di "scartare" e scoprire giorno dopo giorno, dall'1 al 24 dicembre, un regalino che regala quella piacevole sensazione di sopresa che fa tornare un pò bambini. Ce ne sono di ogni tipologia e per ogni tasca, per fortuna. In molti casi vengono costruiti manualmente e regalati, per chi ha il tempo, la capacità e la creatività per farli. E vengono riempiti secondo i gusti più disparati: dolciumi, piccoli accessori, saponi profumati, bigliettini che contengono pensieri. Insomma, spazio alla fantasia. Oggi invece parliamo dei calendari dell'Avvento a tema beauty, che sono forse anche i più amati dalle donne in particolare perchè condensano 24 piccoli piaceri per la bellezza e la cura disè. E sicuramente il mercato è molto predisposto a rispondere a questa domanda, offrendone una gran quantità in termini di scelta. Dai marchi più lussuosi a quelli più economici. In edizione limitata, con best seller, mini size e taglie di vendita, sono un oggetto cult che spopola. Il merito principale secondo il nostro parere? Le grafiche accantivanti, natalizie, colorate e sempre molto curate, e il design, che li rende dei veri oggetti di arredamento in molti casi. Bellissimi da tenere esposti su un mobile. Ecco alcuni dei Calendari dell'Avvento Beauty più belli del 2019 Calendario dell'Avvento L'Erbolario Prodotti 100% italiani, naturali, di un'azienda che ha fatto del rispetto dell'ambiente, degli animali e della persona che utilizza i suoi prodotti il punto di forza di tanti anni di attività di successo. L'Erbolario propone un calendario dell'Avvento dal design molto minimalista e dalla grafica che richiama colori e soggetti delicatamente invernali. Nessun eccesso, molta eleganza e 24 sorprese che vanno dalle creme corpo, ai bagnoschiuma, al profumo, alla saponetta in fragranze floreali e sempre diverse. Costa: 49,00 euro Calendario dell'Avvento L'Occitane en Provence Dalla metà degli anni Settanta tra i maggiori rivenditori internazionali di prodotti per il corpo, il viso, i profumi e la casa. L'azienda francese propone due diverse possibilità di calendario dell'Avvento. Il Classic, che propone tutti i best seller del marchio in mini size, e il Premium, con tutti i prodotti più ricercati e una speciale attenzione allo skin care. A livello di desing, più lineare il primo e legato ad ambientazioni dell'inverno, con chiusura a libro con fiocco, più articolato il secondo, con cassettini che si sfilano e uno stile più natalizio. Classic costa: 49,00 euro Premium costa: 99,00 euro Calendario dell'Avvento Yves Rocher Sempre dalla Francia il calendario dell'Avvento firmato Yver Rocher. Molto diffuso sul territorio tramite un forte franchising, l'azienda sposa i principi di naturalezza e rispetto per l'ambiente nelle sue produzioni, con linee molto delicate ed essenziali. Lo stesso che si riscontra nel suo calendario dell'Avvento, nei toni del verde, del bianco e del bordeaux. Molto sobrio, si apre a libro e contiene 24 profumate sorprese dell'ampia gamma di prodotti proposti. Costa: 49,95 euro Calendario dell'Avvento Douglas La nota catena di profumerie ha proposto per questo inverno due calendari dell'Avvento, per lei (anche in versione Deluxe) e per lui. Entrambi strutturati come tre scatole che si aprono e si chiudono tramite un nastro, contengono sia mini size di prodotti per la cura del corpo sia piccoli accessori per la beauty routine. Non paiono particolarmente natalizi a livello di grafiche e scelta dei colori, ma conservano lo stile semplice ed efficace che è alla filosofia del marchio. Costano: 39,95 euro e 24,95 euro. Calendario dell'Avvento Sephora Ecco un'altra grande catena di profumerie diffusa a livello nazionale. Sephora propone due modelli di calendario dell'Avvento: il Favorites in edizione limitata, ovvero una selezione del meglio dei brand di cui l'escusiva di vendita tra cui Zoeva, Huda Beauty, Too Faced e Pixi Beauty; e il Frosted Party, ovvero prodotti a marchio Sephora in una confezione deliziosa e divertente, anche per ragazzine. Favorites costa: 89,90 euro Frosted Party costa: 39,90 euro Calendario dell'Avvento MAC E' a forma di stella il calendario dell'Avvento firmato MAC. Divertente il gioco delle aperture, sparse nella parte centrale e anche lungo le cinque punte, design ricercato per colori molto neutri (nero e dorato). Comprende tutto il necessario per un perfetto make up, dai rossetti a ombretti, cipria, mascara. Insomma, ideale per chi ama make up e skincare del marchio professionale canadese in un'alternanza di full e mini size. Costa: 149,00 euro Calendario dell'Avvento Kiko Completamente rosso con stelline scintillanti lo scatolo con apertura a scorrimento laterale proposto da Kiko per celebrare l'Avvento. Il marchio italiano, che vanta numerosi punti vendita lungo tutta la Penisola ed è molto amato per una grande varietà di prodotti a prezzi contenuti, propone i suoi must have in formato mini per vivere con gioia una "Magical Holiday". Costa: 29,99 euro Calendario dell'Avvento Kiehl's Porta la firma della graphic designer finlandese Janine Rewell, il calendario dell'Avvento Kiehl's, molto interessante a livello di ideazione grafica e cromatica. Esso contiene 22 minitaglie di prodotti beauty e due prodotti in formato intero. Acquistandolo, si sostiene anche una buona causa: la Onlus Progetto Heal, per aiutare la ricerca in campo neuro-oncologico pediatrico. Costa: 79,00 euro Calendario dell'Avvento Lush L'azienda anglosassone, in piena coerenza con i suoi principi dello zero spreco, della sostenibilità e della naturalezza dei prodotti che offre, propone un calendario dell'Avvento molto esclusivo. Realizzato con materiali riciclati e riutilizzabili, la scatola coloratissima include 3 cassetti con 24 scomparti per profumatissime sorprese. Ogni calendario è un pezzo unico e numerato realizzato a mano nel Regno Unito. Costa: 250,00 euro Calendario dell'Avvento Lancome
Uno scatolo rigido con apertura a libro che racchiude 24 diverse scatoline, in colori glitterati oro, argento, e poi bianco e fucsia. Ecco il calendario dell'Avvento targato Lancome. Sicuramente prezioso nel contenuto ed elegante nel confezionamento, comprende una selezione tra le tante proposte di profumi, creme e della linea di make up della nota azienda francese. Costa: 108,00 euro ![]() Il mondo della creatività e del design riesce a trasformare ogni piccolo dettaglio in oggetti grandiosi, curiosi, che danno colore e brio alla nostra vita. In occasione di questo 31 ottobre e della festa di Halloween, scopriamo 5 oggetti di design che ci riportano a questa ricorrenza in passato così dibattuta ma che sembra ormai essere entrata a pieno titolo anche nel nostro calendario delle festività degne di nota. Eccoli descritti brevemente e scorri fino in fondo per vedere le foto relative! La Wooden Hand - HAY Ricorda tantissimo The Thing, ovvero la simpatica quanto inquietante Mano della Famiglia Addams. Realizzata in legno Samak, è uno degli oggetti più iconici dell'azienda danese HAY, nata nel 2002. La Wooden Hand viene utilizzato molto negli istituti d’arte per studiare le varie posizioni delle mani e le ombre. È infatti dotata di falangi mobili e polso snodabile. In casa può essere utilizzata per puro scopo decorativo o fungere da portapenne, porta gioielli e anelli o qualsiasi altra cosa si possa "tenere in mano". La Valentine - Sottsass e King per Olivetti Un oggetto che ha davvero fatto la storia. La Olivetti Valentine è una delle tante macchine da scrivere prodotte da Olivetti, ma la prima a poter essere comodamente trasportata senza necessità di avere una custodia. La particolarità che ha reso questo prodotto famoso in tutto il mondo e che la fa ricordare come una delle più grandi icone del design industriale è che era essa stessa valigetta. Il progetto del 1968 di Ettore Sottsass e Perry A. King prevedeva infatti che la parte posteriore della macchina fungesse da "chiusura" della valigetta, comprensiva della maniglia, mentre l'unica parte esterna era un guscio-scatola, in ABS (un polimero termoplastico), ben fissato alla macchina grazie a due sicure di gomma laterali capace di proteggerla da qualsiasi colpo. Messa in produzione nel 1969, l'anno successivo si aggiudicò il Premio Compasso d'Oro. Conosciuta in Italia come la rossa portatile, vista dall'alto fa pensare a uno scheletro... Il Juicy Salif - Philippe Starck per Alessi A prima vista sembra un grandissimo e spaventoso ragno e invece... è dal 1994 uno degli spremiagrumi più famosi al mondo. Si tratta di Juicy Salif, vero oggetto iconico, simbolo della produzione di Philippe Starck, designer francese tra i più acclamati del momento, ma anche di Alessi stessa. E pensare che questo spremiagrumi, tanto rivoluzionario nell'aspetto quanto pratico e funzionale, fu disegnato da Starck su una tovaglietta da pizzeria mentre era in vacanza al mare in Italia. Realizzato in fusione di alluminio, compie 25 anni quest'anno. Lo Splash - Mustard La giovane azienda Mustard, basata a Londra con uffici anche a New York, propone sul proprio sito di e-commerce dedicato a simpatici e originali oggetti per il mondo tech, home e lifestyle (justmustard.com), Splash, nella variante poggia mestolo (o porta oggetti) e tagliere (o piano d'appoggio). Splash potrebbe essere una grande macchia di pomodoro o... di sangue! La Bird Lamp - Marcantonio per Seletti La serie di lampade Bird Lamp di Seletti, azienda storica mantovana, dipende da come la guardi. Potrebbe far pensare agli uccelli delle fiabe ma anche a quelli che popolano spesso film di genere horror o thriller, come Il corvo di Alex Proyas o Gli uccelli di Alfred Hitchcock... Disponibili in due colori (bianco e nero) e in tre diverse posizioni, nelle versioni per interno e outdoor, sono realizzati in resina. Il design è di Marcantonio Raimondi Malerba che in un'intervista per Rolling Stone alla domanda "Esiste un animale che non faresti mai? Perché lo odi o magari ne hai la fobia." ha risposto: "Guarda, dopo che fai l’uomo puoi fare qualsiasi cosa." (Se siete curiosi, trovate tutta l'intervista cliccando > QUI.) Buon Halloween a tutti. ![]() Progettata da un ingegnere francese, nata per collegare Napoli e Portici, 180 anni fa veniva inaugurata la prima linea ferroviaria italiana. Google oggi la ricorda così. Il 3 ottobre del 1839 il primo treno italiano partiva da Napoli diretto alla vicina località di Portici. La prima linea ferroviaria nazionale prendeva forma, con una lunghezza di 7,25 chilometri. Per questo motivo, Google ricorda l'evento con un Doodle che rappresenta l'immagine stilizzata dei primi vagoni con lo sfondo di Napoli e del Vesuvio. Il progetto venne affidato all'ingegnere francese Armando Giuseppe Bayard de la Vingtrie con la supervisione di Ferdinando II di Borbone, allora re del Regno delle due Sicilie. I lavori iniziarono l’8 agosto 1838 e 13 mesi dopo fu terminato il primo tratto che aveva però un solo binario e prima dell’inaugurazione ufficiale ne venne aggiunto un secondo. Il primo convoglio che partì da Napoli era composto da otto vagoni e impiegò circa dieci minuti a percorrere i poco più di 7 chilometri. Per l'occasione, era presenta una rappresentanza dell’esercito reale e la banda della guardia reale. I vagoni del convoglio vennero costruiti a Napoli, nello stabilimento di San Giovanni a Teduccio. Una parte del lavoro venne affidata a una piccola fabbrica napoletana, la Zino ed Henry, che eseguiva lavorazioni in ferro. Ferdinando, il quale ha avuto sentore delle difficoltà che ostacolano il progetto ferroviario, si consola alla notizia della partecipazione di un'industria partenopea, nella quale intravede un tassello di quel mosaico industriale che sogna di realizzare sul territorio del Regno. La locomotiva a vapore, che fu chiamata “Vesuvio” proprio in onore della città di Napoli, fu venduta invece dalla società inglese Longridge Starbuck e Co.. Nei quaranta giorni successivi all’inaugurazione, oltre 85mila passeggeri viaggiarono sulla linea Napoli-Portici. Soltanto negli anni successivi negli altri regni italiani fu avviata la costruzione dei primi tratti ferroviari. Il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa Oggi è possibile ripercorrere la storia della ferrovia italiana, del suo design e dell'evoluzione storica ed estetica presso il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa. Situato nel quartiere San Giovanni a Teduccio tra Napoli e Portici, è costituito da sette padiglioni per un'estensione totale di circa 36.000 metri quadrati. Al suo interno ospita locomotive, locomotori, elettromotrici, automotrici e carrozze passeggeri. Il primo padiglione, nello specifico, accoglie i mezzi storici, a iniziare proprio dalla ricostruzione del primo convoglio della Napoli-Portici. ![]() E' iniziata ieri e chiuderà il 28 settembre Marmomac, la fiera internazionale che a Verona Fiere mette in esposizione ogni anno l'intera filiera che porta alla realizzazione di oggetti in pietra. Incredibile passeggiare per le Avenue in mezzo a enormi pezzi di marmo, granito e altre tipologie di materiali grezzi per poi ritrovarli nei vari padiglioni sotto forma di sinuosi e ricercati oggetti di design. Ho avuto la possibilità quest'anno di partecipare alla 54a edizione di Marmomac, il Salone Internazionale del Marmo e della Pietra Naturale, e ne condivido brevemente l'esperienza. Anche per diffondere la conoscenza su fiere e saloni meno conosciuti ma ugualmente caratteristici per le loro peculiarità. In questo caso, interessante soprattutto per gli amanti del design e degli elementi naturali. Tra quello che è possibile trovare a Marmomac ci sono pregiati marmi, graniti, pietre, agglomerati di marmo e installazioni di architettura e di design con la pietra (sotto solo un assaggio fotografico). Molto interessante il padiglione 1, Naturality, una sorta di museo all'interno del quale è possibile ammirare oggetti di design realizzati da artisti di fama mondiale. Il progetto si è focalizzato sull’essenza materica della pietra, ovvero sull’appartenenza di questo materiale alla biosfera come elemento fondamentale della natura, attraverso il quale l’uomo ha dato forma al proprio habitat. Le infinite opportunità creative offerte dalla pietra per modellare luoghi, edifici e oggetti di arredo si ripropongono nelle visioni di architetti, designer e artisti italiani e internazionali. E lo scopo è anche "ecologico". Oggi più che mai, infatti, risulta importante riscoprire l’affinità primordiale con la materia naturale, rinsaldando l’alleanza dell’uomo con la natura stessa, arginando la pratica dello spreco e dando vita a una nuova cultura ambientale. Ovviamente di minor impatto estetico le aree dedicate ai macchinari e alle tecnologie sempre più all'avanguardia per garantire processi di lavorazione della pietra sempre più precisi, efficienti e sofisticati, ma comunque di grande interesse. Non solo per la dimensione delle macchine stesse, ma per la scoperta di quello che c'è dietro al prodotto finale. Dal taglio, alla levigatura, c'è un mondo complesso e affascinante da scoprire. Molti i padiglioni (hall) dedicati agli operatori internazionali del settore. Per l'Italia spicca ovviamente la regione Toscana, ma grandi presenze da tutte le aree del Paese. ![]() Da bottega di cappelli in via Roma a Firenze a piattaforma di successo per la vendita di prodotti del mercato del lusso mondiale: ecco la storia di Luisa Via Roma, che quest'anno festeggia 90 anni! Mega eventi a Firenze per i primi 90 anni di Luisa Via Roma: in questi giorni il capoluogo toscano ha radunato le più acclamate top model, i maggiori brand del mondo del lusso e innumerevoli volti noti del fashion e dello show business planetario per celebrare la ricorrenza del marchio fiorentino. Nato con boutique di cappelli dai semplici propositi, oggi Luisa Via Roma è sinonimo di piattaforma e-commerce dei più prestigiosi marchi esistenti, riferimento per l'effimero quanto accecante sistema del lusso mondiale. La storia del marchio Luisa Via Roma Tutto ha inizio alla fine degli anni Venti, quando la francese Luisa Jaquin apre una bottega di cappelli in paglia a Parigi, insieme a suo marito fiorentino Lido Panconesi. Persi tutti gli averi con il gioco, i due fuggono in Brasile in cerca di fortuna e, dopo averla maturata, decidono di trasferirsi proprio a Firenze. Una città da sempre aperta alle sperimentazioni stilistiche e brulicante di amore per la moda. E' proprio qui, in via Roma precisamente, che Luisa apre il suo negozio di cappelli. Il marito la sprona ad aprirsi al mondo della moda a tutto tondo, e così gradualmente il business della donna si sposta anche verso il confezionamento di abiti da signora. Nonostante le buone vendite e i risultati raggiunti, la coppia vende la fabbrica di abiti nel 1968, ma l'ingresso del loro nipote, Andrea, porta una ventata di novità. A Parigi, scopre uno stilista giapponese fortemente all'avanguardia, Kenzo. Il designer presenta la sua prima collezione (autunno/inverno 1968/69) nella boutique della casa fiorentina. A quei tempi molti dei grandi brand di oggi stavano muovendo i loro primi passi nel mondo della moda, quando entrano a far parte della selezione di Luisa Via Roma. Negli anni Ottanta, il marchio diviene punto di riferimento per gli amanti del mondo del lusso, tra le boutique del settore più apprezzate al mondo. Panconesi e i suoi buyers assistono con viva passione alle sfilate di Parigi, New York, Londra e Milano per selezionare i capi più chic e all’avanguardia dei migliori designer internazionali. A inizio 2000 viene lanciata invece la piattaforma e-commerce luisaviaroma.com, per incontrare le crescenti richieste dei clienti esigenti ma lontani fisicamente. Da allora, la sua visione aziendale è quella visionaria e avanguardista che la ispirò fin dalla scoperta di un maestro della moda come Kenzo. Il brand è infatti costantemente alla ricerca di stilisti emergenti e designer creativi che lascino il segno. Importanti ed efficaci le collaborazioni commerciali condotte nel corso degli anni Duemila, nella direzione del "marketing empirico", ovvero offrire esperienze oltre che prodotti. In particolare, a partire dal 2008-2010, il brand punta alla eco-compatibilità, a partire dagli allestimenti delle vetrine alla strutturazione degli store, abbracciando sempre l'idea di un coinvolgimento del cliente, una interattività che vada oltre la semplice fruizione passiva. Lo store online ha ospitato e ospita capi di alta moda per uomo, donna e bambino (ma ci sono anche le voci beauty e casa) disegnati da nomi altisonanti, da Alexander McQueen, Balmain, Chloé, a Dior, Dsquared2, Dolce & Gabbana, da Givenchy, Lanvin, a Roberto Cavalli, Saint-Laurent, ma anche creazioni di designer creativi e all’avanguardia su cui puntare per il futuro. Packaging Première, a milano la terza edizione della fiera dedicata al packaging per il lusso30/5/2019 ![]() Si è appena conclusa a Milano la terza edizione di Packaging Première, importante punto di riferimento per i professionisti del packaging di lusso. Cosa abbiamo visto durante la nostra visita. Milano è universalmente riconosciuta come la città della moda e del design e un appuntamento come Packaging Première non poteva certo mancare. Si tratta di una fiera dedicata ai professionisti del packaging di alta gamma (non è dunque consentito l'ingresso ai privati) che quest'anno, dopo la prima edizione al The Mall, è stata ospitata per la seconda volta all'interno degli spazi di Fieramilanocity dal 28 al 30 maggio. Negli ultimi anni l'attenzione nei confronti della shopping experience, a tutti i livelli, è diventata sempre più cruciale e, dati alla mano, l'impatto di un packaging ricercato, curato e dal forte impatto visivo è risultato veramente rilevante negli indici di gradimento del pubblico, motivo per il quale il mondo del lusso non può far altro che mettersi in ascolto e rispondere, anzi, il più possibile anticipare e sorprendere. Packaging Première è una fiera settoriale, contenuta nelle dimensioni, ma ricca in termini di offerta. Gli spunti sono davvero moltissimi; ovviamente gli aspetti che vengono maggiormente fuori sono la ricercatezza spinta e l'alta qualità dei supporti e dei materiali utilizzati per le varie realizzazioni. La nuova frontiera comunque, anche nel packaging, è composta da due parole d'ordine: personalizzazione estrema e sostenibilità. Tutto in nome di un valore estetico che rimane, tanto più nel lusso, irrinunciabile, ça va sans dire. In tema sostenibilità, abbiamo notato Anydesign, azienda specializzata in shopping bag prodotte con materiali etici e certificati tra i quali per esempio la fibra di cocco (v. foto). Il numero degli espositori è stato ulteriormente in crescita rispetto alle prime due edizioni: l'anno scorso 200 aziende da 12 diversi paesi e 4.800 visitatori; quest'anno le aziende partecipanti sono arrivate a quota 242 e anche la rosa dei paesi stranieri si è arricchita. Packaging Première è una interessantissima occasione di incontro tra professionisti del settore, tre giorni nei quali è possibile condividere punti di vista, scambiare opinioni e idee, fare business ovviamente e, non ultimo, elaborare nuovi spunti creativi e nuovi concept scoprendo le nuove tendenze e le nuove frontiere di un mercato che è sempre in movimento e in continua trasformazione e che pretende sempre di più. Interessanti anche i cicli di conferenze organizzate nel corso delle tre giornate. Molto carino il corner riservato al progetto del Politecnico di Milano che ha coinvolto gli studenti del Dipartimento di Design, main partner insieme a Esxence – The Scent of Excellence. Di grande impatto l'esposizione d'arte e design, che quest'anno racconta il tema della Metamorfosi, ovvero della trasformazione che possono subire materiali quali il legno, la plastica, il vetro per rivivere in forme nuove, che accoglie i visitatori all'ingresso e che li cattura nuovamente all'uscita. ![]() Sandali ed espadrillas sì, ma con la zeppa per questa estate 2019! Ecco brevi cenni storici relativi a un dettaglio moda diventato iconico. Scarpe scarpe scarpe!!! Per alcune donne sono una vera ossessione. In effetti si tratta di un accessorio cult che, nel corso della storia, è stato declinato in una così ampia varietà di modi che si potrebbero riempire innumerevoli scarpiere (e pagine di blog). Se ben scelto in base allo stile e all'occasione d'uso, un paio di scarpe può davvero trasformare anche il più semplice e lineare dei look o, al contrario, smorzare una mise particolarmente eccentrica. Tra le tendenze moda di questa estate 2019 spopolano i sandali e le espadrillas con la zeppa, ma probabilmente ne avrete già almeno un paio perché, come succede spesso con la moda, le tendenze sono cicliche e, quasi sempre, ritornano. E' quello che nel corso della storia è successo alle calzature con la zeppa, ovvero quelle calzature caratterizzate da un tipo di suola che solleva tutta la scarpa e ne sostituisce anche il tacco. Comodità quindi, ma con il giusto slancio! Cenni storici delle calzature con la zeppa Dagli Egizi ai Romani Le origini di questo tipo di calzatura risalirebbero all’antico Egitto quando non erano le donne ma gli uomini a servirsene. Testimonianze giunte fino a noi provano che fossero in particolare i macellai a indossare le zeppe con lo scopo di evitare che, lavorando, il piede venisse a contatto con il sangue. Anche nell'antichità classica si trovano esempi di calzari dotati di zeppa. Il coturno era proprio una calzatura consistente in una sorta di sandalo di legno dalla suola spessa, allacciato al piede o al polpaccio, che veniva utilizzato dagli attori, in particolar modo tragici, per fare in modo che risultassero maggiormente visibili dal pubblico. Considerati non di bell'aspetto, questi sandali venivano però nascosti dalle lunghe vesti. Non erano quindi considerati come ornamenti ma come strumenti utilizzati al puro scopo di accrescere la statura di chi li indossava. Nella Roma Imperiale diventeranno invece un vezzo femminile; le matrone romane ne indossavano di molto alti, arrivando a superare anche i 15 cm di altezza. Rinascimento Le zeppe col passare del tempo sono andate poi estinguendosi per ripresentarsi sotto forma di pianelle con l'avvento del Rinascimento. Molto popolari a Venezia e in Spagna, erano inizialmente utilizzate sia dagli uomini (tutte chiuse e più basse) sia dalle donne (generalmente aperte sul tallone, molto alte, talmente alte che per camminare era necessario in molti casi il sostegno di due ancelle). Il ceto sociale passava anche dalle scarpe. I materiali utilizzati (broccati e sete pregiatissime per i ceti più alti), le decorazioni, l'altezza stessa, erano un chiaro messaggio di appartenenza sociale. Quando anche le cortigiane cominciarono a sfoggiare pianelle molto alte, attratte dal fascino erotico che conferiva il camminare a certe altezze, le donne di classe sociale agiata passarono a pianelle molto più basse. Le pianelle continuarono ad essere utilizzate fino alla fine del XVII secolo quando la zeppa venne gradualmente sostituita dal tacco unico posteriore, già molto amato a Parigi, città che nel frattempo stava diventando la nuova capitale europea della moda. Gli anni Trenta e Quaranta del Novecento Negli anni '30 e ancor più negli anni '40 del Novecento sarà un ciabattino di Bonito, paesino in provincia di Avellino, a riportare in auge la zeppa inventando quella che ancora oggi è considerata una delle creazioni artigiane più originali e innovative del made in Italy, sto parlando di Salvatore Ferragamo, il calzolaio dei sogni, come viene definito. La guerra del 1939 fu un duro colpo per l'allora fiorente attività di Salvatore Ferragamo che, da calzolaio di un piccolo paese del Sud Italia, era ormai diventato un'affermata realtà imprenditoriale internazionale. Con la guerra e le sanzioni economiche imposte nel 1936 dalla Società delle Nazioni il commercio estero di Ferragamo si arrestò di colpo e, ancor peggio, i materiali di alta qualità dei quali si serviva per lavorare scomparvero dal mercato. Improvvisare ingegnandosi fu l'unica soluzione possibile e fu da questa crisi che nacquero, ispirate da un pezzo di sughero sardo, le ormai iconiche zeppe Ferragamo. Le scarpe che Salvatore aveva realizzato fino a quel momento prevedevano la presenza di un sistema di sostegno dell'arco plantare costituito da una lamina di acciaio di ottima qualità, leggera e flessibile: il cambrione. Verso la fine del 1936, però, l'acciaio migliore fu requisito per la guerra in Etiopia e quello scadente si spezzava senza riuscire a sostenere il peso. Fu così che: "Una domenica mattina, inquieto e preoccupato, andai a Palazzo Spini Feroni e mi misi al tavolino a fare degli esperimenti. (...) Era quasi ora di pranzo, a malincuore misi da parte il materiale e stavo per alzarmi e andare a mangiare quando un pensiero improvviso mi balenò in mente. Perché non riempire tutto lo spazio dal tallone all'avampiede? (...) Cominciai a fare delle prove con pezzi di sughero sardo, pressando, incollando, aggiustando e rifinendo finchè l'intero spazio tra la suola e il tacco fu riempito. Finalmente terminai il primo paio: le prime scarpe col tacco a zeppa del mondo moderno - altrimenti dette lifties, come gli americani preferirono chiamarle dopo che Manuel Gerton inventò questo nome. Per un po' rimasi a guardarle: certo erano insolite, per non dire rivoluzionarie, ma mi sembrarono belle. Mi alzai e me le misi in tasca, come prova per giustificare il mio ritardo a pranzo. Poi feci ritorno a casa." (da Il calzolaio dei sogni - Autobiografia di Salvatore Ferragamo_Skira Editore) La prima cliente alla quale Salvatore Ferragamo mostrò la sua nuova creazione fu la duchessa Visconti di Modrone la quale, inizialmente molto delusa e incredula, ne fu poi entusiasta. In breve, nel giro di poche settimane, divenne il modello più venduto. Nel 1937 fu brevettato. Gli anni '40 furono dominati dalla presenza delle zeppe Ferragamo che nei successivi anni '50 furono sostituite dal tacco a spillo firmato Dior. Il ritorno negli anni '70 e '90 Le zeppe torneranno poi negli anni '70 e ancora negli anni '90, segnando fortemente lo stile di molti artisti del panorama musicale di quegli anni. Dalla zeppa in sughero a quella trasparente, dalla zeppa geometrica a quella a sospensione, la creatività e l'ingegno di Ferragamo restano comunque indissolubilmente legati a questo tipo di calzatura che continua a essere reinventata negli anni senza perdere mai il suo fascino. ![]() Cosa regalare a una mamma che ama gli oggetti di design e le creazioni di moda? Ecco le nostre 10 proposte, per differenti budget. La festa della mamma è alle porte. Domenica 12 maggio 2019 si festeggiano le donne che svolgono il delicato quanto prezioso compito di madri e, in molti casi, questa ricorrenza è accompagnata da un regalo appositamente pensato, o comunque da un piccolo pensiero che semplicemente sottolinei il valore che una madre ha nella propria famiglia e nella società in generale. Se sei alla ricerca di un regalo a tema moda e design ma non hai idea di cosa comprare, puoi prendere spunto dalle nostre idee e magari trovare l'ispirazione! Che tu debba scegliere fra un paio di orecchini o un oggetto di design per la casa, ecco alcuni consigli che arrivano direttamente dalle tendenze del momento. I brand di moda hanno infatti in molti casi realizzato delle collezioni ad hoc, ma ci sono anche alcuni prodotti sempre utili e apprezzati dalle mamme, che rispondono a diverse esigenze di budget. O Bag, creazioni per il mare in packaging ecologico Per le mamme che amano viaggiare e sono sensibili al tema dell'ecologia, le nuove scarpe a marchio O Bag sono una soluzione molto interessante per il regalo del 12 maggio. Tutte le calzature della collezione summer 2019, delle linee O shoes e O slippers, sono carine, colorate e versatili, e in più sono vendute in un packaging derivato dalla lavorazione della canna da zucchero. Bello ed eco-chic, il nuovo sacchetto è comodo sia per trasportare le scarpe, sia da usare come zainetto da spiaggia. www.obag.it/ Gioielli Swarovski per la festa della mamma con la campagna #followyoursun Sotto l'hashtag #FollowYourSun, la campagna Swarovski per la festa della mamma 2019 è un vero tripudio di luce e riflessi scintillanti. Ispirata al legame fra madre e figlio, la serie di gioielli, che include le collezioni North, Originally e Sunshine, è ricca di particolari. Non mancano cristalli, forme inedite e punte di oro rosa, a offrire il sempre apprezzato romanticismo ed eleganza senza tempo. #FollowYourSun Benetton, camicia bianca per tutti gli outfit Se c’è un capo del quale non si può fare a meno per la bella stagione è sicuramente la camicia bianca, declinata nelle diverse varianti. Che sia a manica corta, lunga, a tre quarti oppure caratterizzata da maxi volumi e linee dritte in stile maschile, si tratta di un capo piuttosto semplice (e sicuramente apprezzato) da regalare a una mamma. Si può fare un salto da Benetton per trovarne in diversi modelli, e a prezzi comunque contenuti. Da abbinare con un paio di pantaloni crop e un paio di sneakers per il tempo libero oppure, per il lavoro, con pantaloni a sigaretta e un paio di mocassini. Etro, la pochette RSVP in limited edition per celebrare le mamme Per le mamme attente alla moda e ai dettagli glamour, la pochette RSVP in limited edition di Etro ispirata alla Sfilata Donna Autunno - Inverno 2019/2020 realizzata in tessuto jacquard con l'iconico motivo Paisley e impreziosita da impunture a contrasto è assolutamente perfetta! Dopo essere andata sold out in brevissimo tempo qualche mese fa, è tornata disponibile on line su www.etro.com con una nuova bellissima parola: MAMMA. 158 € Maman & Sophie, i gioielli artigianali creati da una mamma innamorata della sua bambina I gioielli di Maman & Sophie sono perfetti per l'occasione già nel nome! Nascono dall'amore di una mamma per la propria figlia e per la vita. Le collezioni sono tante e tutte molto belle: ispirate alle fiabe, alle stelle, al mondo animale, ci sono poi le immancabili letterine... insomma ce n'è davvero per tutti i gusti e per tutte le tasche. Una bella storia da raccontare e bellissimi gioielli da condividere. www.mamanetsophie.it Villeroy & Boch, bellissimi vasi per fiori bellissimi Avere dei fiori freschi in casa fa sempre piacere, colorano gli ambienti, li rendono accoglienti e portano tanto buonumore. Non passano mai di moda! I vasi di Villeroy & Boch sono bellissimi, declinati in stili e misure diversi e a prezzi accessibili. Da regalare nella maniera classica, con una bella confezione regalo o, idea più originale, da far trovare già posizionato in casa con all'interno i suoi fiori preferiti e un bellissimo biglietto! Perfetto per le mamme romantiche... (clicca per vedere la collezione di vasi V&B) H&M, borse circolari in paglia per tuffarsi nell'estate con stile e leggerezza Per le mamme pratiche e ricercate le borse in paglia sono perfette: leggere e bellissime! Per questa primavera - estate 2019, H&M ne propone diversi modelli, da portare a tracolla o a mano, tutti perfetti per il mare, per essere sempre al top senza rinunciare alla comodità! € 29,99 Fornasetti, il regalo perfetto per le mamme che amano le arti decorative e il design Le ceramiche della storica collezione "Tema e Variazioni" di Piero Fornasetti ispirate al volto di Lina Cavalieri sono un meraviglioso inno alla bellezza e all'ironia che può esprimere un volto femminile. Ogni piatto di pregiata ceramica è un vero pezzo da collezione. Un grande regalo senza tempo, l'ideale per una mamma esteta, che ama l'arte e il design. Excélsa, la linea dedicata a Wonder Woman è Super! Tutte le vere mamme sono come Wonder Woman! La linea di Excélsa dedicata alla supereroina è perfetta per un regalo spiritoso e grintoso. La collezione è veramente vastissima, potete trovare piatti, tazze, bicchieri, ma anche il lunch box, la borsa termica, la lavagnetta magnetica, le tovagliette per la colazione e addirittura lo zerbino. I prezzi sono super accessibili. www.excelsa.it Legami, per un regalo divertente e colorato Sul sito di Legami Milano c'è davvero l'imbarazzo della scelta. Con l'iniziativa SUPER MUM! lanciata in occasione della Festa della mamma 2019, potrete scegliere tra tante idee regalo uniche e originali e ricevere un bellissimo Free Gift. Basta effettuare una spesa minima di 10 €. www.legami.com ![]() La redazione di Vogue Italia durante la Settimana del Salone del Mobile di Milano è uno scrigno di design e fantastiche sorprese: scopriamola insieme durante la mia visita! Può una normale redazione, seppur importantissima, trasformarsi da luogo di lavoro in bianco/grigio a incredibile dimensione quasi magica piena di colore e bellezza? La risposta è... Sì! Se si tratta della redazione di Vogue Italia durante la Settimana del Salone del Mobile di Milano. Vogue è, come noto, una delle più prestigiose e autorevoli riviste del mondo della moda, dal 1909 edita da Condé Nast. La sede italiana della redazione si trova al numero 5 di Piazzale Cadorna, zona centralissima di Milano. E' lì che sono andata due giorni fa per l'evento Life in Vogue#2, alla sua seconda edizione quest'anno dopo il successo del 2018. Una decina di minuti di attesa, trascorsi nel bellissimo cortile del palazzo nel quale era presente una installazione luminosa firmata Nemo Lighting, main partner dell’evento, che sembrava suggerire che le nuvole fossero cadute dal cielo; poi siamo saliti al terzo piano sbirciando al secondo la redazione di Vanity Fair (sempre del gruppo Condé Nast). A eccezione dell'area dedicata al Guardaroba (The Fashion Closet), che è stato riproposto per completezza di informazione essendo il cuore pulsante delle riviste di moda, ma che per ovvi motivi logistici e di spazio si trova in realtà in Via dei Missaglia, quello che si trova una volta arrivati al terzo piano è un insieme di ambienti, esattamente quelli che normalmente ospitano gli addetti ai lavori della redazione. La particolarità dell'evento è che gli spazi sono stati completamente svuotati in meno di 48 ore per dare il via alla rivisitazione e alla totale trasformazione delle stanze, nell'aspetto e nell'essenza, da parte di otto illustri menti creative, designer e architetti, di fama mondiale. David Raffoul e Nicolas Moussallem sono due designer di Beirut che, forti delle loro precedenti esperienze, nel 2011 hanno poi fondato il loro studio. Abilissimi nel mixare estetiche dal gusto retro con elementi futuristici e contemporanei, hanno rivisitato l'ufficio del direttore di Vogue Italia, Emanuele Farneti, con l'intento di conferire allo spazio la dimensione di un ambiente domestico. Pierre-Marie Agin, conosciuto come Pierre Marie, giovane talento delle arti decorative e della grafica, si autodefinisce un "artista - ornamentalista". Oltre ad aver ricoperto le pareti del corridoio e degli ambienti comuni con una magnifica carta da parati dai colori pastello e dai motivi ipnotici, ha messo la propria firma nella Vogue Talents room, devo ammettere una delle mie preferite. Si ritrovano all'interno tutti i tratti distintivi dello stile del designer francese: colori decisi e vivaci, motivi barocchi e influenza esotica. Riferimenti chiari anche al Futurismo e a Memphis, movimenti artistici italiani cari a Pierre Marie e riportati dall'artista come affettuoso omaggio alla città di Milano. Ana Kraš è una designer nata a Belgrado ma basata a New York. Nel corso della sua carriera ha sperimentato diversi campi spaziando molto, dalla fotografia alla pittura, dalla scultura alle collaborazioni con il mondo della moda. Si è occupata di dare nuova vita all'ufficio del direttore creativo. Protagonista assoluta una particolare sfumatura di grigio da lei definita “warm grey” intervallata da delicati tocchi di colore. Massimiliano Locatelli, uno dei fondatori nel 1993 del famoso studio milanese, ha ripensato la Meeting Room con l'idea di portare all'interno della stanza il mondo che c'è fuori e lo ha fatto attraverso una serie di tavoli di marmo proveniente da diverse parti del mondo caratterizzati da toni cangianti di verde quasi a voler riprodurre il verde del vicino Parco Sempione. Tutti gli elementi di arredo scelti sono modulabili e realizzati con materiali sostenibili. Fa da sfondo un LED wall sul quale vengono proiettate immagini che riconducono all'universo di Vogue Italia. storagemilano sono dal 2002 Barbara Ghidoni, Marco Donati e Michele Pasini. A loro il compito di interpretare The Newsroom Office. La stanza, che normalmente è un ambiente unico, è stato suddiviso in due parti distinte a rappresentare due facce della stessa medaglia: una simmetrica, elegante e rigorosa nel suo ordine impeccabile (dominata dall'ottone, materiale amato fin quasi all'ossessione da Ghidoni/Donati/Pasini) e l'altra invasa dalla natura e apparentemente caotica. A rendere ancora più suggestivo questo ambiente naturale, i rumori e i suoni di sottofondo: un mix di cinguettii di uccelli e traffico. Come spiegano gli architetti: "Tutti abbiamo bisogno, per creare, del nostro spazio di ispirazione e di organizzazione. La natura è la dimensione che ci permette di ricaricare la mente, ci ricongiunge alle nostre radici. Se apparentemente può sembrare il posto più disordinato, si rivela in realtà il più perfetto e affascinante." Rafael De Cardenas / Architecture at large dal 2006 lavora con il suo studio di design multisciplinare a New York per clienti da tutto il mondo. La stanza che ha ripensato Rafael è quella del Photo Editor e l'ispirazione va ben oltre lo spazio e il tempo esplorando l'universo nel 2039 e immaginando una sorta di convivenza con un asteroide. Un dettaglio sul tavolo (che vedrete in foto) fa ben comprendere che la fonte di ispirazione è Ultima Thule, asteroide scoperto nel 2014 che il 1° gennaio di quest'anno è stato oggetto di un sorvolo ravvicinato avvenuto con successo da parte della sonda spaziale New Horizons della NASA. Sul tavolo, in una teca di vetro, anche uno "space beetle", immaginato come l'unico abitante di Ultima Thule. Jonathan Anderson, dal 2013 direttore creativo di Loewe (brand spagnolo di moda appartenente al gruppo LVMH) ha invece rivoluzionato l'ufficio del Fashion Editor. La sua firma si vede nell'utilizzo di elementi classici appartenenti alla tradizione britannica caratterizzati da un deciso tocco contemporaneo e minimalista. La sua interpretazione racconta la rottura che egli vede tra ciò che di solito uno spazio lavorativo è e come lui ritiene ci si dovrebbe poter sentire vivendolo: felici, a proprio agio, comodi. Jonathan ha immaginato il direttore moda mentre lavora, seduto sul pavimento di morbida moquette, mentre osserva il quadro (ad altezza occhi per lui che è seduto) e la natura fuori. Studio Proba è stato fondato dalla designer tedesca Alex Proba nel 2013 e si trova a New York. A questo atelier multidisciplinare focalizzato sulla grafica e sull'artwork, il compito di rivisitare la Break room in maniera divertente e colorata. All'interno anche un distributore automatico che, oltre a fornire patatine San Carlo (sponsor dell'evento) distribuisce anche oggetti di design (tra i quali pezzi iconici di Alessi) personalizzati dallo Studio. A fare da filo conduttore tra tutti gli ambienti, unici nel loro genere per fonti di ispirazione, colori e stile, la presenza di magnifiche lampade iconiche, progettate da grandi creativi come Le Corbusier, Vico Magistretti e Franco Albini. milano design week 2019: gli appuntamenti da non perdere al salone del mobile e al fuorisalone4/4/2019 ![]() Da martedì 9 fino a domenica 14 aprile 2019 torna a Milano il consueto appuntamento con la tanto attesa Design Week. Numerose iniziative ed eventi diffusi animano tutta la città per il Salone del Mobile e il Fuorisalone. - 5 giorni! Il conto alla rovescia per l'inizio della Design Week 2019 sta per concludersi. Finalmente ci siamo: Salone Internazionale del Mobile e Fuorisalone metteranno in moto l'energia che animerà Milano nei prossimi giorni di aprile e che sicuramente si protrarrà ben oltre la fine degli eventi in programma. COS'E' IL SALONE DEL MOBILE? Dalla sua prima edizione, nel 1961, è oggi l’evento fieristico punto di riferimento a livello mondiale nel settore del design e dell’arredamento. Connubio perfetto tra business e cultura, si propone ogni anno come evento ideale nel quale presentare ai visitatori che sempre accorrono numerosi, prodotti di alta qualità nei quali estetica, funzionalità e ricerca dei materiali e dei procedimenti realizzativi sono sempre più rivolti all'innovazione e al futuro. Il Salone Internazionale del Mobile accontenta proprio tutti, è infatti suddiviso nelle tre tipologie stilistiche Classico, Design e Lusso. Il 2019, anno dispari, sarà l'anno delle biennali Euroluce e Workplace3.0. L'anno prossimo e in generale negli anni pari sarà invece possibile visitare EuroCucina /FTK (Technology For the Kitchen) e Salone Internazionale del Bagno. Qualche dato sulla scorsa edizione, tenutasi dal 12 al 17 aprile: 1.841 espositori (il 27% dei quali dall'estero) su un'area espositiva dedicata di oltre 200.000 metri quadrati per 434.509 visitatori. COS'E' IL FUORISALONE? Ormai da oltre trent'anni, dai famosi anni della "Milano da bere", è il nome che si usa per definire l'insieme degli eventi sparsi in diverse zone di Milano che avvengono appunto "fuori" proprio mentre al polo fieristico, oggi è quello di Rho, si svolge il Salone Internazionale del Mobile. Col passare degli anni i settori che si sono lasciati coinvolgere sono sempre più numerosi, quindi non solo design, ma anche più in generale il mondo dell'arte e del food, per esempio. Tutta la città può partecipare attivamente e contribuire all'energia che il Salone del Mobile innesca. Salone Internazionale del Mobile + Fuorisalone = Design Week! Cosa non perdersi di questa edizione alle porte che quest'anno avrà come temi centrali la sostenibilità, l'equilibrio e gli stili di vita sani: Se avrete la possibilità di girare Milano in questi giorni di Design Week troverete certamente cose interessantissime anche senza aver messo giù un programma, ma visto che le proposte sono davvero tantissime, cerchiamo di fare un punto della situazione per individuare le zone più coinvolte e ricche di iniziative. Le zone con la più alta concentrazione di mostre, eventi culturali, feste e aperitivi sono: Tortona, qui ha iniziato a battere il cuore del Fuorisalone e ancora oggi è il quartiere simbolo della Settimana dedicata al Design, tra le numerose iniziative che avranno luogo qui segnaliamo l'inaugurazione dello spazio Armani/Silos con la prima mostra dedicata all'architettura: The Challenge ripercorre le tappe della carriera di Tadao Ando, architetto giapponese, classe 1941, tra i più noti a livello internazionale, attraverso le sue realizzazioni più rappresentative. Troverete progetti con schizzi, modelli originali, disegni tecnici, taccuini e fotografie, video installazioni. Dal 9 aprile fino al 28 luglio. Brera e il suo Orto Botanico scenario perfetto per The Circulation Garden, installazione firmata dallo studio Carlo Ratti in collaborazione con Eni, ha la particolare caratteristica di essere stata realizzata con un materiale organico chiamato micelio, per cui al termine dell'esposizione potrà essere smantellata e riutilizzata come fertilizzante. Quartiere Isola - Farini e la sua Fabbrica del Vapore dove andrà in scena Tierra Viva by Floristeria dal 9 al 14 aprile. Di giorno ci saranno esposizioni, eventi mercato, workshop, iniziative artistiche e culturali; di sera eventi musicali e live performance dal sound contemporaneo e ricercato: dalla cumbia-jazz al global drum 'n bass, dalla musica elettronica al sonido amazzonico. Un modo originale per attivare scambi di idee e riflessioni intorno al tema della terra e della sostenibilità. Sempre in Isola, La Stecca 3.0, incubatore d'arte progettato da Stefano Boeri nel quale troverete numerose installazioni tra le quali il primo bar realizzato interamente in stampa 3D. Porta Romana: lunedì 8 aprile alle 20.00 sarà inaugurato anche il Parenti District Art & Design, progetto grazie al quale il Teatro Franco Parenti e gli adiacenti Bagni Misteriosi si propongono di riportare nei circuiti del Fuorisalone il quartiere di Porta Romana dopo anni di assenza. Ci saranno quindi installazioni, mostre, performance, laboratori, talk, cinema e happening per accendere una sinergia del tutto nuova tra le arti performative e il mondo dell’arte e del design. Da non perdere! E poi Lambrate, quartiere cittadino riqualificato e dal 2000 polo di attrazione per molte iniziative. Diventato ormai iconico il rooftop di Via Ventura 15 dal quale è possibile godere di un particolare skyline, quest'anno lo spazio ospiterà Panoramix, una rassegna di eventi tra arte, design, musica e cibo. Il rooftop sarà aperto al pubblico dalla mattina fino a tarda sera con performance, dj-set e musica dal vivo. Moltissime poi le mostre del Distretto delle 5 vie che ha organizzato anche la tradizionale e festosa Parata del Design Pride prevista quest'anno per mercoledì 10 aprile. Si tratta di un allegro corteo, a cura del brand italiano Seletti, animato da carri, musica, balli e performance. Si parte alle 18.00 da piazza Castello (angolo via Minghetti) per arrivare in piazza Affari dove avrà luogo un party all'ombra del famoso dito medio di Cattelan. Ultima segnalazione importante, la sede centrale dell'Università Statale di Milano in Via Festa del Perdono 7 (zona centralissima), che merita ogni anno una visita. Un consiglio utile: se avete già in mente eventi ai quali tenete particolarmente, informatevi prima e fatevi inserire eventualmente nelle liste. Inutile dirvi che Milano in questo particolare periodo dell'anno è ancora più vivace e full of people! ![]() Nel 1919, a opera dell'architetto Walter Gropius nasceva la Scuola del Bauhaus, tra le più influenti e significative espressioni stilistiche moderne: ecco come ha influito sulla moda e sul design attuali. Il Bauhaus compie 100 anni, ma è sempre attualissima come corrente artistica e stilistica, tanto da rappresentare una ricca fonte di ispirazione per l'architettura, il design e la moda. Per questo importante anniversario, sono tante le occasioni che ne celebrano il valore artistico, soprattutto in Germania: mostre, retrospettive, avvenimenti durante tutto l'anno, e anche alcuni grandi creativi della moda e del design hanno trovato il modo per omaggiare questa corrente con progetti appositamente studiati. Ma in realtà, il Bauhaus non ha mai abbandonato il modo di progettare e di creare, non solo in occasione del suo centenario. COME NASCE IL BAUHAUS: ALCUNI CENNI STORICI Il Bauhaus è stata una Scuola di architettura, arti applicate e design che ha operato in Germania dal 1919 al 1933, nata nella città di Weimar a opera dell'architetto, urbanista e designer Walter Gropius, ricordato come uno dei pilastri del Movimento Moderno in architettura. Il nome deriva dalla parola medievale "bauhutte", che significa "loggia dei muratori". La Scuola, erede delle avanguardie anteguerra, è stata il riferimento per i successivi movimenti di innovazione, e la sua esperienza didattica ha profondamente influito sul metodo di insegnamento tecnico e artistico, arrivando fino ai giorni nostri. La sua maggiore rivoluzione è stata quella di istituire uno stile architettonico che punta a unire arte e tecnologia raccontandole attraverso la semplicità e le linee essenziali. L'interruzione delle attività della scuola si deve all'avvento del nazismo. Questa filosofia rivoluzionaria ha sconvolto i confini, all'epoca invalicabili, tra arte e artigianato, creatività e meccanica, poetica e produzione industriale. Ha assecondato un moderno approccio razionalista basato sulla ricerca di forme, linee e superfici nuove, che ha portato alla creazione di pezzi iconici e che ancora oggi sono presi a esempio (pensiamo alla sedia Wassily in tubi metallici e pelle). IL BAUHAUS E LA MODA L’esperienza del Bauhaus è stata fondamentale per numerosi motivi e in molteplici settori. Per quanto riguarda il mondo del fashion design, l'eredità è tangibile ancora oggi nei vestiti di star come David Bowie (ricordiamo ad esempio la tuta in Ziggy Stardust) e Lady Gaga, ma le influenze sono evidenti anche sulle passerelle di tanti stilisti, da Yves Saint Laurent ad Alexander Wang a Paul Smith. Gli elementi distintivi sono le silhouette semplici, le linee dritte e pulite, le forme simmetriche e geometriche. Per quanto riguarda i toni, invece, esemplare l'utilizzo dei campi di colore. Prada e la sua collezione di borse Ouverture 2019 La collezione è stata lanciata con la stagione Resort 2019 ed è chiaramente ispirata alle forme del Bauhaus. Non a caso, infatti, i volumi geometrici sono il frutto della destrutturazione di un semplicissimo rettangolo. Si tratta di una linea di shopper, tote bags e bucket bags dallo stile generale molto essenziale, proposte in formati verticali o orizzontali in mignon, midi e maxi size, capienti e pratiche, con doppi manici, tracolle e fettucce per essere indossate al braccio, da hand-bag o cross-body. Molto minimalisti gli elementi decorativi che, come Scuola insegna, sono basici e poco visibili. Niente fronzoli, ma praticità e linearità. IL BAUHAUS E IL DESIGN Come già detto, l'insegnamento del Bauhaus è ancora attualissimo e ispira il lavoro di grafici, pubblicitari e architetti, oltre che degli stilisti. Soprattutto relativamente a un modo di progettare fondato su criteri essenziali, senza eccessive decorazioni ma con un’attenzione speciale per la funzione, valori applicati dai docenti di qualsiasi disciplina, dalla falegnameria, alla gioielleria al design. A questi principi, ad esempio, si è allineata la concezione dell'Ikea che arreda le case di mezzo mondo con il suo originale modo di assemblare i mobili e di renderli fruibili in maniera semplice. In occasione del suo centenario, la Scuola tedesca viene inoltre omaggiata da un gruppo di creativi che hanno rivisitato i loghi di famosi brand contemporanei attraverso i suoi tratti distintivi. Il progetto “Haus work”, ideato dalla piattaforma internazionale “99designs”, ha reinventato loghi e scritte di marchi come Netflix, Adidas, Apple, Google, Lego, BMW, BBC, Burger King, Domino’s, Starbucks, WWF e Ferrari con risultati davvero sorprendenti. Anche l'azienda Alessi omaggia il valore storico, artistico e culturale del Bauhaus con alcuni dei progetti prodotti su licenza del Bauhaus Archiv di Berlino: con packaging celebrativo troviamo infatti i Posacenere in acciaio e ottone “90010”, “90046” di Marianne Brandt e il Set per zucchero e crema in acciaio “90042” di Marianne Brandt e Helmut Schulze. ![]() Il polo fieristico di Rho ha ospitato anche quest'anno, in contemporanea, due importanti fiere dove business e fashion si incontrano: MICAM, dedicata alle calzature, e MIPEL, dedicata alla pelletteria. Io ho fatto un giro ieri, 13 febbraio, giorno di chiusura. Trattandosi dell'ultimo giorno, ho potuto girare con calma tra i numerosi stand presenti concentrandomi su quelli che attiravano maggiormente la mia attenzione, ma non ho respirato l'aria di fermento e vivacità che sicuramente caratterizza le prime giornate. La cosa che mi ha colpito maggiormente, al di là del grandissimo numero di aziende presenti, è stato lo spazio espositivo dedicato ai designer emergenti italiani che stanno avviando un percorso di internazionalizzazione per portare lo stile e la qualità del Made in Italy nel mondo. Collocato all'interno della sezione Luxury di MICAM, Young Italian Emerging Designers Around The World ha presentato questi 5 giovani talenti: Madame Cosette, ovvero Sarah Balivo, sorella minore della conduttrice Caterina Balivo. Sarah, architetto e set designer, ha iniziato la sua avventura nel mondo del design delle calzature nel 2016, l'anno scorso ha vinto il contest “EMERGING DESIGNERS@MICAM 2018”. Attraverso le sue creazioni esprime la sua filosofia del bon-ton contemporaneo per donne sofisticate, ma al passo coi tempi. Francesca Bellavita, bergamasca ma cittadina del mondo, ha 32 anni ed è già alla sua terza collezione. Tutte le sue scarpe sono contraddistinte dalla scritta provocatoria "Don't call me doll" che, incisa sotto ogni suola, sintetizza la sua filosofia. Produce nel distretto calzaturiero di Parabiago. Andrea Mondin, trevigiano, ha fondato il suo brand nel 2016 dopo aver collaborato con diversi prestigiosi marchi della moda. Protagonisti assoluti delle sue collezioni sono il tessuto e i colori attraverso i quali si propone, ispirandosi agli arazzi e alla tradizione degli ornamenti d'arredo, di raccontare una storia che passa attraverso la scarpa. Anna Baiguera è cresciuta nel mondo delle calzature provenendo da una famiglia caratterizzata da una lunga tradizione nel settore calzaturiero, ma ha deciso di fondare, grazie alle conoscenze e all'esperienza acquisite negli anni, un brand che porta il suo nome in cui far confluire la propria personalità. Damiano Marini, romano, classe 1984, dopo aver maturato esperienza presso altri brand del lusso, nel 2015 ha deciso di dare vita a un marchio tutto suo dove il design ultramoderno e sofisticato incontra la femminilità, sempre all'insegna della ricercatezza dei materiali e dell'artigianalità Made in Italy. Vi lascio con una piccola galleria nella quale potrete vedere due diverse creazioni per ogni designer, vi daranno un'idea dello stile e delle personalità che li contraddistinguono, e vi ricordo che il prossimo appuntamento con MICAM si terrà dal 15 al 18 settembre 2019, in concomitanza con MIPEL, HoMI e con la settimana della moda milanese. |