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La moda è fatta per andare fuori moda_Coco Chanel

MA COSA TI SEI MESSO IN TESTA? INFO E CURIOSITÀ SUI CAPPELLI DA UOMO PIù FAMOSI DELL' ULTIMO SECOLO

9/1/2020

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FotoUna pagina d'epoca, molto curiosa, che spiega come fare un Pork Pie Hat.
Oggi facciamo un piccolo viaggio tra i copricapo maschili che hanno segnato l'immaginario e l'estetica dell'ultimo secolo e che ancora oggi sono molto comuni tra gli uomini, ma anche tra le donne. 
Si sa, gli accessori sono importanti, nei look femminili quanto in quelli maschili. La scarpa giusta che aggiunge stile e personalità, il gioiello che arricchisce una mise monocromatica o enfatizza una scelta già vistosa, la pochette o il foulard a dare leggerezza a un completo di lana, per esempio, e poi... il cappello!
Un bel cappello, se ben portato, se indossato con convinzione e personalità, può davvero cambiare tutto. In tanti film, soprattutto in quelli in bianco e nero, quanti attori e quante attrici ci hanno letteralmente paralizzato per il carisma e la sensualità che trasmettevano​​ proprio grazie agli sguardi che sfuggivano dai cappelli a tesa larga o dalle velette?
Vediamo insieme i cappelli da uomo più famosi dell'ultimo secolo: 
  • IL BORSALINO. Orgoglio italiano. Deve il suo nome a Giuseppe Borsalino, suo inventore. Il borsalino è un cappello invernale di feltro soffice. Presenta una tesa stretta (6 cm) e una consistenza rigida. La cupola è a tronco di cono, pizzicottata nella parte anteriore su entrambi i lati. Su tutta la circonferenza lo attraversa una fascetta di stoffa più scura. Adatto a stili impeccabili come quelli dei bellissimi Alain Delon e Jean-Paul Belmondo. I due hanno recitato insieme in un film del 1970 intitolato proprio Borsalino per via dei cappelli indossati dai due protagonisti. Viene spesso confuso con il cappello fedora. 
  • IL FEDORA. Origini inglesi. Molto simile al borsalino, si distingue dal primo in particolare per le dimensioni della tesa e per la consistenza generale della struttura. Il fedora è morbido, meno impostato e ha la tesa più larga (7.5 - 8 cm). Esempio lampante di quella che viene definita la “Sprezzatura”, cioè l’arte di vestirsi ed atteggiarsi come se si fosse del tutto disinteressati al proprio look. In realtà, c'è molta ricerca per apparire come si appare, niente è lasciato al caso. Frank Sinatra, con quel suo atteggiamento un po' scanzonato e quel suo modo di appoggiarlo sulla testa alla "un po' come viene", non se ne separava mai ed era molto attento a come indossarlo.
  • L'HOMBURG o LOBBIA. Origini tedesche. Anche questo cappello è a prima vista molto simile ai primi due. Si chiama così perché Edoardo d’Inghilterra, figlio della regina Vittoria e futuro Edoardo VII, si trovava a Bad Homburg, in Germania, quando decise di farsi confezionare un nuovo cappello che, divenuto poi famoso, prese appunto il nome di quella località. Viene chiamato anche cappello “alla diplomatica”. In Italia lo conosciamo anche come lobbia legandolo a un altro avvenimento storico: Cristiano Lobbia fu un politico italiano vittima nel 1869 di un’aggressione nella quale l’aggressore gli ammaccò il cappello. Da allora il cappello ha una «ammaccatura» sulla corona che ne è diventata la caratteristica principale. Altro segno distintivo di questo copricapo è l’ala arricciata ai fianchi e rollata, un po’ come quella del cappello a cilindro. La cupola è floscia e morbida così da poterla piegare a mano. 
  • IL TRILBY. In origine destinato alle donne, deve infatti il suo nome alla protagonista di una commedia teatrale di fine Ottocento che, alla prima di un suo spettacolo, indossò un cappello con questa fattura. Il trilby ha una corona più corta, stretta e inclinata rispetto al fedora. Dagli anni Venti in poi divenne popolarissimo anche tra gli uomini. Fu molto utilizzato negli anni Sessanta per un motivo pratico: i tettucci delle auto erano bassi e lo spazio ridotto, occorreva quindi restringere anche il cappello! È a tutti gli effetti un cappello unisex.
  • IL PORK PIE HAT. Cupola piatta e rotondità perfetta, con ala stretta 4.5 cm circa. Deve la sua diffusione a un film del 1971, The French Connection. In questa pellicola lo indossava Gene Hackman. Deve invece il suo strano nome alla somiglianza con una tipica torta inglese fatta di carne di maiale. L'idea del nome per associazione con la torta fu di alcuni musicisti jazz e blues di New Orleans, tra i quali il cappello era molto diffuso.
  • IL PANAMA. Origini ecuadoriane. Inizialmente si chiamava con lo stesso nome della città dove veniva e viene ancora prodotto: “Jipijapa”.  Tradizionalmente questi cappelli venivano realizzati con foglie intrecciate della Carludovica palmata, una pianta simile alla palma. I più rari e costosi possono contare fino a 800 -1000 foglie per cm quadrato. Il nome di Panama si deve a un avvenimento storico: nel 1906 il presidente americano Theodore Roosevelt lo indossò durante la cerimonia di inaugurazione del canale di Panama. In questa occasione il Jipijapa diventerà famoso nel mondo come "panama". Ancora oggi è considerato un accessorio estivo irrinunciabile.
  • LA PAGLIETTA. È un cappello caratterizzato da una cupola dritta e piatta, e dalla falda circolare, rigida e corta. Spesso la cupola è circondata da una fascia di gros grain. Tradizionalmente maschile, dagli anni Venti diventò di uso comune anche tra le donne (fu addirittura adottato come parte dell'uniforme estiva dei collegi femminili britannici). Il suo utilizzo veniva spesso associato allo sport del canottaggio, i gondolieri a Venezia indossano la paglietta. Tra i suoi più fedeli ammiratori personaggi celebri come Maurice Chevalier, Gabriele D'Annunzio, Italo Svevo.  
  • IL CAPPELLO A TESA LARGA. Ma larga larga! Si tratta di un incrocio tra un ampio fedora e un cappello western, anche se è esattamente l'opposto di quello schiacciabile e/o arrotolabile. Caratteristiche principali: molto strutturato e rigido e molto molto largo. Di gran moda negli ultimi anni. Avete presente L'uomo dal cappello giallo, amico della scimmietta George del fortunato cartone Curioso come George? Ecco.  
  • LA COPPOLA. Diffuso un po' in tutto il mondo, spesso utilizzato dalla classe operaia. I materiali usati includono lana, tweed (i più comuni) e cotone. Meno comuni il cuoio e il velluto a coste. L'interno del berretto è generalmente rivestito per un maggior comfort e calore.
  • IL BERRETTO DA BASEBALL. Chi non ne ha mai indossato uno? Il più semplice e meno pretenzioso di tutti i copricapo, il cappellino con visiera. Per fare sport o in viaggio, in spiaggia o in città, tra i giovani e tra gli sportivi è il numero uno! Quello da baseball nello specifico è morbido, ma con una visiera più importante dello standard cui siamo abituati oggi. È spesso dotato di velcro o elastico sul retro per adattarsi a tutte le taglie.
  • IL BEANIE o ZUCCOTTO. Il più semplice e pratico dei copricapo invernali. Realizzato in lana o cashmere, tiene la testa ben al caldo fasciandola completamente. Per chi ama i capelli in piega perfetta non è certamente l'ideale. È noto anche come zuccotto, da non confondere però con lo zucchetto, che identifica invece la papalina che usano il papa (bianca), i cardinali (porpora) e i vescovi (viola). 
Come detto all'inizio, ormai la distinzione di genere non ha più molto senso. Questi cappelli, nati per un pubblico maschile (ad eccezione del trilby), sono poi diventati praticamente unisex.
Proprio pochi giorni fa, per esempio, è stata Kate Middleton a sfoggiare un elegante look dominato da un bellissimo cappello fedora.
Si sa, il Regno Unito è la patria del cappello!

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