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La moda è fatta per andare fuori moda_Coco Chanel

180 ANNI FA NASCEVA LA PRIMA LINEA FERROVIARIA ITALIANA: IL DOODLE DI OGGI LA CELEBRA

3/10/2019

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Progettata da un ingegnere francese, nata per collegare Napoli e Portici, 180 anni fa veniva inaugurata la prima linea ferroviaria italiana. Google oggi la ricorda così.
Il 3 ottobre del 1839 il primo treno italiano partiva da Napoli diretto alla vicina località di Portici. La prima linea ferroviaria nazionale prendeva forma, con una lunghezza di 7,25 chilometri. Per questo motivo, Google ricorda l'evento con un Doodle che rappresenta l'immagine stilizzata dei primi vagoni con lo sfondo di Napoli e del Vesuvio.
Il progetto venne affidato all'ingegnere francese Armando Giuseppe Bayard de la Vingtrie con la supervisione di Ferdinando II di Borbone, allora re del Regno delle due Sicilie. I lavori iniziarono l’8 agosto 1838 e 13 mesi dopo fu terminato il primo tratto che aveva però un solo binario e prima dell’inaugurazione ufficiale ne venne aggiunto un secondo. Il primo convoglio che partì da Napoli era composto da otto vagoni e impiegò circa dieci minuti a percorrere i poco più di 7 chilometri. Per l'occasione, era presenta una rappresentanza dell’esercito reale e la banda della guardia reale.
I vagoni del convoglio vennero costruiti a Napoli, nello stabilimento di San Giovanni a Teduccio. Una parte del lavoro venne affidata a una piccola fabbrica napoletana, la Zino ed Henry, che eseguiva lavorazioni in ferro. Ferdinando, il quale ha avuto sentore delle difficoltà che ostacolano il progetto ferroviario, si consola alla notizia della partecipazione di un'industria partenopea, nella quale intravede un tassello di quel mosaico industriale che sogna di realizzare sul territorio del Regno.
La locomotiva a vapore, che fu chiamata “Vesuvio” proprio in onore della città di Napoli, fu venduta invece dalla società inglese Longridge Starbuck e Co.. Nei quaranta giorni successivi all’inaugurazione, oltre 85mila passeggeri viaggiarono sulla linea Napoli-Portici. Soltanto negli anni successivi negli altri regni italiani fu avviata la costruzione dei primi tratti ferroviari.

Il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa
Oggi è possibile ripercorrere la storia della ferrovia italiana, del suo design e dell'evoluzione storica ed estetica presso il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa. Situato nel quartiere San Giovanni a Teduccio tra Napoli e Portici, è costituito da sette padiglioni per un'estensione totale di circa 36.000 metri quadrati. Al suo interno ospita locomotive, locomotori, elettromotrici, automotrici e carrozze passeggeri. Il primo padiglione, nello specifico, accoglie i mezzi storici, a iniziare proprio dalla ricostruzione del primo convoglio della Napoli-Portici.

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myclaurette al marMomac di verona: APPUNTAMENTO CON LO STONE DESIGN per un ritorno alla materia naturale

26/9/2019

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E' iniziata ieri e chiuderà il 28 settembre Marmomac, la fiera internazionale che a Verona Fiere mette in esposizione ogni anno l'intera filiera che porta alla realizzazione di oggetti in pietra.
Incredibile passeggiare per le Avenue in mezzo a enormi pezzi di marmo, granito e altre tipologie di materiali grezzi per poi ritrovarli nei vari padiglioni sotto forma di sinuosi e ricercati oggetti di design. Ho avuto la possibilità quest'anno di partecipare alla 54a edizione di Marmomac, il Salone Internazionale del Marmo e della Pietra Naturale, e ne condivido brevemente l'esperienza. Anche per diffondere la conoscenza su fiere e saloni meno conosciuti ma ugualmente caratteristici per le loro peculiarità. In questo caso, interessante soprattutto per gli amanti del design e degli elementi naturali.
Tra quello che è possibile trovare a Marmomac ci sono pregiati marmi, graniti, pietre, agglomerati di marmo e installazioni di architettura e di design con la pietra (sotto solo un assaggio fotografico).
Molto interessante il padiglione 1, Naturality, una sorta di museo all'interno del quale è possibile ammirare oggetti di design realizzati da artisti di fama mondiale. Il progetto si è focalizzato sull’essenza materica della pietra, ovvero sull’appartenenza di questo materiale alla biosfera come elemento fondamentale della natura, attraverso il quale l’uomo ha dato forma al proprio habitat. Le infinite opportunità creative offerte dalla pietra per modellare luoghi, edifici e oggetti di arredo si ripropongono nelle visioni di architetti, designer e artisti italiani e internazionali. E lo scopo è anche "ecologico". Oggi più che mai, infatti, risulta importante riscoprire l’affinità primordiale con la materia naturale, rinsaldando l’alleanza dell’uomo con la natura stessa, arginando la pratica dello spreco e dando vita a una nuova cultura ambientale.
Ovviamente di minor impatto estetico le aree dedicate ai macchinari e alle tecnologie sempre più all'avanguardia per garantire processi di lavorazione della pietra sempre più precisi, efficienti e sofisticati, ma comunque di grande interesse. Non solo per la dimensione delle macchine stesse, ma per la scoperta di quello che c'è dietro al prodotto finale. Dal taglio, alla levigatura, c'è un mondo complesso e affascinante da scoprire. Molti i padiglioni (hall) dedicati agli operatori internazionali del settore. Per l'Italia spicca ovviamente la regione Toscana, ma grandi presenze da tutte le aree del Paese.

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settimana della moda: come e perche' milano e' diventata la capitale italiana del fashion

19/9/2019

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Ogni anno si svolge la Milano Fashion Week, riferimento nel mondo della moda e del design. Ma perché proprio Milano è ritenuta la città della moda italiana per eccellenza?
In questi giorni l'informazione di settore non fa altro che parlare della Settimana della Moda milanese, riferimento per il mondo del fashion mondiale, occasione per gli stilisti emergenti, vetrina per mostrare una Milano al passo con i tempi, che osa, che anticipa le tendenze.
Ma Milano è stata sempre la città della moda? No, e il primato spettava a un'altra realtà. Il percorso fatto dal capoluogo lombardo per arrivare sul primo gradino della moda italiana è stato lungo, tra coincidenze fortunate e una buona dose di capacità organizzativa e creativa, e lungimiranza. 
In principio c'è stato l'Ente Nazionale della Moda Italiana , fondato nel 1935 a Torino da un gruppo di imprenditori della città sabauda al fine di dare maggiore risalto alla qualità delle creazioni di moda italiana e una spinta all'economia del settore creativo e tessile. Anche grazie a questo impulso, e a una sempre maggiore coscienza delle potenzialità, tra il secondo dopoguerra e gli anni Sessanta si svolgono, soprattutto nelle città di Roma, Milano e Venezia, importanti eventi di moda. E' quello il periodo d'oro della manifattura toscana, con Firenze culla di sartorie di elevato valore e fucina di prestigiose produzioni. Non a caso proprio lì nasce, nel 1951, First Italian High Fashion Show , ovvero il primo evento che intendeva diffondere la cultura sartoriale "made in Italy", lo stile e la creatività tipica della tradizione italiana nel mercato nord americano. Un'occasione di incontro con i buyers statunitensi e di promozione dei prodotti più innovativi dell’alta moda italiana che faceva innamorare anche grazie alle produzioni cinematografiche girate a Cinecittà.
Nel tempo, comunque, le città della moda si erano comunque sempre diversificate i "compiti": Roma si era focalizzata principalmente sulle creazioni dell'alta moda, a Firenze continuava a primeggiare la moda sartoriale realizzata in esclusive boutique artigiane, Milano e Torino, grazie alla forte vocazione industriale del territorio, iniziavano a produrre abiti in serie sfruttando misure standard. Quella che poi divenne la moda prêt-à-porter. Nel 1958 nasce la Settimana della Moda di Milano, mentre a fine anni Sessanta MilanoVendeModa. Il capoluogo lombardo, infatti, iniziava a investire molto nel settore, spinto anche dal lavoro delle principali case editrici italiane che lì avevano la sede, e che dedicavano al tema della moda ampio spazio. Tante le riviste di settore che prendevano piede negli anni Sessanta e Settanta: Grazia, Amica, Vogue, Cosmopolitan e Annabella.
Durante gli anni Ottanta tutti i maggiori stilisti italiani iniziano a farsi conoscere a livello internazionale, arrivando a vestire star del jetset hollywoodiano: Valentino, Ferrè, Armani, Versace diventano dei veri e propri giganti dell’industria del fashion mondiale. Il loro fascino, l'innovazione, e lo spirito d'iniziativa della città hanno dato sempre di più un impulso irrefrenabile agli eventi della moda milanese, decretandone così a livello internazionale il primato di città glamour e modaiola. 

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Peter Lindbergh, il fotografo che ha rivoluzionato gli scatti di moda

5/9/2019

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FotoPeter Lindbergh con l'attrice Penelope Cruz
Uno dei più grandi esponenti della fotografia di moda al mondo: chi era Peter Lindbergh e cosa ha creato il suo estro artistico senza tempo.
Le sue creazioni fotografiche sono esposte nei maggiori musei del mondo e la sua visione "umana" più che patinata delle pellicole artistiche uscite dalla sua macchina sono un esempio emblematico di come anche nel mondo del fashion si possa rimanere con i piedi ben piantati a terra, esaltando la bellezza naturale e intrinseca di una persona. Sì, perché per Lindbergh la fotografia altro non è che la manifestazione su carta dell'umanità più profonda e sincera che si cela dietro un volto. Sui suoi set fotografici giungevano gli abiti più sfarzosi, le più affascinanti creazioni di moda del momento, beauty set da make up indimenticabili e tutto l'occorrente per lasciare senza fiato. Ma il fotografo polacco preferiva una t-shirt bianca, un paio di jeans, una camicia ampia, capelli e viso al naturale. E le fotografie risultanti, squisitamente in bianco e nero, erano l'essenza della bellezza e dell'eleganza. Quel bianco e nero riconoscibile, caratterizzato da neri profondissimi come il petrolio e la scala dei grigi con la grana inconfondibile della pellicola. Peter Lindbergh ha sempre continuato a usare la macchina analogica, consumando rullini su rullini. Non amava il digitale e le sue alterazioni. 
Il mondo della moda gli conferisce il grande merito di essere riuscito a liberare le donne da quello che lui stesso definiva "il terrore della perfezione". Un problema, soprattutto femminile, di non essere "abbastanza" di qualcosa: alte, magre, giovani, attraenti...

Le donne che ritraeva non erano statici e amorfi "manichini" su cui dipingere trucco e posare abiti, ma donne con una propria autenticità, con una personalità singolare, dinamiche e vive. A un occhio superficiale, i suoi scatti sembravano più foto di backstage che da copertina. Ma il merito e le gratificazioni di dipingere il mondo patinato in maniera più genuina non sono mancate, e anzi lo hanno reso firma fotografica immortale e riferimento indiscusso. 

Chi era Peter Lindbergh? Note biografiche
Peter Brodbeck (questo il suo vero nome) nasce a Leszno, in Polonia, ma è in Germania che si avvicina alla fotografia e lì inizia la sua formazione. E' assistente di Hans Lux finché non si trasferisce a Parigi, dove si avvicina al mondo della moda. A lanciarlo, Franca Sozzani, che lo considerava un maestro dotato di un talento esclusivo quando era ancora sconosciuto. Produce servizi per Vogue, Vanity Fair e Harper’s Bazaar e il fashion si interessa sempre di più ai suoi lavori. La sua mano emerge prorompente negli anni Ottanta, quando la direzione dello scatto di moda era quella di immagini piene, ricche, colorate. In contrasto con le sue personali ispirazioni al cinema, ai paesaggi industriali tedeschi, al realismo di Dorothea Lange e Walker Evans. Per questo lavora anche per testate come The New Yorker, Rolling Stone e il Wall Street Journal Magazine. 
Lavora con le modelle più richieste, da Christy Turlington, Naomi Campbell a Linda Evangelista, da Eva Herzigova, Cindy Crawford, Kate Moss a Stephanie Seymour, e le attrici più note, da Isabella Rossellini, Monica Bellucci, Uma Thurman a Penelope Cruz, Kate Winslet, Angelina Jolie e tantissime altre. 
Il suo ultimo lavoro, i ritratti per la copertina di Vogue Uk, realizzato con il contributo speciale di Megan Markle.

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90 anni di luisa via roma: storia di una piccola boutique fiorentina divenuta riferimento e-commerce del lusso

19/6/2019

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Da bottega di cappelli in via Roma a Firenze a piattaforma di successo per la vendita di prodotti del mercato del lusso mondiale: ecco la storia di Luisa Via Roma, che quest'anno festeggia 90 anni!
Mega eventi a Firenze per i primi 90 anni di Luisa Via Roma: in questi giorni il capoluogo toscano ha radunato le più acclamate top model, i maggiori brand del mondo del lusso e innumerevoli volti noti del fashion e dello show business planetario per celebrare la ricorrenza del marchio fiorentino. Nato con boutique di cappelli dai semplici propositi, oggi Luisa Via Roma è sinonimo di piattaforma e-commerce dei più prestigiosi marchi esistenti, riferimento per l'effimero quanto accecante sistema del lusso mondiale.

La storia del marchio Luisa Via Roma
Tutto ha inizio alla fine degli anni Venti, quando la francese Luisa Jaquin apre una bottega di cappelli in paglia a Parigi, insieme a suo marito fiorentino Lido Panconesi. Persi tutti gli averi con il gioco, i due fuggono in Brasile in cerca di fortuna e, dopo averla maturata, decidono di trasferirsi proprio a Firenze. Una città da sempre aperta alle sperimentazioni stilistiche e brulicante di amore per la moda. E' proprio qui, in via Roma precisamente, che Luisa apre il suo negozio di cappelli. Il marito la sprona ad aprirsi al mondo della moda a tutto tondo, e così gradualmente il business della donna si sposta anche verso il confezionamento di abiti da signora. Nonostante le buone vendite e i risultati raggiunti, la coppia vende la fabbrica di abiti nel 1968, ma l'ingresso del loro nipote, Andrea, porta una ventata di novità. A Parigi, scopre uno stilista giapponese fortemente all'avanguardia, Kenzo. Il designer presenta la sua prima collezione (autunno/inverno 1968/69) nella boutique della casa fiorentina. A quei tempi molti dei grandi brand di oggi stavano muovendo i  loro primi passi nel mondo della moda, quando entrano a far parte della selezione di Luisa Via Roma.
Negli anni Ottanta, il marchio diviene punto di riferimento per gli amanti del mondo del lusso, tra le boutique del settore più apprezzate al mondo
. Panconesi e i suoi buyers assistono con viva passione alle sfilate di  Parigi, New York, Londra e  Milano per selezionare i capi più chic e all’avanguardia dei migliori designer internazionali. 
A inizio 2000 viene lanciata invece la piattaforma e-commerce luisaviaroma.com, per incontrare le crescenti richieste dei clienti esigenti ma lontani fisicamente. Da allora, la sua visione aziendale è quella visionaria e avanguardista che la ispirò fin dalla scoperta di un maestro della moda come Kenzo. Il brand è infatti costantemente alla ricerca di stilisti emergenti e designer creativi che lascino il segno. Importanti ed efficaci le collaborazioni commerciali condotte nel corso degli anni Duemila, nella direzione del "marketing empirico", ovvero offrire esperienze oltre che prodotti. In particolare, a partire dal 2008-2010, il brand punta alla eco-compatibilità, a partire dagli allestimenti delle vetrine alla strutturazione degli store, abbracciando sempre l'idea di un coinvolgimento del cliente, una interattività che vada oltre la semplice fruizione passiva. 

Lo store online ha ospitato e ospita capi di alta moda per uomo, donna e bambino (ma ci sono anche le voci beauty e casa) disegnati da nomi altisonanti, da Alexander McQueen, Balmain, Chloé, a Dior, Dsquared2, Dolce & Gabbana, da Givenchy, Lanvin, a Roberto Cavalli, Saint-Laurent, ma anche creazioni di designer creativi e all’avanguardia su cui puntare per il futuro.

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h&m e le collaborazioni con stilisti e designers: come il low-cost sposa l'alta moda

6/6/2019

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FotoAlcune delle capsule collections di stilisti di alta moda per H&M
H&M continua a stupire: da Karl Lagerfeld a Giambattista Valli, ecco la storia delle partnership con stilisti e designers di alta moda che portano le grandi firme del fashion nel mondo comune.
Tutto ebbe inizio nel 2004, quando Karl Lagerfeld ideò per H&M una capsule collection che andò a ruba e cambiò le regole rigide di low cost da un lato e alta moda dall'altro, mischiandole e permettendo anche a persone comuni di indossare capi di firme prestigiose a prezzi contenuti. Le vendite andarono alle stelle grazie a t-shirt da 17 euro con la sagoma del volto di Lagerfeld, camicie dal colletto rigido, jeans skinny, choker di raso nero e giacche di paillettes. Tutto esaurito in poche ore dal lancio mondiale.
Stesso destino per i capi e gli accessori delle successive collaborazioni (con una eccezione nel 2008).
Il 2005 è stata la volta dell'inglese Stella McCartney, che firmò una collezione di circa 40 capi per la stagione autunnale. Si trattava di abiti e borse dallo stile molto minimalista, tinte unite e design discreto ed elegante.
Nel 2006 fu la coppia di designers Viktor & Rolf a creare la propria linea per il marchio svedese. Abiti da donna e da uomo eleganti, quasi da cerimonia, lanciati per la stagione autunnale da uno spot che vedeva protagonista una sposa e ben due sposi ("I love you" - "I love you T(w)oo").
Nel 2007 invece il primo italiano, Roberto Cavalli, che firma una linea molto aggressiva e certamente riconoscibile del suo stile distintivo e delle fantasie animalier che lo hanno reso noto: 20 da uomo e 25 da donna, completi di accessori e lingerie. 
Alternativa e asimmetrica, con ruches e arricciature, nel 2008 esce la linea per H&M di Comme des Garçons, casa di moda giapponese. Interessanti gli abbinamenti e sicuramente evidente lo stile orientale delle proposte.
Anche a causa della crisi finanziaria del 2008, la collaborazione con Jimmy Choo del 2009 fece registrare un rallentamento delle vendite dei famosi tacchi a spillo dell’allora designer della griffe di calzature Tamara Mellon e dei suoi stivaletti a rete. Ne uscì un pò meglio, ma senza fare boom, Matthew Williamson, con i suoi abiti foulard dal taglio in sbieco.
Colore e tanta estrosità per la capsule collection estiva di Lanvin del 2010. La collezione, molto apprezzata, andava dagli abiti con ruches di ispirazione couture, alle giacche in eco-pelliccia e alle t-shirt grafiche, fino a scarpe con tacco a spillo e coloratissimi gioielli.
Con i suoi mini-dress color oro lucido, le bandane in latex nere, i pantaloni a stampa tropicale e i trench di pelle, la collezione di Versace nel 2011 fu un successo di proporzioni enormi, tanto che il sito H&M si bloccò nel giro di pochi minuti.
Al contrario, alcune collezioni si sono dimostrate troppo di nicchia finendo con l’attrarre solo una più ristretta fetta di mercato: pensiamo alle stampe grafiche o ai gioielli importanti creati da Marni nel 2012, o ai jeans strappati e i body trompe l’oeil firmati Maison Martin Margiela lo stesso anno. 
Con le sue felpe grigie semplici, foulard in stile boho, gli stivali di camoscio con frange, la linea della designer francese Isabel Marant del 2013 fu un mix di stile chic ma rilassato, tra etno e metropolitano, non solo per donna, ma per la prima volta anche per uomo e bambino.
Con Alexander Wang nel 2014 tornò il grande successo, grazie a felpe con cappuccio, camicie da baseball e guantoni da boxe che videro in Missy Elliott il volto promotore della collezione. 
Mentre l'anno seguente, Kylie Jenner e Rihanna fecero da fan e supporter della collezione di Olivier Rousteing composta da mini abiti elettrizzanti e ultra preziosi pensati per le social influencer. Mentre la top model Gigi Hadid scese in passerella per la collezione 2015.
Carol Lim e Humberto Leon di Kenzo nel 2016 non furono da meno con la loro offerta composta da leggings zebrati, maglioncini a stampa leone e gonne leopardate, il tutto accompagnato da una compagna pubblicitaria con Iman e Chloë Sevigny.
E' stata poi la volta di Erdem nel 2017, con una collezione di camicette bianche vittoriane, abiti di seta e stampe di fiori selvatici.
Fantasie ed estro, con Jeremy Scott che nel 2018 porta la gamma dei colori di Moschino, e tutta la sua stravaganza, negli store del colosso di abbigliamento low cost svedese. A impersonare questo spirito, Gigi Hadid. 
Quello di Giambattista Valli, per l'anno in corso, è stato un debutto davvero travolgente. Pre collezione a ruba quella dello stilista italiano, famoso per il proprio brand con sede a Parigi, grazie anche a una marcata campagna di comunicazione con testimonial di spicco come Kendall Jenner, Chiara Ferragni, Bianca Brandolini, Chris Lee e Ross Lynch, che hanno indossato i primi look della collezione sul tappeto rosso del gala dell'amfAR a Cannes. Si trattava degli outfit della pre-collezione, mentre il lancio della collezione completa è previsto per il 7 novembre 2019. 

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Packaging Première, a milano la terza edizione della fiera dedicata al packaging per il lusso

30/5/2019

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FotoL'ingresso a Packaging Première a Fieramilanocity
Si è appena conclusa a Milano la terza edizione di Packaging Première, importante punto di riferimento per i professionisti del packaging di lusso. Cosa abbiamo visto durante la nostra visita.
Milano è universalmente riconosciuta come la città della moda e del design e un appuntamento come Packaging Première non poteva certo mancare. Si tratta di una fiera dedicata ai professionisti del packaging di alta gamma (non è dunque consentito l'ingresso ai privati) che quest'anno, dopo la prima edizione al The Mall, è stata ospitata per la seconda volta all'interno degli spazi di Fieramilanocity dal 28 al 30 maggio. 
Negli ultimi anni l'attenzione nei confronti della shopping experience, a tutti i livelli, è diventata sempre più cruciale e, dati alla mano, l'impatto di un packaging ricercato, curato e dal forte impatto visivo è risultato veramente rilevante negli indici di gradimento del pubblico, motivo per il quale il mondo del lusso non può far altro che mettersi in ascolto e rispondere, anzi, il più possibile anticipare e sorprendere. 
Packaging Première è una fiera settoriale, contenuta nelle dimensioni, ma ricca in termini di offerta. Gli spunti sono davvero moltissimi; ovviamente gli aspetti che vengono maggiormente fuori sono la ricercatezza spinta e l'alta qualità dei supporti e dei materiali utilizzati per le varie realizzazioni. 
La nuova frontiera comunque, anche nel packaging, è composta da due parole d'ordine: personalizzazione estrema e sostenibilità. Tutto in nome di un valore estetico che rimane, tanto più nel lusso, irrinunciabile, ça va sans dire. In tema sostenibilità, abbiamo notato Anydesign, azienda specializzata in shopping bag prodotte con materiali etici e certificati tra i quali per esempio la fibra di cocco (v. foto). 
Il numero degli espositori è stato ulteriormente in crescita rispetto alle prime due edizioni: l'anno scorso 200 aziende da 12 diversi paesi e 4.800 visitatori; quest'anno le aziende partecipanti sono arrivate a quota 242 e anche la rosa dei paesi stranieri si è arricchita. 
Packaging Première è una interessantissima occasione di incontro tra professionisti del settore, tre giorni nei quali è possibile condividere punti di vista, scambiare opinioni e idee, fare business ovviamente e, non ultimo, elaborare nuovi spunti creativi e nuovi concept scoprendo le nuove tendenze e le nuove frontiere di un mercato che è sempre in movimento e in continua trasformazione e che pretende sempre di più. 
Interessanti anche i cicli di conferenze organizzate nel corso delle tre giornate. Molto carino il corner riservato al progetto del Politecnico di Milano che ha coinvolto gli studenti del Dipartimento di Design, main partner insieme a Esxence – The Scent of Excellence. Di grande impatto l'esposizione d'arte e design, che quest'anno racconta il tema della Metamorfosi, ovvero della trasformazione che possono subire materiali quali il legno, la plastica, il vetro per rivivere in forme nuove, che accoglie i visitatori all'ingresso e che li cattura nuovamente all'uscita. 

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moda fur-free: aziende pioniere e nuovi seguaci che hanno adottato lo stop alle pellicce

23/5/2019

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FotoLogo della Lav (Lega italiana Antivivisezione)
Da Stella McCartney, pioniera dell' "animal free" alla recente notizia di Prada che abbandona le pellicce dal 2020: ecco come la moda si converte alla politica animalista.
La tematica è di grande attualità, in quanto è delle ultime ore la notizia del colosso italiano della moda, Prada, che adotta la politica del "fur-free", ovvero niente più pellicce nelle sue creazioni di moda a partire dal 2020. L'attenzione globale in questa fase storica è infatti molto orientata alle scelte ecosostenibili e ambientaliste, influenzando inevitabilmente i diversi comparti dell'economia, moda compresa. Tanti marchi del fashion, anche veri e propri colossi, si sono con il tempo "convertiti" a scelte più rispettose del mondo animale e della natura in generale, ma ce ne sono alcuni che hanno fatto di questi valori dei caratteri distintivi, a partire da tempi non sospetti. Prima su tutti la stilista Stella McCartney, ambientalista e vegana convinta, che non ha mai fatto utilizzo di materiali di origine animale e si è sempre battuta per queste cause (tra cui le campagne a fianco della Peta "People for the Ethical Treatment of Animals). Ma a nascere animal free ci sono marchi che già nel nome esprimono bene il concetto, su tutti Save the duck. 
​Negli ultimi anni, comunque, il passo più lungo fatto verso uno scenario "animal free" è quello di seguire la politica del "fur free", ovvero niente più pellicce. Lo hanno fatto, negli ultimi anni, Armani (dal 2016), Gucci (dal 2017), ma anche Jean Paul Gaultier, John Galliano, Versace, Hugo Boss, Burberry, Michael Kors, Furla, Diane von Furstenberg, Ralph Lauren, Calvin Klein, e altri operatori del settore moda, come il leader mondiale dell’e-commerce d’abbigliamento Ynap (Yoox Net-A-Porter-Group) e, ultimamente, anche la Fashion Week di Londra. Alla lista si è recentemente aggiunto Prada, che dal 2018 aveva comunque già ridotto di molto l’utilizzo di pellicce per le collezioni.
Chi è particolarmente interessato all'argomento, può trovare sul sito della Lav (Lega italiana Antivivisezione), nella sezione Animal Free, l’elenco dettagliato dei brand che hanno aderito agli appelli delle associazioni ambientaliste internazionali. Le aziende sono classificate anche tramite uno speciale tipo di valutazione, in base al tipo di impegno sostenibile: rinuncia all’utilizzo di pelliccia, piume, seta e pelle, lana (il rating va da V, VV, VVV fino a VVV+).

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idee regalo estate 2019: ecco 6 oggetti ispirati alle serie tv di maggiore successo

16/5/2019

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Alla ricerca di un regalo originale? Ecco alcune proposte davvero simpatiche per chi ama le serie tv e non solo.
Questo post di oggi nasce dal fatto che stanno letteralmente spopolando oggetti a tema serie tv. Un pò perché in questo periodo queste produzioni stanno riscuotendo davvero molto successo, un pò perché il mercato cerca sempre appigli originali da trasformare in tendenza. In questo caso, ci siamo divertite a trovare alcune proposte che faranno impazzire gli amanti di serie tv come Game of Thrones, Stranger Things e Friends. Le serie tv infatti hanno acquisito un ruolo piuttosto importante nel quotidiano di molti, questo anche grazie a servizi streaming come Netflix, Sky e Amazon Prime che, oltre a produrre originali di tutto rispetto, caricano intere stagioni da poter letteralmente..."divorare".

Infradito Havaianas di Game of Thrones
Gli amanti di Game of Thrones porteranno sempre con sé la loro serie preferita con le nuove flip flop Havaianas. Tre i modelli disponibili: Ghiaccio e Fuoco, che combina i sigilli delle due case unendo ghiaccio e fuoco per i fans di Jon Snow e Daenerys Targaryen; Il Trono di Spade, per chi ama i giochi di potere con la stampa del tanto agognato Trono; La mappa di Westeros, modello che riporta l'iconico simbolo di Game of Thrones, la mappa del continente che da sempre vede imperversare battaglie e scontri.

Dragone gonfiabile per il mare Game of Thrones
Dopo la tendenza degli ultimi tempi che vedeva spiagge di mezzo mondo invase da gonfiabili a forma di fenicotteri rosa, ecco che l'estate 2019 porta una new entry: il dragone di Game of Thrones. Cavalcando l’onda del successo della serie cult in onda su Sky, l'oggetto è realizzato in due versioni: il drago di ghiaccio e il drago di fuoco, proprio come quelli presenti in GoT.

T-shirt e felpa H&M di Friends
Facendo un salto nella catena di abbigliamento H&M è possibile trovare diversi modelli di t-shirt dedicate alla storica serie tv Friends. Dalla total white ampia con la semplice scritta a quella con la stampa della foto più classica del gruppo di amici newyorkesi. E' possibile trovare anche la felpa con cappuccio a tema.

Collezione mare H&M di Stranger Things
Disponibile a partire dal 23 maggio negli store e online, questa capsule collection donna e uomo omaggia la fortunata serie giunta alla terza stagione. La collezione mare comprende T-shirt, pantaloncini, tutine, costumi interi e bikini e diversi accessori che vanno dalla visiera alle ciabattine in plastica, un omaggio in generale agli iconici anni Ottanta che fanno da scenario a Stranger Things. 

Mega set Lego di Stranger Things
Direttamente dalla serie successo di Netflix, Stranger Things, 75810 – The Upside Down, ovvero il grande set Lego con ben 2287 pezzi che riproduce la casa di Joyce Byers in una struttura doppia: è riprodotta non solo l’abitazione del mondo reale ma anche il "sottosopra" con la possibilità di ruotare le due parti grazie al perno fornito dagli alberi. In vendita da questo giugno online e negli store Lego, è sorprendente per la massima cura di ogni più piccolo dettaglio.

Fotocamera Polaroid di Stranger Things
In vendita da questo giugno la nuova fotocamera Polaroid 
OneStep 2 Stranger Things Edition, un’edizione speciale e limitata. Diversi i riferimenti alla serie tv: la macchina non ha più il classico colore bianco e nero, ma blu scuro che riprende le atmosfere misteriose che caratterizzano la serie, mentre le scritte sono riportate capovolte nella parte frontale del corpo macchina. Stesse caratteristiche tecniche di base della fotocamera che presenta però un flash più grande, sviluppato dal laboratorio nazionale di Hawkins dove è girato Stranger Things. Sono inoltre proposti sedici frame di pellicole dedicati alla serie in tiratura limitata all’interno del pacchetto di pellicole.

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sandali con la zeppa tra le tendenze estate 2019: la storia di una scarpa iconica

9/5/2019

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FotoModelli che hanno fatto la storia della calzatura in esposizione al Museo Salvatore Ferragamo, Palazzo Spini Feroni di Firenze
Sandali ed espadrillas sì, ma con la zeppa per questa estate 2019! Ecco brevi cenni storici relativi a un dettaglio moda diventato iconico.
Scarpe scarpe scarpe!!! Per alcune donne sono una vera ossessione. In effetti si tratta di un accessorio cult che, nel corso della storia, è stato declinato in una così ampia varietà di modi che si potrebbero riempire innumerevoli scarpiere (e pagine di blog). Se ben scelto in base allo stile e all'occasione d'uso, un paio di scarpe può davvero trasformare anche il più semplice e lineare dei look o, al contrario, smorzare una mise particolarmente eccentrica. Tra le tendenze moda di questa estate 2019 spopolano i sandali e le espadrillas con la zeppa, ma probabilmente ne avrete già almeno un paio perché, come succede spesso con la moda, le tendenze sono cicliche e, quasi sempre, ritornano. E' quello che nel corso della storia è successo alle calzature con la zeppa, ovvero quelle calzature caratterizzate da un tipo di suola che solleva tutta la scarpa e ne sostituisce anche il tacco. Comodità quindi, ma con il giusto slancio! 

Cenni storici delle calzature con la zeppa
Dagli Egizi ai Romani
Le origini di questo tipo di calzatura risalirebbero all’antico Egitto quando non erano le donne ma gli uomini a servirsene. Testimonianze giunte fino a noi provano che fossero in particolare i macellai a indossare le zeppe con lo scopo di evitare che, lavorando, il piede venisse a contatto con il sangue. Anche nell'antichità classica si trovano esempi di calzari dotati di zeppa. Il coturno era proprio una calzatura consistente in una sorta di sandalo di legno dalla suola spessa, allacciato al piede o al polpaccio, che veniva utilizzato dagli attori, in particolar modo tragici, per fare in modo che risultassero maggiormente visibili dal pubblico. Considerati non di bell'aspetto, questi sandali venivano però nascosti dalle lunghe vesti. Non erano quindi considerati come ornamenti ma come strumenti utilizzati al puro scopo di accrescere la statura di chi li indossava. Nella Roma Imperiale diventeranno invece un vezzo femminile; le matrone romane ne indossavano di molto alti, arrivando a superare anche i 15 cm di altezza.
Rinascimento 
​Le zeppe col passare del tempo sono andate poi estinguendosi per ripresentarsi sotto forma di pianelle con l'avvento del Rinascimento. Molto popolari a Venezia e in Spagna, erano inizialmente utilizzate sia dagli uomini (tutte chiuse e più basse) sia dalle donne (generalmente aperte sul tallone, molto alte, talmente alte che per camminare era necessario in molti casi il sostegno di due ancelle). Il ceto sociale passava anche dalle scarpe. I materiali utilizzati (broccati e sete pregiatissime per i ceti più alti), le decorazioni, l'altezza stessa, erano un chiaro messaggio di appartenenza sociale. Quando anche le cortigiane cominciarono a sfoggiare pianelle molto alte, attratte dal fascino erotico che conferiva il camminare a certe altezze, le donne di classe sociale agiata passarono a pianelle molto più basse.  
Le pianelle continuarono ad essere utilizzate fino alla fine del XVII secolo quando la zeppa venne gradualmente sostituita dal tacco unico posteriore, già molto amato a Parigi, città che nel frattempo stava diventando la nuova capitale europea della moda. 
Gli anni Trenta e Quaranta del Novecento
Negli anni '30 e ancor più negli anni '40 del Novecento sarà un ciabattino di Bonito, paesino in provincia di Avellino, a riportare in auge la zeppa inventando quella che ancora oggi è considerata una delle creazioni artigiane più originali e innovative del made in Italy, sto parlando di Salvatore Ferragamo, il calzolaio dei sogni, come viene definito. La guerra del 1939 fu un duro colpo per l'allora fiorente attività di Salvatore Ferragamo che, da calzolaio di un piccolo paese del Sud Italia, era ormai diventato un'affermata realtà imprenditoriale internazionale. Con la guerra e le sanzioni economiche imposte nel 1936 dalla Società delle Nazioni il commercio estero di Ferragamo si arrestò di colpo e, ancor peggio, i materiali di alta qualità dei quali si serviva per lavorare scomparvero dal mercato. Improvvisare ingegnandosi fu l'unica soluzione possibile e fu da questa crisi che nacquero, ispirate da un pezzo di sughero sardo, le ormai iconiche zeppe Ferragamo. Le scarpe che Salvatore aveva realizzato fino a quel momento prevedevano la presenza di un sistema di sostegno dell'arco plantare costituito da una lamina di acciaio di ottima qualità, leggera e flessibile: il cambrione. Verso la fine del 1936, però, l'acciaio migliore fu requisito per la guerra in Etiopia e quello scadente si spezzava senza riuscire a sostenere il peso. Fu così che: "Una domenica mattina, inquieto e preoccupato, andai a Palazzo Spini Feroni e mi misi al tavolino a fare degli esperimenti. (...) Era quasi ora di pranzo, a malincuore misi da parte il materiale e stavo per alzarmi e andare a mangiare quando un pensiero improvviso mi balenò in mente. Perché non riempire tutto lo spazio dal tallone all'avampiede? (...) Cominciai a fare delle prove con pezzi di sughero sardo, pressando, incollando, aggiustando e rifinendo finchè l'intero spazio tra la suola e il tacco fu riempito. Finalmente terminai il primo paio: le prime scarpe col tacco a zeppa del mondo moderno - altrimenti dette lifties, come gli americani preferirono chiamarle dopo che Manuel Gerton inventò questo nome. Per un po' rimasi a guardarle: certo erano insolite, per non dire rivoluzionarie, ma mi sembrarono belle. Mi alzai e me le misi in tasca, come prova per giustificare il mio ritardo a pranzo. Poi feci ritorno a casa." (da Il calzolaio dei sogni - Autobiografia di Salvatore Ferragamo_Skira Editore)
La prima cliente alla quale Salvatore Ferragamo mostrò la sua nuova creazione fu la duchessa Visconti di Modrone la quale, inizialmente molto delusa e incredula, ne fu poi entusiasta. In breve, nel giro di poche settimane, divenne il modello più venduto. Nel 1937 fu brevettato.
Gli anni '40 furono dominati dalla presenza delle zeppe Ferragamo che nei successivi anni '50 furono  sostituite dal tacco a spillo firmato Dior. 
Il ritorno negli anni '70 e '90
Le zeppe torneranno poi negli anni '70 e ancora negli anni '90, segnando fortemente lo stile di molti artisti del panorama musicale di quegli anni. Dalla zeppa in sughero a quella trasparente, dalla zeppa geometrica a quella a sospensione, la creatività e l'ingegno di Ferragamo restano comunque indissolubilmente legati a questo tipo di calzatura che continua a essere reinventata negli anni senza perdere mai il suo fascino. 

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festa della mamma 2019: 10 idee regalo tra moda e design

2/5/2019

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Cosa regalare a una mamma che ama gli oggetti di design e le creazioni di moda? Ecco le nostre 10 proposte, per differenti budget.
La festa della mamma è alle porte. Domenica 12 maggio 2019 si festeggiano le donne che svolgono il delicato quanto prezioso compito di madri e, in molti casi, questa ricorrenza è accompagnata da un regalo appositamente pensato, o comunque da un piccolo pensiero che semplicemente sottolinei il valore che una madre ha nella propria famiglia e nella società in generale.
Se sei alla ricerca di un regalo a tema moda e design ma non hai idea di cosa comprare, puoi prendere spunto dalle nostre idee e magari trovare l'ispirazione! Che tu debba scegliere fra un paio di orecchini o un oggetto di design per la casa, ecco alcuni consigli che arrivano direttamente dalle tendenze del momento. I brand di moda hanno infatti in molti casi realizzato delle collezioni ad hoc, ma ci sono anche alcuni prodotti sempre utili e apprezzati dalle mamme, che rispondono a diverse esigenze di budget.

O Bag, creazioni per il mare in packaging ecologico
Per le mamme che amano viaggiare e sono sensibili al tema dell'ecologia, le nuove scarpe a marchio O Bag sono una soluzione molto interessante per il regalo del 12 maggio. Tutte le calzature della collezione summer 2019, delle linee O shoes e O slippers, sono carine, colorate e versatili, e in più sono vendute in un packaging derivato dalla lavorazione della canna da zucchero. Bello ed eco-chic, il nuovo sacchetto è comodo sia per trasportare le scarpe, sia da usare come zainetto da spiaggia. www.obag.it/

Gioielli Swarovski per la festa della mamma con la campagna #followyoursun
Sotto l'hashtag #FollowYourSun, la campagna Swarovski per la festa della mamma 2019 è un vero tripudio di luce e riflessi scintillanti. Ispirata al legame fra madre e figlio, la serie di gioielli, che include le collezioni North, Originally e Sunshine, è ricca di particolari. Non mancano cristalli, forme inedite e punte di oro rosa, a offrire il sempre apprezzato romanticismo ed eleganza senza tempo. #FollowYourSun

Benetton, camicia bianca per tutti gli outfit
Se c’è un capo del quale non si può fare a meno per la bella stagione è sicuramente la camicia bianca, declinata nelle diverse varianti. Che sia a manica corta, lunga, a tre quarti oppure caratterizzata da maxi volumi e linee dritte in stile maschile, si tratta di un capo piuttosto semplice (e sicuramente apprezzato) da regalare a una mamma. Si può fare un salto da Benetton per trovarne in diversi modelli, e a prezzi comunque contenuti. Da abbinare con un paio di pantaloni crop e un paio di sneakers per il tempo libero oppure, per il lavoro, con pantaloni a sigaretta e un paio di mocassini.

Etro, la pochette RSVP in limited edition per celebrare le mamme
Per le mamme attente alla moda e ai dettagli glamour, la pochette RSVP in limited edition di Etro ispirata alla Sfilata Donna Autunno - Inverno 2019/2020 realizzata in tessuto jacquard con l'iconico motivo Paisley e impreziosita da impunture a contrasto è assolutamente perfetta! Dopo essere andata sold out in brevissimo tempo qualche mese fa, è tornata disponibile on line su www.etro.com con una nuova bellissima parola: MAMMA. 158 €

Maman & Sophie, i gioielli artigianali creati da una mamma innamorata della sua bambina
I gioielli di Maman & Sophie sono perfetti per l'occasione già nel nome! Nascono dall'amore di una mamma per la propria figlia e per la vita. Le collezioni sono tante e tutte molto belle: ispirate alle fiabe, alle stelle, al mondo animale, ci sono poi le immancabili letterine... insomma ce n'è davvero per tutti i gusti e per tutte le tasche. Una bella storia da raccontare e bellissimi gioielli da condividere. www.mamanetsophie.it

Villeroy & Boch, bellissimi vasi per fiori bellissimi
Avere dei fiori freschi in casa fa sempre piacere, colorano gli ambienti, li rendono accoglienti e portano tanto buonumore. Non passano mai di moda! I vasi di Villeroy & Boch sono bellissimi, declinati in stili e misure diversi e a prezzi accessibili. Da regalare nella maniera classica, con una bella confezione regalo o, idea più originale, da far trovare già posizionato in casa con all'interno i suoi fiori preferiti e un bellissimo biglietto! Perfetto per le mamme romantiche... (clicca per vedere la collezione di vasi V&B)

H&M, borse circolari in paglia per tuffarsi nell'estate con stile e leggerezza
Per le mamme pratiche e ricercate le borse in paglia sono perfette: leggere e bellissime! Per questa primavera - estate 2019,  H&M ne propone diversi modelli, da portare a tracolla o a mano, tutti perfetti per il mare, per essere sempre al top senza rinunciare alla comodità! € 29,99

Fornasetti, il regalo perfetto per le mamme che amano le arti decorative e il design
Le ceramiche della storica collezione "Tema e Variazioni" di Piero Fornasetti ispirate al volto di Lina Cavalieri sono un meraviglioso inno alla bellezza e all'ironia che può esprimere un volto femminile. Ogni piatto di pregiata ceramica è un vero pezzo da collezione. Un grande regalo senza tempo, l'ideale per una mamma esteta, che ama l'arte e il design. 

Excélsa, la linea dedicata a Wonder Woman è Super!
Tutte le vere mamme sono come Wonder Woman! La linea di Excélsa dedicata alla supereroina è perfetta per un regalo spiritoso e grintoso. La collezione è veramente vastissima, potete trovare piatti, tazze, bicchieri, ma anche il lunch box, la borsa termica, la lavagnetta magnetica, le tovagliette per la colazione e addirittura lo zerbino. I prezzi sono super accessibili. www.excelsa.it

Legami, per un regalo divertente e colorato
Sul sito di Legami Milano c'è davvero l'imbarazzo della scelta. Con l'iniziativa SUPER MUM! lanciata in occasione della Festa della mamma 2019, potrete scegliere tra tante idee regalo uniche e originali e ricevere un bellissimo Free Gift. Basta effettuare una spesa minima di 10 €. www.legami.com  

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l'intervista - aldo sacchetti: il giovane artista si racconta dopo il successo dell'uscita del libro "l'alfabeto della moda"

18/4/2019

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FotoAldo Sacchetti a lavoro
Intervista ad Aldo Sacchetti: il giovane e talentuoso illustratore e fashion designer italiano si racconta tra prestigiose collaborazioni e l'uscita del volume "L'alfabeto della moda" di cui ha curato i disegni.
L'abbiamo potuto scoprire (e apprezzare) tramite il suo profilo Instagram. Un giorno, per caso. Un giovane ragazzo quasi sempre con la testa chinata su un foglio da disegno con matita alla mano e sguardo concentrato. Un susseguirsi di immagini che ritraggono le sue creazioni, le sue "creature", frutto del suo estro artistico e della sensibilità creativa che lo ispira. E da allora l'abbiamo seguito sul social, ammirando le sue coloratissime e intense piccole opere su carta.
25 anni, di Reggio Calabria ma trasferitosi a Roma per lavoro. Tra le sue più importanti collaborazioni ci sono colossi della moda come Bulgari e Fendi, oltre a diversi brand in altro ambito, da cui viene convocato come illustratore ad eventi e inaugurazioni in tutta Italia. Partecipa a fiere di settore, con live drawing e painting. Poi l'uscita del volume edito Carocci Editore, "L'alfabeto della moda", scritto dalla talentuosa Sofia Gnoli contenente le sue bellissime illustrazioni. Libro che abbiamo poi preso il libreria e recensito, perché frutto di una interessante collaborazione e di un progetto che ci è piaciuto molto, semplice quanto efficace.
E così perché non proporgli un'intervista? Ci siamo chieste. Parlare di giovani talenti è sempre un piacere, raccontare la loro storia, come sono giunti a coronare i loro sogni nel cassetto, chiedergli cosa si aspettano dal futuro e come vorrebbero veder evolvere il proprio destino. E così, senza tante esitazioni l'abbiamo contattato per proporgli la cosa. Aldo Sacchetti si è dimostrato da subito entusiasta. Appuntamento telefonico, una chiacchierata informale, e tante informazioni e curiosità scaturite. 
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Ciao Aldo, piacere e grazie per aver accettato la nostra intervista. Quando è nata la tua passione per il disegno e che percorso hai fatto per diventare un illustratore?
<<Il disegno è parte di me, da sempre. Ricordo che da bimbo disegnavo sempre, soprattutto cuori, prova tangibile dell'animo romantico che ancora mi contraddistingue. Ho frequentato il Liceo Classico a Reggio Calabria ma da subito ho sentito forte la passione per il disegno e ho deciso, a studi terminati, di andare a Roma per seguire l'Accademia Internazionale d’Alta Moda “Koefia” e successivamente ho frequentato un Master. La formazione dell'Accademia è stata più specificamente legata al mondo della moda, io invece nutrivo il desiderio di spaziare e continuare a studiare e arricchirmi, motivo per cui mi sono focalizzato anche sul fumetto e sull'illustrazione>>.
Hai potuto contare sul sostegno della famiglia?
<<Mia madre in particolare mi ha sempre supportato, credendo in me profondamente. A lei devo tanto, rappresenta per me un caposaldo, tanto da richiamare la sua figura anche nei miei disegni. Posso dire in generale di essere fortunato perché non sempre si può far affidamento sulla propria famiglia in lavori non proprio "ordinari" come il mio>>.
Quando hai capito che la tua passione sarebbe potuta divenire un vero e proprio lavoro? 
<<Sono ben consapevole che l'illustrazione spesso possa rimanere relegata al puro ambito dell'hobby e della passione "casalinga". Non è un mondo facile. In realtà la svolta l'ho avuta grazie ai social, a Instagram in particolare. E' sulla piattaforma, infatti, che sono stato notato per la prima volta da una persona che ha apprezzato i miei lavori e mi ha coinvolto in un lavoro remunerato. Poi è arrivata una seconda commissione, una terza e da lì mano a mano ho capito che la cosa funzionava. Ho acquisito allo stesso tempo sempre più fiducia. Diciamo che i miei disegni si sono poi fatti strada da soli>>.
​Non fosse andata bene, hai mai pensato a un "piano B"?
<<Con il carattere deciso che mi ritrovo, non ho mai pensato a un'alternativa a quello che amo fare. Forse avrei intrapreso un nuovo corso di studi. Per un periodo ho anche fatto qualche altro lavoro, ma la sensazione che provavo era quella di togliere tempo a quello volevo realmente fare. Come se qualcosa di interiore mi richiamasse all'ordine dalle "distrazioni". Sono spinto da una passione molto forte che, insieme alla costanza, con il tempo portano i risultati sperati>>.
Parliamo del tuo rapporto con il disegno: quanto vale l' "allenamento" per un disegnatore?
<<La mano di un disegnatore va sempre allenata: più disegni più sai disegnare e hai idee. Ma di questo non mi posso proprio lamentare. La mia non è mai ferma. Ora il lavoro si è molto intensificato, disegno tantissimo per commissioni. Mi manca infatti il tempo per creare qualcosa di fantasia, che soddisfi semplicemente la mia ispirazione insomma. Non a caso porto sempre con me, ovunque vada, un blocco degli schizzi, matita, gomma pane e il mio set di acquerelli>>.
Da cosa trai ispirazione per le tue illustrazioni?
<<Ho già parlato di mia madre, che porto sempre con me anche nelle creazioni. Il mio background espressivo comprende i disegni di Walt Disney (la mia infanzia e il mio eterno amore), le ispirazioni provenienti dal teatro, dal cinema (Tim Burton e Paul Thomas Anderson nello specifico) e dalla moda (adoro lo stile bon-ton di Valentino). Ovviamente, quando mi viene commissionato un lavoro, studio ciò che vuole il cliente, mi faccio descrivere il mondo che deve essere rappresentato, declinando il mio stile distintivo alle richieste specifiche. In modo da risultare sempre riconoscibile, ma seguendo le necessità del singolo lavoro>>.
Ciò che ci ha colpito subito guardando i tuoi disegni raffiguranti le figure femminili sono gli occhi molto grandi. E' una cosa voluta?
<<Il motivo penso sia inconscio. Ho sempre pensato che gli occhi rappresentino la parte più importante di una persona. Tramite essi riesco ad andare oltre il semplice bozzetto di moda, riuscendo a dargli un'anima. Calco molto l'espressività per dare vita a ciò che il tratto di matita rappresenta sul foglio bianco>>.
​Passiamo ora al libro, uscito il mese scorso in tutte le librerie italiane, "L'alfabeto della moda" (edito Carocci), scritto da Sofia Gnoli, storica della moda e illustre giornalista di settore (collabora, come esperta di moda contemporanea, con Il Venerdì e con La Repubblica), e illustrato da te. Sei riuscito a guadagnarti una prestigiosa pubblicazione editoriale a soli 25 anni, una bella soddisfazione. Com'è nato il progetto?
<<Io e Sofia ci siamo conosciuti quando frequentavo l'Accademia, seguendo il suo corso di Storia della moda. Da subito c'è stato feeling reciproco. Io la seguivo molto appassionatamente, attirato dalla sua immensa cultura e dal suo carisma. L'ho seguita anche come assistente. Finché un giorno mi coinvolse nel progetto del libro come illustratore delle parole di questo alfabeto della moda da lei argomentate. Ci abbiamo lavorato poco meno di un anno e ora giriamo insieme per le presentazioni. Una donna straordinaria dalla quale c'è solo da imparare>>.
Quali sono ora i tuoi impegni e i progetti futuri?
<<La collaborazione con Fendi è attualmente quella più strutturata, va avanti da oltre un anno. L'ultimo evento a cui ho presenziato c'è stato il 3-4 aprile. In programma ho un progetto molto interessante nel settore della moda del quale però mantengo ancora il riserbo. Il mio obiettivo sarebbe quello di divenire un riferimento per diversi brand>>.
Per concludere, Aldo, cosa ti diresti in questo momento della tua vita?
<<Dico a me stesso di credere sempre di più nelle mie capacità, di procedere fiducioso lungo la mia strada, di guardare avanti. Non mi faccio alcun complimento, sarebbe solo un traguardo compiacersi>>.

Per ammirare le sue creazioni: Aldo Sacchetti su Instagram

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Alla scoperta della redazione milanese di vogue italia reinterpretata da 8 straordinari designer e architetti

11/4/2019

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FotoDettaglio dell'ufficio del direttore di Vogue Italia, Emanuele Farneti, rivisitato da David Raffoul e Nicolas Moussallem.
La redazione di Vogue Italia durante la Settimana del Salone del Mobile di Milano è uno scrigno di design e fantastiche sorprese: scopriamola insieme durante la mia visita!
Può una normale redazione, seppur importantissima, trasformarsi da luogo di lavoro in bianco/grigio a incredibile dimensione quasi magica piena di colore e bellezza? La risposta è... Sì! Se si tratta della redazione di Vogue Italia durante la Settimana del Salone del Mobile di Milano. 
Vogue è, come noto, una delle più prestigiose e autorevoli riviste del mondo della moda, dal 1909 edita da Condé Nast.
La sede italiana della redazione si trova al numero 5 di Piazzale Cadorna, zona centralissima di Milano. E' lì che sono andata due giorni fa per l'evento Life in Vogue#2, alla sua seconda edizione quest'anno dopo il successo del 2018.
Una decina di minuti di attesa, trascorsi nel bellissimo cortile del palazzo nel quale era presente una installazione luminosa firmata Nemo Lighting, main partner dell’evento, che sembrava suggerire che le nuvole fossero cadute dal cielo;  poi siamo saliti al terzo piano sbirciando al secondo la redazione di Vanity Fair (sempre del gruppo Condé Nast). 
A eccezione dell'area dedicata al Guardaroba (The Fashion Closet), che è stato riproposto per completezza di informazione essendo il cuore pulsante delle riviste di moda, ma che per ovvi motivi logistici e di spazio si trova in realtà in Via dei Missaglia, quello che si trova una volta arrivati al terzo piano è un insieme di ambienti, esattamente quelli che normalmente ospitano gli addetti ai lavori della redazione. La particolarità dell'evento è che gli spazi sono stati completamente svuotati in meno di 48 ore per dare il via alla rivisitazione e alla totale trasformazione delle stanze, nell'aspetto e nell'essenza, da parte di otto illustri menti creative, designer e architetti, di fama mondiale.
David Raffoul e Nicolas Moussallem sono due designer di Beirut che, forti delle loro precedenti esperienze, nel 2011 hanno poi fondato il loro studio. Abilissimi nel mixare estetiche dal gusto retro con elementi futuristici e contemporanei, hanno rivisitato l'ufficio del direttore di Vogue Italia, Emanuele Farneti, con l'intento di conferire allo spazio la dimensione di un ambiente domestico. 
Pierre-Marie Agin, conosciuto come Pierre Marie, giovane talento delle arti decorative e della grafica, si autodefinisce un "artista - ornamentalista". Oltre ad aver ricoperto le pareti del corridoio e degli ambienti comuni con una magnifica carta da parati dai colori pastello e dai motivi ipnotici, ha messo la propria firma nella Vogue Talents room, devo ammettere una delle mie preferite. Si ritrovano all'interno tutti i tratti distintivi dello stile del designer francese:  colori decisi e vivaci, motivi barocchi e influenza esotica. Riferimenti chiari anche al Futurismo e a Memphis, movimenti artistici italiani cari a Pierre Marie e riportati dall'artista come affettuoso omaggio alla città di Milano. 
Ana Kraš è una designer nata a Belgrado ma basata a New York. Nel corso della sua carriera ha sperimentato diversi campi spaziando molto, dalla fotografia alla pittura, dalla scultura alle collaborazioni con il mondo della moda. Si è occupata di dare nuova vita all'ufficio del direttore creativo. Protagonista assoluta una particolare sfumatura di grigio da lei definita “warm grey” intervallata da delicati tocchi di colore.
Massimiliano Locatelli, uno dei fondatori nel 1993 del famoso studio milanese, ha ripensato la Meeting Room con l'idea di portare all'interno della stanza il mondo che c'è fuori e lo ha fatto attraverso una serie di tavoli di marmo proveniente da diverse parti del mondo caratterizzati da toni cangianti di verde quasi a voler riprodurre il verde del vicino Parco Sempione. Tutti gli elementi di arredo scelti sono modulabili e realizzati con materiali sostenibili. Fa da sfondo un LED wall sul quale vengono proiettate immagini che riconducono all'universo di Vogue Italia.   
storagemilano sono dal 2002 Barbara Ghidoni, Marco Donati e Michele Pasini. A loro il compito di interpretare The Newsroom Office. La stanza, che normalmente è un ambiente unico, è stato suddiviso in due parti distinte a rappresentare due facce della stessa medaglia: una simmetrica, elegante e rigorosa nel suo ordine impeccabile (dominata dall'ottone, materiale amato fin quasi all'ossessione da Ghidoni/Donati/Pasini) e l'altra invasa dalla natura e apparentemente caotica. A rendere ancora più suggestivo questo ambiente naturale, i rumori e i suoni di sottofondo: un mix di cinguettii di uccelli e traffico. Come spiegano gli architetti: "Tutti abbiamo bisogno, per creare, del nostro spazio di ispirazione e di organizzazione. La natura è la dimensione che ci permette di ricaricare la mente, ci ricongiunge alle nostre radici. Se apparentemente può sembrare il posto più disordinato, si rivela in realtà il più perfetto e affascinante."
Rafael De Cardenas / Architecture at large dal 2006 lavora con il suo studio di design multisciplinare a New York per clienti da tutto il mondo. La stanza che ha ripensato Rafael è quella del Photo Editor e l'ispirazione va ben oltre lo spazio e il tempo esplorando l'universo nel 2039 e immaginando una sorta di convivenza con un asteroide. Un dettaglio sul tavolo (che vedrete in foto) fa ben comprendere che la fonte di ispirazione è Ultima Thule, asteroide scoperto nel 2014 che il 1° gennaio di quest'anno è stato oggetto di un sorvolo ravvicinato avvenuto con successo da parte della sonda spaziale New Horizons della NASA. Sul tavolo, in una teca di vetro, anche uno "space beetle", immaginato come l'unico abitante di Ultima Thule.
Jonathan Anderson, dal 2013 direttore creativo di Loewe (brand spagnolo di moda appartenente al gruppo LVMH) ha invece rivoluzionato l'ufficio del Fashion Editor. La sua firma si vede nell'utilizzo di elementi classici appartenenti alla tradizione britannica caratterizzati da un deciso tocco contemporaneo e minimalista. La sua interpretazione racconta la rottura che egli vede tra ciò che di solito  uno spazio lavorativo è e come lui ritiene ci si dovrebbe poter sentire vivendolo: felici, a proprio agio, comodi. Jonathan ha immaginato il direttore moda mentre lavora, seduto sul pavimento di morbida moquette, mentre osserva il quadro (ad altezza occhi per lui che è seduto) e la natura fuori. 
Studio Proba è stato fondato dalla designer tedesca Alex Proba nel 2013 e si trova a New York. A questo atelier multidisciplinare focalizzato sulla grafica e sull'artwork,  il compito di rivisitare la Break room in maniera divertente e colorata. All'interno anche un distributore automatico che, oltre a fornire patatine San Carlo (sponsor dell'evento) distribuisce anche oggetti di design (tra i quali pezzi iconici di Alessi) personalizzati dallo Studio.
A fare da filo conduttore tra tutti gli ambienti, unici nel loro genere per fonti di ispirazione, colori e stile, la presenza di magnifiche lampade iconiche, progettate da grandi creativi come Le Corbusier, Vico Magistretti e Franco Albini. 

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milano design week 2019: gli appuntamenti da non perdere al salone del mobile e al fuorisalone

4/4/2019

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FotoLocandina Salone del Mobile di Milano 2019
Da martedì 9 fino a domenica 14 aprile 2019 torna a Milano il consueto appuntamento con la tanto attesa Design Week. Numerose iniziative ed eventi diffusi animano tutta la città per il Salone del Mobile e il Fuorisalone.
- 5 giorni! Il conto alla rovescia per l'inizio della Design Week 2019 sta per concludersi. Finalmente ci siamo: Salone Internazionale del Mobile e Fuorisalone metteranno in moto l'energia che animerà Milano nei prossimi giorni di aprile e che sicuramente si protrarrà ben oltre la fine degli eventi in programma.

COS'E' IL SALONE DEL MOBILE?
Dalla sua prima edizione, nel 1961, è oggi l’evento fieristico punto di riferimento a livello mondiale nel settore del design e dell’arredamento. Connubio perfetto tra business e cultura, si propone ogni anno come evento ideale nel quale presentare ai visitatori che sempre accorrono numerosi, prodotti di alta qualità nei quali estetica, funzionalità e ricerca dei materiali e dei procedimenti realizzativi sono sempre più rivolti all'innovazione e al futuro. 
Il Salone Internazionale del Mobile accontenta proprio tutti, è infatti suddiviso nelle tre tipologie stilistiche Classico, Design e Lusso.
Il 2019, anno dispari, sarà l'anno delle biennali Euroluce e Workplace3.0. L'anno prossimo e in generale negli anni pari sarà invece possibile visitare EuroCucina /FTK (Technology For the Kitchen) e Salone Internazionale del Bagno. 
Qualche dato sulla scorsa edizione, tenutasi dal 12 al 17 aprile:
1.841 espositori (il 27% dei quali dall'estero) su un'area espositiva dedicata di oltre 200.000 metri quadrati per 434.509 visitatori. 
​
COS'E' IL FUORISALONE?
Ormai da oltre trent'anni, dai famosi anni della "Milano da bere", è il nome che si usa per definire l'insieme degli eventi sparsi in diverse zone di Milano che avvengono appunto "fuori" proprio mentre al polo fieristico, oggi è quello di Rho, si svolge il Salone Internazionale del Mobile. Col passare degli anni i settori che si sono lasciati coinvolgere sono sempre più numerosi, quindi non solo design, ma anche più in generale il mondo dell'arte e del food, per esempio.
Tutta la città può partecipare attivamente e contribuire all'energia che il Salone del Mobile innesca. 

Salone Internazionale del Mobile + Fuorisalone = Design Week!
Cosa non perdersi di questa edizione alle porte 
che quest'anno avrà come temi centrali la sostenibilità, l'equilibrio e gli stili di vita sani: 
Se avrete la possibilità di girare Milano in questi giorni di Design Week troverete certamente cose interessantissime anche senza aver messo giù un programma, ma visto che le proposte sono davvero tantissime, cerchiamo di fare un punto della situazione per individuare le zone più coinvolte e ricche di iniziative.
Le zone con la più alta concentrazione di mostre, eventi culturali, feste e aperitivi sono:
Tortona, qui ha iniziato a battere il cuore del Fuorisalone e ancora oggi è il quartiere simbolo della Settimana dedicata al Design, tra le numerose iniziative che avranno luogo qui segnaliamo l'inaugurazione dello spazio Armani/Silos con la prima mostra dedicata all'architettura: The Challenge ripercorre le tappe della carriera di Tadao Ando, architetto giapponese, classe 1941, tra i più noti a livello internazionale, attraverso le sue realizzazioni più rappresentative. Troverete progetti con schizzi, modelli originali, disegni tecnici, taccuini e fotografie, video installazioni. Dal 9 aprile fino al 28 luglio.
Brera e il suo Orto Botanico scenario perfetto per The Circulation Garden, installazione firmata dallo studio Carlo Ratti in collaborazione con Eni, ha la particolare caratteristica di essere stata realizzata con un materiale organico chiamato micelio, per cui al termine dell'esposizione potrà essere smantellata e riutilizzata come fertilizzante.
Quartiere Isola - Farini e la sua Fabbrica del Vapore dove andrà in scena Tierra Viva by Floristeria dal 9 al 14 aprile. Di giorno ci saranno esposizioni, eventi mercato, workshop, iniziative artistiche e culturali; di sera eventi musicali e live performance dal sound contemporaneo e ricercato: dalla cumbia-jazz al global drum 'n bass, dalla musica elettronica al sonido amazzonico. Un modo originale per attivare scambi di idee e riflessioni intorno al tema della terra e della sostenibilità. Sempre in Isola, La Stecca 3.0, incubatore d'arte progettato da Stefano Boeri nel quale troverete numerose installazioni tra le quali il primo bar realizzato interamente in stampa 3D.
Porta Romana: lunedì 8 aprile alle 20.00 sarà inaugurato anche il Parenti District Art & Design, progetto grazie al quale il Teatro Franco Parenti e gli adiacenti Bagni Misteriosi si propongono di riportare nei circuiti del Fuorisalone il quartiere di Porta Romana dopo anni di assenza. Ci saranno quindi installazioni, mostre, performance, laboratori, talk, cinema e happening per accendere una sinergia del tutto nuova tra le arti performative e il mondo dell’arte e del design. Da non perdere!
E poi Lambrate, quartiere cittadino riqualificato e dal 2000 polo di attrazione per molte iniziative. Diventato ormai iconico il rooftop di Via Ventura 15 dal quale è possibile godere di un particolare skyline, quest'anno lo spazio ospiterà Panoramix, una rassegna di eventi tra arte, design, musica e cibo. Il rooftop sarà aperto al pubblico dalla mattina fino a tarda sera con performance, dj-set e musica dal vivo.
Moltissime poi le mostre del Distretto delle 5 vie che ha organizzato anche la tradizionale e festosa Parata del Design Pride prevista quest'anno per mercoledì 10 aprile. Si tratta di un allegro corteo, a cura del brand italiano Seletti, animato da carri, musica, balli e performance. Si parte alle 18.00 da piazza Castello (angolo via Minghetti) per arrivare in piazza Affari dove avrà luogo un party all'ombra del famoso dito medio di Cattelan.
Ultima segnalazione importante, la sede centrale dell'Università Statale di Milano in Via Festa del Perdono 7 (zona centralissima), che merita ogni anno una visita. 
Un consiglio utile: se avete già in mente eventi ai quali tenete particolarmente, informatevi prima e fatevi inserire eventualmente nelle liste. Inutile dirvi che Milano in questo particolare periodo dell'anno è ancora più vivace e full of people!

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100 anni di bauhaus: ecco come la scuola artistica ha influenzato moda e design

28/3/2019

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FotoManifesto esposizione Bauhaus 1932
Nel 1919, a opera dell'architetto Walter Gropius nasceva la Scuola del Bauhaus, tra le più influenti e significative espressioni stilistiche moderne: ecco come ha influito sulla moda e sul design attuali.
Il Bauhaus compie 100 anni, ma è sempre attualissima come corrente artistica e stilistica, tanto da rappresentare una ricca fonte di ispirazione per l'architettura, il design e la moda. Per questo importante anniversario, sono tante le occasioni che ne celebrano il valore artistico, soprattutto in Germania: mostre, retrospettive, avvenimenti durante tutto l'anno, e anche alcuni grandi creativi della moda e del design hanno trovato il modo per omaggiare questa corrente con progetti appositamente studiati. Ma in realtà, il Bauhaus non ha mai abbandonato il modo di progettare e di creare, non solo in occasione del suo centenario.

COME NASCE IL BAUHAUS: ALCUNI CENNI STORICI
Il Bauhaus è stata una Scuola di architettura, arti applicate e design che ha operato in Germania dal 1919 al 1933, nata nella città di Weimar a opera dell'architetto, urbanista e designer Walter Gropius, ricordato come uno dei pilastri del Movimento Moderno in architettura. Il nome deriva dalla parola medievale "bauhutte", che significa "loggia dei muratori". La Scuola, erede delle avanguardie anteguerra, è stata il riferimento per i successivi movimenti di innovazione, e la sua esperienza didattica ha profondamente influito sul metodo di insegnamento tecnico e artistico, arrivando fino ai giorni nostri. La sua maggiore rivoluzione è stata quella di istituire uno stile architettonico che punta a unire arte e tecnologia raccontandole attraverso la semplicità e le linee essenziali. L'interruzione delle attività della scuola si deve all'avvento del nazismo. 
Questa filosofia rivoluzionaria ha sconvolto i confini, all'epoca invalicabili, tra arte e artigianato, creatività e meccanica, poetica e produzione industriale. Ha assecondato un moderno approccio razionalista basato sulla ricerca di forme, linee e superfici nuove, che ha portato alla creazione di pezzi iconici e che ancora oggi sono presi a esempio (pensiamo alla sedia Wassily in tubi metallici e pelle).

IL BAUHAUS E LA MODA
L’esperienza del Bauhaus è stata fondamentale per numerosi motivi e in molteplici settori. Per quanto riguarda il mondo del fashion design, l'eredità è tangibile ancora oggi nei vestiti di star come David Bowie (ricordiamo ad esempio la tuta in Ziggy Stardust) e Lady Gaga, ma le influenze sono evidenti anche sulle passerelle di tanti stilisti, da Yves Saint Laurent ad Alexander Wang a Paul Smith. Gli elementi distintivi sono le silhouette semplici, le linee dritte e pulite, le forme simmetriche e geometriche. Per quanto riguarda i toni, invece, esemplare l'utilizzo dei campi di colore.
Prada e la sua collezione di borse Ouverture 2019
La collezione è stata lanciata con la stagione Resort 2019 ed è chiaramente ispirata alle forme del Bauhaus. Non a caso, infatti, i volumi geometrici sono il frutto della destrutturazione di un semplicissimo rettangolo. Si tratta di una linea di shopper, tote bags e bucket bags dallo stile generale molto essenziale, proposte in formati verticali o orizzontali in mignon, midi e maxi size, capienti e pratiche, con doppi manici, tracolle e fettucce per essere indossate al braccio, da hand-bag o cross-body. Molto minimalisti gli elementi decorativi che, come Scuola insegna, sono basici e poco visibili. Niente fronzoli, ma praticità e linearità. 

IL BAUHAUS E IL DESIGN
Come già detto, l'insegnamento del Bauhaus è ancora attualissimo e ispira il lavoro di grafici, pubblicitari e architetti, oltre che degli stilisti. Soprattutto relativamente a un modo di progettare fondato su criteri essenziali, senza eccessive decorazioni ma con un’attenzione speciale per la funzione, valori applicati dai docenti di qualsiasi disciplina, dalla falegnameria, alla gioielleria al design. A questi principi, ad esempio, si è allineata la concezione dell'Ikea che arreda le case di mezzo mondo con il suo originale modo di assemblare i mobili e di renderli fruibili in maniera semplice. In occasione del suo centenario, la Scuola tedesca viene inoltre omaggiata da un gruppo di creativi che hanno rivisitato i loghi di famosi brand contemporanei attraverso i suoi tratti distintivi. Il progetto “Haus work”, ideato dalla piattaforma internazionale “99designs”, ha reinventato loghi e scritte di marchi come Netflix, Adidas, Apple, Google, Lego, BMW, BBC, Burger King, Domino’s, Starbucks, WWF e Ferrari con risultati davvero sorprendenti. Anche l'azienda Alessi omaggia il valore storico, artistico e culturale del Bauhaus con alcuni dei progetti prodotti su licenza del Bauhaus Archiv di Berlino: con packaging celebrativo troviamo infatti i Posacenere in acciaio e ottone “90010”, “90046” di Marianne Brandt e il Set per zucchero e crema in acciaio “90042” di Marianne Brandt e Helmut Schulze.

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