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La moda è fatta per andare fuori moda_Coco Chanel

Vogue Italia di gennaio è stato una vera piccola rivoluzione (che speriamo possa diventare grande)

30/1/2020

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FotoArtista: Yoshitaka Amano. Modella: Lindsey Wixson. Abito di seta e choker di pelle Gucci
Quello che sta per chiudersi è stato un mese da ricordare per uno dei magazine patinati più famosi di sempre e per il mondo della moda in generale. Per quale motivo? Bè, perché sulle pagine di Vogue Italia, con la creatività e la bellezza che caratterizzano da sempre la storia di questo giornale, si è messa al centro del dibattito una vera e propria presa di coscienza importante da parte di uno dei settori industriali meno sostenibili in assoluto. 
È stato infatti proprio il nostro paese, sotto la guida del direttore Emanuele Farneti, a lanciare l'iniziativa di cui vi raccontiamo in questo post. 

Anzi, ve la facciamo raccontare proprio da lui, attraverso le parole che ha scelto per descrivere la sua idea, del tutto nuova per Vogue, all'interno dell'editoriale del numero di gennaio, che troverete ancora per qualche giorno in edicola:
«Tutte le copertine, e i servizi che vedrete nelle prossime pagine, sono infatti prodotti da artisti che hanno lavorato rinunciando a viaggiare, spedire, inquinare. Sono vere e proprie storie di moda: gli autori sono stati affiancati da stylist, e hanno preso in prestito il volto di donne reali. Ma la sfida era dimostrare che si può, eccezionalmente, raccontare gli abiti senza fotografarli. È una prima volta: Vogue Italia non aveva mai avuto una copertina illustrata e nessun Vogue, da quando esiste la fotografia, ha mai realizzato un numero prescindendone. Otto artisti, notissimi ed emergenti, icone dell’arte e leggende del fumetto, si sono messi alla prova. Ma c’è di più: grazie alla loro generosità, i costi risparmiati per produrre il numero andranno a finanziare un progetto. C’è un luogo a Venezia che la notte resta aperto per gli studenti quando la città spegne le sue luci. È un luogo di arte, di silenzio e di riparo. Si chiama Fondazione Querini Stampalia, è stata gravemente danneggiata dall’acqua alta. Al suo ripristino devolviamo i fondi accantonati. Perché se domani il giornale tornerà alla sua routine produttiva, è bello pensare che qualcosa di questo numero rimanga: un gesto piccolo, però concreto. Come concreto è l’investimento di Condé Nast Italia che, a cominciare da oggi, ha scelto di utilizzare unicamente plastica compostabile per avvolgere la rivista: un costo aggiuntivo, rilevante ma necessario.»

Yoshitaka Amano, Vanessa Beecroft, Gigi Cavenago, Delphine Desane, Milo Manara, Cassi Namoda, David Salle e Paolo Ventura sono gli artisti che hanno prestato il proprio talento alla causa di Vogue Italia rappresentando veri abiti e vere modelle attraverso la propria arte. 
È ben noto e ampiamente dimostrato che l'industria della moda sia una delle meno sostenibili per il nostro pianeta e, come ammette lo stesso direttore di Vogue Italia nel suo editoriale di gennaio, anche i giornali di moda vanno ad aggiungersi in maniera significativa al già pesante fardello che il mondo del fashion porta sulle spalle in termini di responsabilità nei confronti del benessere della Terra. 

Certamente viene piuttosto normale chiedersi: ma cosa sarà cambiato da febbraio in poi dopo questa lodevole e bellissima iniziativa? Vogue Italia tornerà ad essere il giornale di sempre, le conseguenze sull'ambiente dovute dalla normale attività, che lo stesso Farneti ha descritto come «c
entocinquanta persone coinvolte. Una ventina di voli, una decina di treni. Quaranta macchine a disposizione. Sessanta spedizioni internazionali. Almeno dieci ore di luci accese ininterrottamente, alimentate in parte da generatori a benzina. Scarti alimentari dei catering. Plastica per avvolgere gli abiti. Corrente per ricaricare telefoni, macchine fotografiche…» torneranno a impattare negativamente in termini di sostenibilità. 
In realtà però qualcosa è cambiato, eccome. Oltre ad aver dato vita a dei veri e propri gioiellini editoriali, Vogue Italia e il suo direttore hanno messo sotto i riflettori un problema enorme. La presa di coscienza e l'ammissione di quanto grave sia l'impatto che ha un certo tipo di industria, in particolare quella del fast fashion, è un passo fondamentale verso la risoluzione, almeno parziale, di questo grave problema. 
Ci sono parole che ormai sono davvero sulla bocca di tutti... aggettivi come sostenibile,  green, eco sembrano quasi svuotati di senso, ma proprio perché nella maggior parte dei casi vengono pronunciati senza ammissione di colpa. Non è il caso di Vogue Italia, ed è per questo che ci sentiamo di rendere merito a questa iniziativa per il coraggio di mettere nero su bianco, sulle proprie pagine, la propria responsabilità e i primi passi verso una svolta. Una vera piccola rivoluzione che speriamo possa diventare grande.
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